FUORI DAI DENTI!
In effetti, penso che più o meno queste siano le intenzioni di Trump, anche se poi andranno ulteriormente precisate nei vari settori mondiali. Come ben si capisce, non c’è alcun intento pacifico nel nuovo presidente americano. Egli non abbandona certo l’idea che gli Usa restino nella posizione di prima (e di gran lunga) potenza globale. Trump non è un singolo personaggio, che si dedica alla presidenza per hobby e divertimento. Ha sicuramente dietro a sé importanti nuclei dirigenti del suo paese. Semplicemente, si sta tentando un ricambio rispetto alla strategia delle precedenti presidenze (sia obamiana sia bushiana, pur diverse fra loro). Mi par di capire che Trump prende ancor più atto – già lo aveva fatto Obama rispetto a Bush jr. – del tendenziale multipolarismo; e si accentua appunto il “divide et impera”.
Sia chiaro che tutto questo non cambia la positività del neopresidente rispetto a ciò che sarebbe stata una presidenza Hillary Clinton. L’importante è non mettersi in testa che egli voglia un mondo pacifico, in cui gli Usa declinerebbero senza batter ciglio. Tuttavia, dal crollo dell’Urss gli Usa non volevano prendere atto che il monocentrismo è ormai impossibile da conseguire; né con la politica direttamente aggressiva di Bill Clinton e dei due Bush né con quella, più aggirante e basata sul caos e uso di sicari, del tipo Obama. Non è detto che i vecchi “strateghi” lo lascino lavorare in pace, ma è certo che, se Trump riesce a prevalere, si assisterà ad un cambio piuttosto notevole (e non indolore, lo ripeto, mettetevelo bene in testa) da seguire con notevole attenzione perché, in ogni caso, si tratta di qualcosa di nuovo e da non prendere in considerazione con la solita pigrizia del “dejà vu”.
Qual è il motivo per cui considero positiva la vittoria di Trump e mi auguro che non venga rimessa completamente in discussione, magari con i sistemi che già eliminarono Kennedy o Nixon? Perché, sulla base del “vecchio” sistema, si sono formati e in un certo senso cristallizzati in Europa agglomerati di servi degli Stati Uniti, che mi sembrano incapaci di adattarsi ad un nuovo configurarsi del sistema stesso. Insomma, esiste una determinata struttura delle sedicenti istituzioni dell’Unione Europea – divenuta così un’unione di paesi incapaci di autodeterminazione, solo in grado di servire, magari cercando di trovare qualche vantaggio in questa servitù (come sembra faccia la Germania) – che non ha alcuna flessibilità e i cui gruppi dirigenti, di conseguenza, difendono con i denti lo “status quo” o, al massimo, arrivano alle proposte tedesche della “doppia velocità”.
Ebbene, se perdura la sostanziale rigidità e inettitudine degli ormai fossilizzati apparati di questo inconsistente europeismo (non a caso degenerato in un milione di regole assurde e impedienti l’attività di chi vuol fare qualcosa di effettivamente utile), la morte dei paesi europei è certa. Tuttavia, quando si è vicini alla morte, ci sono anche reazioni contrarie; ed è a queste che dobbiamo guardare. Oggi, esiste la possibilità di mettere a morte invece le immonde “sinistre” (che definiamo così solo per pigrizia mentale), fonte di tutte le degenerazioni tipiche di chi ormai non ha più alcuna capacità di ridar vita ad una effettiva società; ormai esse badano solo a conservare i propri pluridecennali privilegi e, nel far questo, cercano di creare gruppi sociali (e, all’interno di questi, degli individui) cui di fatto dicono: fate quello che più vi piace, siate inutili e inconsistenti, leggeri come i veleni dell’aria, ammorbate tutto ciò che sta intorno a voi e che potrebbe opporsi al vostro nulla; noi vi difenderemo da chi vuol ricominciare a vivere, vuole eliminare l’infezione che avete diffuso con tanta capillare penetrazione. Si riesce ancora a capire come si combatte questa infezione? Si prende atto che i germi della stessa non possono essere contenuti e circoscritti, vanno definitivamente uccisi?
Per concludere. Smettiamola di avere ulteriori illusioni. Un presidente degli Stati Uniti non può indebolire la loro potenza; altrimenti, mi dispiace, riterrei normale che venisse eliminato o rinchiuso in un istituto psichiatrico. Le sue mosse contro l’Iran sono sintomatiche di chi manifesta comunque arroganza e potere. Tuttavia, la Clinton avrebbe dato ulteriore forza alle infami istituzioni europee. Trump, che vorrà comunque non perdere il nostro continente come area d’influenza del suo paese, favorirà probabilmente il ricambio dell’attuale immondo personale che dirige la UE e anche i vari governi dei paesi ad essa aderenti. In questo ricambio, se riuscirà ad attecchire (ma spetta anche a noi far sì che ciò avvenga), si scontreranno due fazioni: coloro che sono antieuropeisti, ma per creare comunque un nuovo sistema ancora legato agli Usa; e coloro che invece vogliono approfittare della situazione per giungere infine ad uno sganciamento da quella subordinazione, che iniziò (anche se temporaneamente solo per la parte europea occidentale) nel 1945.
Se mi consentite una coda, quel risultato fu conseguenza dell’errore (che ancora nessuno storico ha mai voluto approfondire) compiuto dalla Germania aggredendo l’Urss nel 1941 (invece di mantenere in piedi il patto del ’39). Una simile mossa consegnò i tedeschi alla sconfitta e permise l’intervento massiccio degli Usa in Europa (non sarebbero arrivati se Hitler si fosse dedicato invece a liquidare l’Inghilterra). Inoltre, provocò la creazione dell’Urss quale seconda superpotenza. Tuttavia, essa non era – per le sue strutture sociali e gli errori compiuti nella pretesa, e mai esistita, “costruzione del socialismo” – in grado di supportare tale ruolo. Anzi, è durata fin troppo – e credo anche per gli errori di quella parte americana che si oppose alle strategie di Kennedy e poi di Nixon – ma alla fine è crollata. Adesso, siamo in marcia verso nuovi “equilibri” (del tutto squilibrati). Vogliamo rimetterci sotto il giogo americano; o cerchiamo di invertire i processi dei settant’anni precedenti? Ci si deve decidere, cari!