GIUSTO (PER UNA VOLTA), MA DOVE ERAVATE? di Giellegi, 9 sett. ‘12
1. Nel Giornale d’oggi (9 settembre), è più o meno tutto accettabile fino a pag. 7, a partire dal pezzo più incisivo che è l’editoriale di Sallusti. Una volta tanto ci si rammarica pure del barcone di disperati affondato, sia pure per rilevare che ciò faceva notizia (per i “sinistri”) quando c’era Berlusconi, mentre adesso il “politicamente corretto” è finito “sotto i Monti” (naturalmente di spazzatura e lordure varie). Durissimo e incredibilmente (sì, incredibilmente) lucido il fondo di Feltri che (per la verità citando il Corriere) indica fra gli elementi negativi dell’attuale fase il “sì della Casa Bianca a Draghi” (ma il giornale di via Solferino esalta questo sì) e osa pefino scrivere: “La sinistra (e non solo la sinistra) [corsivo mio] si adegua alla volontà dei signori” (riferendosi a quelli di Cernobbio). Tuttavia, vi chiedo: dove eravate fino ad ora? E dove si trova il vostro partito di riferimento, il Pdl, con “coniglietto” Berlusconi, che ancora non avete trattato da pezzo di…. come merita ampiamente?
Nel 1992-93 si verificò un colpo di Stato mascherato da operazione di giustizia con una magistratura che, da allora, ha ampiamente dimostrato d’essere un’associazione cospirativa al servizio di poteri interni ed esteri, ma comunque tutti estranei agli interessi del paese; quindi una vera associazione eversiva, mai perseguita però come il sedicente terrorismo brigatista degli anni ’70-’80. La sinistra era il personale di servizio nella sfera politica di coloro (la Confindustria dei “cotonieri”, guidata dai magnati della Fiat) che servivano a loro volta lo straniero statunitense come già fecero il 25 luglio e l’8 settembre del ’43. Tuttavia, ampi pezzi di destra si gettarono a favore di questi magistrati; e Berlusconi si staccò dal suo benefattore Craxi. Poi, al play-boy prestato all’industria venne in testa di tentare di far fuori il Cavaliere usando le teste di legno dei rinnegati piciisti, eletti a suoi rappresentanti preferiti (“i miei interessi di destra sono meglio difesi dalla sinistra”), per puro servilismo verso la ben nota “manina d’oltreoceano” che aveva manovrato “mani pulite” (non dico che tutti i magistrati fossero consapevoli di ciò che facevano, ma comunque lo facevano); senza tuttavia tenere conto, per autentica insipienza politica, dei milioni di voti democristiani e socialisti che mai si sarebbero riversati su quella “sinistra” (centrata sul Pds, il nuovo nome dei rinnegati).
Berlusconi giocò così il ruolo di granello di sabbia nell’ingranaggio messo in moto da emeriti inetti e pasticcioni. Ne sono seguiti vent’anni che hanno visto, complice pure una popolazione inebetita (al cui interno svetta comunque il ceto medio semicolto di sinistra), l’annientamento di ogni vestigia di politica in Italia. L’arruffone Berlusconi ha tentato di “inzupparvi il pane” e così è riuscito, tra il 2003 e il 2009 (come ricordato da noi ormai mille volte), a compiere alcune scelte meno indecenti del solito in politica estera, ma soprattutto per quanto riguarda la politica energetica e mettendo l’Eni al seguito della Gazprom (questo il fulcro della sedicente amicizia tra il Cavaliere e Putin, presa troppo facilmente come alleanza tra Italia e Russia). Al cambio di strategia degli Usa, tutto è saltato nell’espace d’un matin (e Scaroni non si è mostrato più indipendente di Mincato).
Il segnale decisivo del mutamento di clima, con scatafascio generale per il nostro povero paese e per il suo popolo ormai anestetizzato rispetto ad ogni minima comprensione dei fatti politici, è stato il tradimento berlusconiano di Gheddafi, vero punto di svolta relativo al crollo totale del debole e incerto “asse” formatosi tra Russia, Italia e Libia (appunto solo in base ad accordi energetici). Credo sia il caso di essere molto chiari, a costo di sembrare cinici. Non ho mai seguito alcuni futili intellettuali pseudo-antimperialisti e “pro-diseredati” nel prendere Gheddafi per eroe, per nuovo “Leone del deserto” e altre immani fesserie di analfabeti politici. Un uomo che dura 40 anni al potere, dopo il crollo totale del nasserismo, ecc., deve essere stato così abile e intelligente da aver trattato più volte con il nemico, con coloro che l’hanno infine massacrato (o almeno con quelli che appartengono agli stessi paesi dei suoi massacratori). Non a caso, Gheddafi si era inimicato i musulmani iraniani, di Hamas e via dicendo. Sappiamo (solo grosso modo, ma è sufficiente) di certi intrallazzi intercorsi con Blair nel 2004. Certo, anche altre volte, qualcuno aveva tentato di eliminarlo, ma se lo si voleva veramente sino in fondo (e in modo compatto fra tutti gli ambienti degli “imperialisti”), si sarebbe riusciti a ucciderlo. Quando è scoccata la sua ora, nessuno ha fatto una mossa per salvarlo (come nessuno poteva ormai evitare l’assassinio di Bin Laden); tutto dipende sempre da certi equilibri, sempre instabili, all’interno dei gruppi dominanti nei paesi predominanti.
E allora voglio aggiungere anche altre questioncelle, così per inciso, per dare addosso infine ad una accozzaglia di falsi o inebetiti “antimperialisti”, che sono sempre per i “poveri e diseredati”; gente che gioca ai comunisti e comunitaristi (di tipologia religiosa), autentica offesa per qualsiasi leninista o comunque per chi abbia semplicemente un briciolo (nulla più che un briciolo) di cervello. Nemmeno quando un popolo entra in lotta per la sua liberazione da un qualche dominio (estero o interno, ma soprattutto da quello esterno, dalla dipendenza coloniale o neocoloniale), è il popolo a guidare la lotta. Emergono sempre – ed anzi si sono già formati i primi nuclei in anticipo rispetto al movimento “popolare” – gruppi di guida e di organizzazione; spesso legati a frazioni interne dei dominanti, frazioni che in un paese ancora povero sono confuse con i “diseredati”, ma cominciano già a macinare i loro disegni per il futuro. Questo può avverarsi in una o molte generazioni; ma quando, e se, si avvera quel dato futuro (di “liberazione”), si evidenziano in poco tempo i nuovi dominanti; difficile dire quanto durerà la lotta con i vecchi, quanto pieno (o intaccato da compromessi) sarà l’eventuale avvento del “nuovo”. Quando però quest’ultimo “sboccia”, sboccia sovente una nuova formazione sociale con differenti gruppi dominanti. Altro che comunismo e comunità come sperano certuni (è sicuro che non siano semplicemente dei fetenti in cerca di bloccare l’avvento del nuovo, secondo il ben noto principio che “il meglio è il più acerrimo nemico del bene”?).
2. Passiamo oltre a quest’interrogativo. Comunque sia, c’è stato (nel 2011) il tradimento italiano della Libia di Gheddafi; e su ordine proveniente da Obama (sempre un nome per indicare certi gruppi dominanti in cerca di una nuova strategia). Berlusconi si è fatto piccolo piccolo e ha obbedito a scanso di pericoli. Frattini e La Russa si sono addirittura gonfiati il petto per dimostrarsi i migliori e più affidabili esecutori degli ordini. In appoggio, senza troppo sprecarsi, è venuto l’uomo degli accordi tra Pci e Usa (già da 1978; anzi ancora prima, come più volte abbiamo ricordato). Il tradimento della Libia, il “mollare gli ormeggi” con la Russia (nel senso limitato degli accordi energetici sopra ricordati) è stata una mossa preliminare, in fondo un’appendice dell’operazione che gli Usa stavano conducendo, con sicari al loro servizio, in nord Africa; e che stanno perseguendo tuttora spostandosi sempre più verso est. Per quanto riguarda propriamente l’Italia, sembrano esservi state alcune incertezze, poi è partito il fuoco di fila con enfatizzazione dell’aspetto finanziario della crisi – mentre quella reale veniva messa da parte per poi semmai aggravarla come è stato ottenuto tramite il nuovo governo – con il tormentone dello spread (finalmente anche Feltri se ne accorge: “lo spread, che va su e giù come sempre per effetto di mutamenti umorali”), ecc.
Si è così preparato il nuovo colpo di Stato, mascherato questa volta da crisi finanziaria, da necessità di rientro dal Debito pubblico (un rientro “clamoroso”: dal 120% del PIL all’inizio di questo governo al 123% attuale), con crollo dei consumi, crescita della disoccupazione e dell’inflazione, saggi negativi per la produzione, sia industriale sia complessiva. Il tutto in 10 mesi di nuovo governo; un vero record mondiale, da Olimpiade dei paesi più disastrati e sfasciati; e non solo economicamente, ma ormai anche politicamente e soprattutto socialmente. Il colpo di Stato non è quindi stato oggi mascherato da azione giudiziaria (anzi uno degli autori dello stesso si è recentemente lamentato del comportamento dei magistrati, subito mutato tuttavia per dargli soddisfazione). Si procede più direttamente annunciando lo scatafascio economico-finanziario e, nel contempo, si opera per accrescerlo. I magnati riuniti a Cernobbio annunciano il proposito di continuare nello stesso senso, poiché altrimenti rischiano grosso. La crisi, come al solito, ha messo in moto una serie di contrasti al loro interno; inoltre alcuni nuovi riccastri vogliono prendere il posto dei vecchi, fenomeno che si verifica in ogni crisi seria (si pensi al ricambio attuatosi nel 1929-33).
Mentre è in corso lo scombussolamento, il popolo deve essere scontento ma spaventato e non capire nulla di quanto avviene; e soprattutto non deve metterci il becco. Si terranno le prossime elezioni? Forse, ma solo se si potranno aprire nuovi orizzonti catastrofici, perché i magnati non riescono tuttora a regolare bene i conti fra loro, combattendo su un terreno così franoso, scivoloso e sussultante per gli scossoni della crisi. Questi magnati non sono in grado di condurre battaglie restando indipendenti; appartengono a settori in declino o in surplace, che possono tuttavia ancora consentire lauti guadagni se ci si collega ad un sistema politico-economico predominante. Sono appunto come i cotonieri della Confederazione sudista, ricchi e all’apice del loro lusso, ma che potevano vivere così gradevolmente solo legandosi all’Inghilterra predominante. Fecero una brutta fine e fu la manna del cielo per gli Stati Uniti. Noi invece ce li teniamo e continuiamo a crollare sempre più in basso. Sarebbe indispensabile per la nostra salvezza processarli e condannarli pesantemente; invece si consente loro di predicare la prosecuzione di un governo di tradimento nazionale, di perfetto servaggio nei confronti degli Usa. E tutti tacciono; a questo punto anche Il Giornale che non ha il coraggio di nominare il vero nemico, quello da combattere per tagliare le unghie ai “cotonieri” nostrani: cioè gli Stati Uniti, in modo del tutto particolare quelli obamiani.
I “cotonieri”, però, non agiscono direttamente; solo adesso tirano fuori il capo con più determinazione. La prima mossa spettava alla sfera politica; altri dovevano cioè porsi in diretta dipendenza dagli Usa di Obama e dare inizio a quel mutamento di situazione generale in cui i “cotonieri” sguazzano. Ha quindi operato il nuovo duo Savoia-Badoglio, i cui nomi non hanno bisogno di essere pronunziati “invano”, visto che fra l’altro il nuovo Badoglio aspira a sostituire il nuovo Savoia il prossimo anno; pur se contro questa prospettiva trama “il Mortadella”, uomo cattivo e vendicativo, già abituato a disegni di devastazione durante la sua presidenza dell’IRI (ci si ricorda ancora che Craxi gli impedì di svendere la SME a De Benedetti?). Siamo nel pieno di manovre di totale disfacimento dell’Italia, d’altronde mai capace d’essere paese (ma solo un pauvre pays, come affermato da De Gaulle).
Guardate che non dico affatto che per questo “povero paese” ci siano prospettive di salvezza; in fondo è la patria del Pulcinella, è una zona geografica popolata in tutti i secoli passati da servi dei vari padroni stranieri passatici “sopra”. Rilevo solo, e oggettivamente, che comunque, se ci si vuol salvare, sarebbe necessaria la formazione di gruppi politici con forte vocazione nazionale (ma che abbiano chiaro qual è la nazione) e in grado di realizzare questa volta quella che fu soltanto la frase di una canzone: “pietà l’è morta”. Per quanto mi riguarda, provo simpatia per il nucleo comunista che a Porzus fece fuori i badogliani; e ritengo che pure adesso sussiste questa necessità. Purtroppo sappiamo come finì: il responsabile dell’esemplare esecuzione dové espatriare, l’antifascismo divenne quello dei traditori, quello che raccontava della Resistenza la sola finalità di liberarsi dal fascismo. Liberarsi dal fascismo per accettare il nuovo tallone di ferro dei massacratori di tutti i popoli del mondo? Ma va là, falsi antifascisti; non avete combattuto per alcun’altra libertà se non quella di vendervi ai vincitori al fine di continuare a gestire il paese nel vostro esclusivo interesse.
Se venisse un nuovo “gruppo di Porzus”, non vorrei però mi raccontasse ancora la favola della rivoluzione sociale, dei reietti che conquistano il Paradiso dell’eguaglianza. Per il momento, mi dica soltanto che il nuovo duo Savoia-Badoglio, che il sistema degli odierni mefitici partiti usciti dal colpo di Stato giudiziario primi anni ’90, che i “cotonieri” di Cernobbio, verranno trattati come i badogliani di quell’evento lontano. Sarebbe sufficiente per salvare il pauvre pays. Il resto è “fuffa”, lasciamola agli attuali “collaterali” dei badogliani, che si fingono “sinistri”, anzi spesso comunisti, anticapitalisti (in specie quelli finanziari, i “cattivi, cattivissimi”) e soprattutto antimperialisti (tanto da appoggiare il massacro della Libia e oggi gli attacchi ad Assad). L’unica salvezza sarebbe nel ripulire “casa nostra” dalle lordure accumulate negli ultimi decenni e con la decisione del “pietà l’è morta”. Giacché non credo che questo popolo sia in grado di produrre nulla di simile, continuiamo a scrivere; non però le punture di spillo del Giornale, diremo fino in fondo ciò che è!