GLI AVVOLTOI SULLA RUSSIA di G.P.
Il solito servaggio giornalistico sta lanciando alti lai sui pericoli involutivi della democrazia in Russia, perché, a suo dire, nelle prossime elezioni legislative verrà sancita la vittoria plebiscitaria del partito "Russia Unita" ma sotto pesanti condizionamenti. E quali sarebbero questi condizionamenti? Posta così la questione è facile stimolare, nell’opinione pubblica occidentale, lo spauracchio di minacce e di manganellate nei seggi elettorali o per le vie delle città. Ed invece, la colpa di Putin sarebbe quella di aver commissionato sondaggi su misura e di aver avviato una campagna battente in tutti gli angoli del paese. Insomma nulla di meno di quello che accade in ogni democrazia occidentale. E allora dov’è il problema? Il fatto è che secondo gli osservatori “indipendenti” dell’Osce
Dietro queste speciose affermazioni vi è, in realtà, la volontà americana di screditare
Il motivo di tanto accalorarsi non è certo il presunto tentativo di Putin di voler ripristinare una dittatura (anche queste vanno benissimo agli americani se si piegano al loro volere), ma quello di non riuscire più a tenere sotto controllo questo paese.
Eppure il nuovo “zar” di Russia si è permesso solo di ribadire al suo popolo un concetto semplice e lapalissiano: “per continuare a crescere economicamente e per vivere in maniera dignitosa non bisogna far ritornare al potere coloro che hanno già tentato una volta di governare questo paese e che oggi vorrebbero cambiare i piani di sviluppo della Russia, invertendo il corso sostenuto dal nostro popolo e far tornare i tempi dell’umiliazione, della dipendenza e della disintegrazione”. Ovviamente queste dichiarazioni d’indipendenza danno fastidio soprattutto a chi sperava di neutralizzare
L’ex colosso sovietico, grazie alle politiche putiniane, è effettivamente fuoriuscito da un’epoca di dissoluzione e di rapina capitalistica, imposta dalle potenze occidentali dalla fine della guerra fredda, nel ’91-‘92, fino all’affacciarsi di Vladimir Putin nella vita politica russa, nel 1999.
La colpa imperdonabile del gigante dell’est è stata quella di aver osato contrapporsi, per più di 70 anni, all’unico ordine mondiale “desiderabile”, quello delle formazioni capitalistiche ad egemonia statunitense.
Durante il regno dell’ubriacone El’cin,
Ben presto divenne chiaro che la “sana” competizione capitalistica, da impiantare a dosi omeopatiche sulla società russa, era solo un paravento per scatenare gli animal spirits oligarchici e mafiosi autoctoni, subordinati a quelli più famelici del cosiddetto “mondo libero”. Ciò che si nascondeva dietro le ricette liberiste concordate tra nuovi poteri economico-finanziari russi ed organismi internazionali, come il FMI o
La penetrazione statunitense ed occidentale ad Est sancì la fine dell’economia statizzata senza che venissero attivati ammortizzatori economico-sociali adeguati a sostenere l’impatto di questa adesione repentina ai meccanismi stritolativi del mercato globale. Ne seguì un grave sfilacciamento del tessuto connettivo (sociale, politico, economico) della Russia. In poco tempo tutto il paese si ritrovò in pieno medioevo. Questi piani hanno però subito una battuta d’arresto (speriamo lunga) grazie alle politiche putiniane di arginamento della corruzione interna che hanno costretto i poteri oligarchici e mafiosi ad abbandonare il paese. Oggi questi delinquenti trovano rifugio in molte nazioni europee dalle quali continuano a sferrare attacchi contro
A causa del rinato slancio nazionalistico russo gli americani si sono visti costretti a cambiare strategia per ben due volte, dapprima tentando di integrare
Oggi si è scelto un ex campione di scacchi per dimostrare quanto la democrazia in Russia sia malata. Peccato che nonostante il gran rumore sulle manifestazioni di Kasparov e del suo piccolo movimento “Altra Russia”, gli aderenti e i simpatizzanti non superino qualche centinaio di persone, troppo poco per parlare di persecuzione generalizzata. Kasparov fa costantemente la spola tra Washington e Mosca prima di "immolarsi" sull’altare della democrazia. L’ultima volta, nonostante la sfilata del suo movimento fosse stata autorizzata per un percorso determinato, ha voluto mostrare i muscoli portando i suoi fin sotto i palazzi delle istituzioni. Di fronte a tale atto provocatorio gli Omon (la polizia russa) hanno reagito picchiando i manifestanti e arrestando Kasparov. La stampa europea e americana si è detta scandalizzata per tale modo di fare ma mi pare che anche da noi, se i cortei non seguono i tragitti preventivamente concordati per motivi di ordine pubblico, si finisce con teste rotte ed arresti indiscriminati.
Quando Kasparov è uscito di prigione ha trovato una pletora di giornalisti, quasi tutti stranieri, ad aspettarlo. Volevano sentire dalle sue parole quanto fosse cattivo il potere russo. Lui ha “obbedito” rilasciando dichiarazioni di fuoco, arrivando persino a sostenere che la popolarità di Putin è solo apparente.
Il bravo Kasparov si è guadagnato la stima Washington e qualche altro biglietto aereo per gli Stati Uniti.