Gli USA e la Cina reagiscono al cambiamento dell’equilibrio di potere in Asia Orientale
[Traduzione di Redazione da: Gli USA e la Cina reagiscono al cambiamento dell’equilibrio di potere in Asia Orientale | Stratfor
Gli ufficiali militari cinesi hanno rilasciato delle dichiarazioni molto “franche” in merito alla visita in Cina del Segretario alla Difesa USA Chuck Hagel. In una conferenza stampa tenuta l’8 aprile insieme ad Hagel, il Vice Capo della Commissione Militare Cinese Fan Changlong ha dichiarato di aver ascoltato attentamente i commenti del segretario e di essere “insoddisfatto” per le esternazioni di Hagel in merito alle attività di Pechino in Asia Orientale. Il Ministro della Difesa Cinese Chang Wanquan ha ribadito la sovranità della Cina sulle isole contese nei Mari Cinese Orientale e Meridionale, affermando che la Cina non lascerà cadere le sue rivendicazioni né tollererà alcuna violazione del proprio territorio. Il messaggio doveva comunicare ad Hagel la fiducia della Cina nelle proprie capacità ed evidenziare che l’equilibrio del potere militare nella regione sta cambiando. In altre parole, gli Stati Uniti dovrebbero smetterla di cercare di ostacolare l’ascesa della Cina quale potenza regionale e adattare la propria posizione e le proprie politiche per tenere conto della mutata situazione sul campo.
Il cambiamento in atto nell’equilibrio di potere in Asia Orientale è indubitabile. Anche se le forze aeree e navali cinesi potrebbero non essere all’altezza di rivaleggiare con le loro controparti statunitensi, esse stanno aumentando le loro capacità nei Mari Cinesi Orientale e Meridionale, iniziando così ad intaccare l’equilibrio di potere esistente. Durante le sua visita nella regione e prima di arrivare in Cina, Hagel ha sottolineato che le azioni cinesi potrebbero destabilizzare la regione, e ha suggerito che gli aggressivi tentativi dei Cinesi di cambiare lo status quo stanno minando la stabilità e la sicurezza dell’Asia Orientale. Nel suo discorso all’Università della Difesa Nazionale Cinese, Hagel ha avvertito che “siccome [l’Esercito di Liberazione Popolare] si modernizza e aumenta la sua presenza in Asia e oltre, le forze cinesi e statunitensi verranno inevitabilmente a contatto, aumentando il rischio di incidenti o errori”. Questo è il tipo di problemi che comporta alterare lo status quo. I cambiamenti nel numero di navi ed aerei, così come nella frequenza delle loro missioni e nell’ambito delle loro attività, li porterà inevitabilmente in frequente contatto con le navi e gli aerei delle nazioni limitrofe e degli Stati Uniti.
Sia i Cinesi che Hagel hanno presentato le loro soluzioni per evitare il rischio di un confronto: maggiori coinvolgimento e cooperazione. Gli Stati Uniti hanno già invitato la Cina a partecipare alle esercitazioni navali regionali RIMPAC, e i Cinesi hanno invitato Hagel a visitare la portaerei Liaoning. I Cinesi erano abbastanza sicuri di sé da definire il dialogo con Hagel “franco” (un termine diplomatico che significa la messa da parte delle affettazioni diplomatiche e la discussione diretta dei problemi): ciò suggerisce che Pechino potrebbe essere più seria del passato circa il proprio coinvolgimento regolare con i militari USA.
I tentativi precedenti di stabilire scambi più frequenti – specialmente ai livelli più bassi, dove le riunioni sono per molti versi più importanti di quelle ai massimi livelli – sono stati spesso e volentieri sabotati da Pechino, che ritenendolo importante per sottolineare le proprie dichiarazioni politiche, recideva tutti i contatti ogni volta che gli Stati Uniti intraprendevano un’azione che la Cina considerasse ostile, come la vendita di equipaggiamento militare a Taiwan. Pechino sa benissimo che gli Stati Uniti continueranno tali vendite, e Washington è molto cauta nel soppesare quanto provvedere a Taiwan, perciò le azioni della Cina non sono riuscite a dissuadere gli Stati Uniti e sono servite soltanto a danneggiare la mutua capacità di trovare un accordo.
La mutua comprensione è importante per ambo le parti, se vogliono evitare un conflitto accidentale. Come rilevato da Hagel, mentre lo status quo viene irreversibilmente alterato, il rischio di un incidente aumenta in tutta la regione. Senza un’intesa almeno sulle regole d’ingaggio, sulle procedure standard e sui modi in cui le due forze militari concepiscono se stesse e i propri ruoli, un possibile incidente potrebbe avere conseguenze letali. Nel 2001, gli Stati Uniti e la Cina furono coinvolti in uno scontro tesissimo dopo che un velivolo da ricognizione elettronica USA si scontrò con un intercettore cinese. Più di una dozzina di anni più tardi, le due parti non hanno ancora raggiunto un accordo sulla distanza minima cui i rispettivi velivoli possano volare, su quanto vicino le proprie navi e i propri sottomarini possano pedinarsi, o su come vedano o possano reagire a una violazione delle procedure. Questi sono i problemi tipici che vanno risolti a livelli d’ingaggio di bassa intensità.
Agli Stati Uniti ed all’Unione Sovietica occorsero anni per raggiungere un accordo su questi temi, ma quando questo fu raggiunto esso permise, persino all’apice della Guerra Fredda, che Washington e Mosca potessero prevenire gli incidenti ed evitarne l’eventuale degenerazione. Washington e Pechino continuano a rimarcare che il loro rapporto è completamente diverso da quello tra Stati Uniti e Unione Sovietica, sottolineando in particolare i forti rapporti economici tra Stati Uniti e Cina. Ma forse concentrarsi sulle differenze tra le relazioni sino-americane e sovietico-americane ha fatto trascurare le questioni militari, lasciandole ai margini del dialogo e nelle mani degli opinionisti di ambo le parti.
Lo status quo militare sta cambiando in Asia. La presenza regionale della Cina oggi è molto diversa da quella di due o tre decenni fa. Ciò significa per definizione che è avvenuto quantomeno un declino relativo del potere di Washington nella regione. Ma gli Stati Uniti non sono l’unico paese attivo in Asia. Anche i mutamenti nelle capacità militari del Giappone, alleato degli USA, contribuiscono ad alterare l’equilibrio del potere americano, così come contribuiscono analoghi mutamenti in Indonesia, Vietnam e Corea del Sud. E’ indubitabile che avverranno degli assestamenti. Ciò che non sappiamo è come Washington e Pechino reagiranno a tali cambiamenti e se alla fine potranno superare un atteggiamento determinato prevalentemente dalla percezione a favore di un’attitudine incentrata su maggiori interazioni, se non su un’aperta cooperazione. Ambo le parti hanno sollevato questa possibilità e questo desiderio durante la recente visita di Hagel ma esse rimangono consce delle loro posizioni diverse in merito al territorio ed ai comportamenti “responsabili” – differenze di vedute che, almeno per ora, rimangono insuperabili.