Gli Usa intendono invadere il Venezuela?

CHAV

<<<”5.000 truppe in Colombia”. E’ un appunto immortalato da una foto a dimostrare che le opzioni sono tutte aperte per gli Stati Uniti con il Venezuela. L’appunto è stato infatti ‘rubato’ con una foto a John Bolton, il consigliere alla sicurezza nazionale di Donald Trump durante l’annuncio delle sanzioni contro Pdvsa. E mostra come il dispiegamento di truppe americane in Colombia, paese che confina con il Venezuela, potrebbe essere una via perseguibile. Per Bolton si tratta di una gaffe che sembra confermare involontariamente come dietro alla frase ”tutte le opzioni sono aperte” c’è un fondo di verità.

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Tuttavia, senza collegare esplicitamente la notizia con l’appunto di Bolton, Radio Caracol ha rivelato ieri sera che “nelle prossime ore giungerà a Bogotà il generale Mark Stammer, comandante dell’Esercito meridionale degli Stati Uniti, incaricato di rafforzare la cooperazione con i Paesi alleati e sviluppare strategie nella regione per affrontare minacce e migliorare la sicurezza”.

Ufficialmente la visita dell’alto ufficiale americano è stata motivata con il proposito di rafforzare i legami di amicizia con la Colombia, incontrare i nuovi vertici dell’esercito e della polizia colombiani ed esaminare la questione frontaliera.>>>    (Ansa)

 

Questa notizia è molto significativa, ma nemmeno ce n’è bisogno. Ieri sera, un commentatore di un servizio in TV (non ricordo in quale TG o altro programma) ha detto, molto incidentalmente (chissà quanto pochi avranno rilevato la notazione), che in effetti Trump sembra aver intenzione di rimediare ad una certa trascuratezza delle precedenti “Amministrazioni” per la compattezza nel proprio “cortile di casa” (è stato detto proprio così). Quante volte ultimamente ho accennato proprio a questa differenza della strategia trumpiana rispetto, ad es., a quella “del caos” di Obama, che in effetti non sembra aver dato grossi risultati ed è causa, fra l’altro, di quanto è accaduto dopo il 2011 nei nostri pressi: annientamento della Libia di Gheddafi e tentativo di ripetere l’operazione in Siria, oltre alle mosse in Egitto, Tunisia, ecc.; con sicari Francia e Inghilterra, da una parte, e l’Isis, finanziata tramite Qatar e Arabia Saudita, dall’altra. Siamo ancora in piena emergenza con l’immigrazione, malgrado sia diminuita, ma con continui tentativi di farla ripartire. Inoltre, si ha lo scombinamento della situazione della UE, la disfatta dei vari partiti “socialisti” e, tutto sommato, anche dei “democristiani” (il PPE è in fondo questo) nel nostro continente.

Ribadisco per la “milionesima volta” che, pur non considerando minimamente vitale (anzi nemmeno mai realmente esistito) il “socialismo del XXI secolo (chaveziano), non ritengo accettabile alcun appoggio all’“America first”, che i cretini avevano interpretato come una sorta di tendenza trumpiana all’isolazionismo. Le forze al governo in Venezuela sono certo l’ultimo strascico di un grande processo iniziato con la “Rivoluzione d’Ottobre”, rinsaldatosi con quella cinese e, in parte, con la vittoria in Vietnam; e tuttavia via via spentosi con momento cruciale nel crollo del sistema “socialista” europeo (1989) e dissoluzione dell’Urss (1991). Ormai è ora di capire che un processo storico è ampiamente passato e stiamo entrando in una nuova epoca. Detto questo, si deve essere fermamente per l’affermarsi crescente del multipolarismo e quindi per l’indebolimento degli USA. Altro che essere favorevoli alle mosse aggressive di tale paese, al suo tentativo di riprendere in mano la situazione per riaffermare una sua predominanza. Inoltre, solo dei mentitori (o peggio) possono sostenere che il “dittatore comunista” (“roba da matti”) ha affamato il popolo venezuelano. Quel paese è completamente accerchiato e sottoposto ad embargo. E non arrivano aiuti consistenti da parte di Russia o Cina; questi paesi fanno qualcosa, anche per incrementare il loro potere d’intervento mondiale, ma per il momento si tratta di azioni di fatto marginali. Quanto alle manifestazioni che vedrebbero tutti i venezuelani contro l’attuale presidente, si sa bene chi ha nei nostri paesi in mano la situazione informativa e di riprese televisive ben addomesticate.

In definitiva, per abbreviare: nessuna illusione su riprese “socialistiche” o “antimperialiste” e altre scemenze del genere, ma inimicizia netta verso gli Stati Uniti (di qualsiasi establishment che voglia riprendere il predominio mondiale) e verso i loro servetti che agiscono qui vicino a noi. Ne dovremo riparlare in continuazione perché la nuova epoca è da poco iniziata e sarà via via più dura e ricca di scontri.

GLG

 

La Russia, secondo alcuni quotidiani, avrebbe inviato in Venezuela la brigata Wagner, la stessa che si distinse in Ucraina, durante la guerra del Donbass. Ufficialmente è un piccolo esercito privato di uomini scelti, circa 400. Ovviamente, questi contractor possono supportare Maduro ma non possono certo fermare una invasione da parte di truppe statunitensi. Non sarebbe nemmeno nelle loro intenzioni scontrarsi ora con gli yankee, creare grosse difficoltà sì. L’America Latina è il giardino di casa degli americani, come l’Ucraina lo è della Russia. E’ meglio che questo si stampi nella testa di quanti, oltreoceano ed in Europa, hanno sostenuto il golpe di Majdan sotto il solito pretesto “democratico”. Dopo quanto accaduto a Kiev i russi intendono far capire a Washington che patirà le medesime interferenze nei suoi affari se continua ad ingerirsi in quelli altrui. Non sono più i tempi delle scelte unilaterali. Il fatto che gli statunitensi tornino ad occuparsi della parte meridionale del loro continente dimostra due cose. Sono in difficoltà sugli scenari più lontani ma non rinunciano a ripartire su nuove basi, iniziando a mettere ordine sui teatri a loro più vicini. E’ in atto un mutamento strategico, impersonato da Trump e dai suoi. America first significa questo, non un ritiro dal mondo ma una ridefinizione delle priorità in quadro di rapporti di forza internazionali in riconfigurazione.

GP