GOVERNO INESISTENTE
A parte i componenti di quei ceti inutili, che svolgono lavori superflui assorbendo quote eccessive del reddito nazionale (erogate spesso dal “pubblico”), la maggioranza degli italiani ha ormai capito che la situazione è del tutto “incartata” e il governo non governa più nulla. La paralisi è pressoché totale. Adesso ci sono le ferie, e il popolo penserà ad altro, ma la resa dei conti, se tutto continuerà ad andare così, è appena rinviata di qualche mese; non parlo tanto della resa dei conti per il governo – la cui “resistenza” si basa sull’unione di tante debolezze pur di mantenere il potere e i posticini redditizi occupati, e sulla concomitante inconsistenza dell’opposizione (divisa come lo schieramento filogovernativo, per di più senza il potere che unisce) – quanto per la suddetta maggioranza della popolazione che adesso pensa alle ferie.
I ceti inutili si difendono ripetendo, come un disco rotto, che se non resta questo governo (che non governa) torna Berlusconi. La stupidità di simile gente, unita alla sua completa superfluità sociale, conferma la mia opinione che si tratta del vero cancro da cui è affetto il nostro paese e che sarebbe necessario estirpare, prosciugando i fiumi di denaro pubblico che lo alimenta. Di fronte ad una situazione siffatta, che cosa fa l’ignobile destra, nonché l’ineffabile Berlusconi (con le analoghe lamentele dei “moderati” del centrosinistra, che tuttavia non si schiodano dalla maggioranza per gli “alti ideali” di occupazione dei posticini ben remunerati di cui sopra)? Sostengono, con coro stonato, che la maggioranza è prigioniera della sinistra “radicale”. Berlusconi ha il suo interesse ad affermare questa “stronzata”. Si risparmia di criticare quella parte (dominante) di gruppi finanziari e di grandi imprese industriali, presso la quale da decenni tenta di accreditarsi, ricevendo continui pesci in faccia. Tuttavia, tiene in caldo il suo elettorato e la massa di scontenti di questo s-governo – ma fino a quando ce la farà in questo giochetto da meschinello? – e spera sempre di poter fare qualche “inciucio” con una parte del centrosinistra onde ottenere di che stare tranquillo quando dovrà andarsene fuori dai piedi (malgrado le solite smentite, “telefonate”, ha persino cercato di “allisciare” Veltroni, “fine dicitore” di vacuità buoniste).
La sinistra detta (chissà perché) radicale è solo incapace di intendere e volere, è una somma di inutilità politiche tese a conquistare – e mantenere – piccole quote elettorali atte a soddisfare qualche vanesio opportunista del tipo del Presidente della Camera e i suoi simili, tenuti un po’ più in basso. Questa sinistra non decide proprio nulla; si tratta di un’accozzaglia di piccoli sbruffoni, ognuno con la sua squallida manovrina atta ad ottenere quanto appena detto in tema di minime quote elettorali. Definirla sinistra è come chiamare uomo un clone tenuto in vita con apparecchiature varie (mal fabbricate e difettose).
Sono i ceti dominanti, quelli che indico sempre con GFeID, a tenere sotto la tenda di ossigeno questo schifo di non governo che ci ritroviamo. E’ da mani pulite (15 anni ormai) che non riescono a sostituire il vecchio regime DC-PSI (liquidato troppo frettolosamente, anche su pressione di certi ambienti statunitensi) con un altro, che abbia la stessa funzionalità ma meno costoso e ancor più mansueto e pronto agli ordini. Non ci riuscì il “beneamato” Avvocato; non ci riesce quel “simpaticone” di LCdM con tutto il patto di sindacato della Rcs (Intesa, Unicredit, e via dicendo), Mediobanca, le Generali, ecc. “Lorsignori” sono sempre alla ricerca di un centro moderato, però con l’occhio
rivolto al sindacato che, grazie al fatto di far pienamente parte degli “apparati politico-ideologici” di Stato, riesce (faticosamente) a smuovere ancora spezzoni di salariati. Si tenga però conto che, da quanto risulta da ricerche di istituti non certo di destra (per es. la Ires-Cgil), quasi metà della mitica “Classe” (la maggioranza netta al nord) ha votato per il centrodestra alle ultime politiche (figuriamoci in questo momento!), che il 52% degli iscritti alla Cgil (e circa il 50% di quelli della Cisl) è composto di pensionati, che solo un terzo dei lavoratosi salariati esecutivi più giovani è sindacalizzato, ecc.
Tuttavia, il collegamento (se non magari vera alleanza) tra GFeID e sindacati (la Triplice, cioè i suddetti apparati ideologici di Stato) fa la voce grossa, ma i vari disegni architettati in tanti anni non vanno mai in porto. Basti vedere la fesseria commessa dalla Rcs, invitando sul Corriere a votare a sinistra nel 2006; tutti i suoi calcoli messi sottosopra dall’esito elettorale. Per fortuna di questo collegamento, Berlusca e il centrodestra preferiscono additare al pubblico ludibrio la sinistra “radicale”, facendo ai vertici confindustriali solo qualche appunto di “ingenuità” e di essersi ravveduti troppo tardi. Il giochetto di tali vertici però continua, e adesso tentano con l’uomo tanto buono, che se ne doveva andare in Africa (peccato che nessuno di questi parli mai sul serio!), che si rivolge soprattutto alle bambine con qualche deficit di affetto ecc. Può essere che gli italiani meritino di essere trattati come una gran massa di queste ultime; resta il fatto che, con molta probabilità, quelli della GFeID – tanto (apparentemente) potenti, ma anche tanto fasulli e politicamente poco efficaci – faranno un altro passo falso. Non è comunque la sinistra radicale, bensì questa dannosissima classe (che si sostiene essere “dirigente”) di parassiti industrial-finanziari, a dover essere buttata al macero. Se non lo sarà presto, finiremo sul serio molto ma molto male.
Quanto appena affermato – e che non è moneta corrente sulla stampa di regime e di “opposizione a sua maestà” – non significa che si debba essere teneri con la sinistra cosiddetta radicale. Non ha le colpe attribuitele; sarebbe del resto attribuirle fin troppa importanza! Mai vista però finora una simile accozzaglia di scriteriati opportunisti che sono nel contempo incapaci, politicamente poco lucidi ed estremamente miopi. Riescono solo a mantenere in vita, e per puri scopi personali dei gruppetti di vertice, questo governo, con ciò screditandosi e accumulando l’odio della stragrande maggioranza contro di loro. Essi contribuiscono, con le loro assurde posizioni di arroccamento in difesa di ciò che è ormai poco difendibile, all’accentuarsi dello scontro e del livore reciproco tra lavoro salariato (dipendente) e lavoro autonomo; alimentano l’odio verso certi “privilegi” (certo presunti, ma che tali possono sembrare ai più) dell’impiego “pubblico”, facendo gridare allo scandalo per la quota di reddito nazionale (la parte corrente, quella di gran lunga maggioritaria, della sempre crescente spesa statale) che ad esso va attribuita.
Così agendo, si facilita l’opera dei dominanti, da sempre improntata alla facile politica del divide et impera, che andrebbe combattuta con mosse adeguate, non invece favorita da stupide impuntature solo mirate ad ottenere piccole quantità di voti, al fine di godere di miserabili posizioni di fatuo e volatile potere in Parlamento e nelle varie sedi pubbliche locali (anch’esse sempre più invise a parti crescenti della popolazione). La maggioranza di Rifondazione e degli altri schieramenti della sinistra detta (scioccamente) “estrema” – con particolare nota di “merito” agli insopportabili ambientalisti, che personalmente ritengo i peggiori di tutti, i più fasulli e i più negativi
sotto tutti i punti di vista – dovrebbe essere mandata al diavolo, trattata come una gramigna da estirpare. Lo ripeto: non perché abbia particolari colpe nello s-governo attuale. Semplicemente, essa serve da facile bersaglio ai veri dominanti per squalificare ogni opposizione effettiva, un’opposizione che faticosamente, dato il tempo ormai perso, si indirizzi a sanare l’attrito tra lavoro autonomo e dipendente, giostrando contemporaneamente con abilità nell’ambito del possibile conflitto che – pur sordamente e con lineamenti non ancora analizzati a fondo per l’assoluta carenza di strumenti d’indagine, ancorati a vecchie, anzi decrepite, ideologie – si sta sviluppando tra dominanti in questa “vecchia” Europa, ma soprattutto in questa sfatta e decomposta Italia.
Bisogna smetterla con l’imbecille antiberlusconismo, piantare i riflettori della critica sulla GFeID e le sue manovrette del cavolo; è necessario favorire il contrasto, in termini nazionali come internazionali, tra i vari gruppi dominanti, e individuare percorsi politici – implicanti l’abbandono definitivo dello sterile contrasto tra destra e sinistra, ma anche di quello tra roboante e mistificatore antifascismo (con il suo correlato nella violenta repressione del sedicente antisemitismo, che è soltanto antisionismo in quanto braccio armato della politica della nazione oggi predominante, gli USA) e presunto neofascismo – capaci di evitare lo scontro e l’inimicizia tra dominati; oggi, soprattutto, tra i due tipi di lavoro sopra menzionati. Altrimenti rassegniamoci al degrado e all’inazione di una opposizione che sia realmente “radicale”, dotata di intenti trasformativi.