GRILLINI E GRULLINI
Il pensiero va preso in parola, diceva Karl Kraus. Cosicché , se le frasi appaiono vacue vuol dire che i concetti sono assenti. Le persone inconsistenti, di cui il mondo abbonda e i partiti straripano, sono il veicolo privilegiato di questa vuotezza delle proposizioni che decreta il divorzio tra linguaggio e ragione. Di tali soggetti, politicamente impalpabili, i quali danno fiato alla bocca senza collegare il cervello, il M5S ha fatto incetta caricando a bordo di tutto e di più, cioè di niente e di meno.
Gli slogan privi di senso con i quali i grillini si sono fatti strada nel caos italiano hanno contribuito abbondantemente ad attirare nello schieramento un’ umanità varia ed avariata, la quale ha finito stupidamente per credere che il motto è già una forma di cambiamento e che la società si eleva con le campagne moralizzatrici. Si erano davvero convinti che sarebbe bastato portare ai livelli apicali dello Stato facce fresche per mondare l’Italia dai suoi peccati. Eppure, qualche anno fa ci avevano già provato quelli con le Mani pulite e la coscienza sporca, con i risultati visti. Un volto nuovo non sostituisce mai personalità e carattere necessari a dirigere un Paese nell’intento di migliorarlo. Non siamo ai concorsi di bellezza ma è la politica, bellezza! Non un mestiere come un altro.
La rivoluzione non è uno spettacolo comico e non si fa con i giullari che fanno piangere e i cittadini eletti che fanno ridere.
Ancora uno vale uno? Poveri illusi, è il capo che vale tutto e gli altri non sono nessuno, soprattutto in quelle colonie militanti che si portano addosso il cognome del leader declinato al plurale sminuitivo.
Se n’è accorta tardi la neosenatrice Adele Gambaro che pensava di essere ortotterina per caso, tanto da poter fare fuori il Grillo straparlante con una spruzzatina d’insetticida istituzionale. Dobbiamo ammettere che chiunque, in qualunque partito, sarebbe stato cacciato a pedate per esternazioni tanto perentorie contro l’indiscussa guida spirituale. Calcolo o ingenuità? Forse lo smarcamento della senatrice dalla linea ufficiale anticipa la trasmigrazione verso lidi più confortevoli? Il salto della quaglia del Gambaro che fu grillino è il solito trasformismo (anche se sarebbe più consono parlare di muta dato il contesto bestiale) al quale ci ha abituati la seconda repubblica. Altro che sollevazione civile dei migliori.
Ma come, siete entrati in parlamento per rivoltarlo come un calzino, aprirlo come una scatola di tonno, ripulirlo dai ladri e dalle puttane e poi prendete le distanze da chi vi ha creato e spedito a Roma con una lezioncina sull’importanza del lavoro in aula? “Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi, soprattutto quelli contro il Parlamento”. No, cara signora, grazie a quei toni siete stati votati ed ora che vi siete imborghesiti, nemmeno il tempo di respirare l’olezzo dei Palazzi, dove il potere fa scouting e lo stipendio fa gola, prendete sonore sberle elettorali. La senatrice si chiede come Grillo possa dire male del Parlamento, laddove, invece, essa dovrebbe domandarsi perché mai più della metà degli italiani, che ormai diserta le urne, lo brucerebbe persino, questo sacrario di lestofanti divenuto simbolo della decadenza infinita delle classi (non) dirigenti nostrane.
L’epilogo noi lo avevamo scritto e presagito già nel preambolo. Ma tant’è. Lo spazio pubblico di generale avversione alla degenerazione partitocratica resta ancora a disposizione di qualche opportunità di rottura, speriamo meno improvvisata di quella allestita dalla Casaleggio e associati. In realtà, questa lavorava alla normalizzazione del dissenso in forme tecnologiche e civilistiche, facilmente riassorbibili dallo stato costituito. Ed è avvenuta rapidamente la conformazione ai vecchi metodi del passato disastrato, come il rientro sconsolato nelle case di chi aveva scommesso, per disperazione più che per convinzione, sul grillino civilizzato.
Il nostro auspicio è che giunga finalmente tempestosa ed impietosa una novità sobillatrice, non banalizzata dai guitti che fingono di fare la guerra ai sicari nazionali ed internazionali soltanto per coprirne meglio le ferali manovre.
Lo stargate è aperto e la dimensione è a disposizione degli eserciti del vero rinnovamento. Speriamo che questi imbocchino seriamente la giusta via.