Groenlandia: un potenziale tesoro di risorse naturali

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[traduzione di Piergiorgio Rosso da: Greenland: A Potential Natural Resource Treasure | Stratfor ]

 

Riassunto

La potenzialità della Groenlandia di diventare un importante fornitore di risorse naturali – incluso uranio e terre rare – sta guadagnando l’attenzione internazionale. Nonostante i suoi forti legami storici con l’Europa, l’isola artica ha resistito alle offerte di formare un’alleanza strategica con gli europei che limiterebbe il coinvolgimento di altri possibili investitori come la Cina che mostra un crescente interesse per la regione. La Groenlandia che è ancora un territorio semi-autonomo della Danimarca vuole usare le sue risorse naturali per ridurre la sua dipendenza dall’Europa e rinforzare la sua indipendenza. Questo mette la Danimarca in una difficile posizione. Invece di limitare lo sviluppo del settore minerario della Groenlandia e rischiare un conflitto con la popolazione locale, Copenhagen farà sforzi maggiori per negoziare un’alleanza strategica con il governo della Groenlandia ed assicurare l’accesso europeo alle risorse naturali di cui il continente manca in gran parte.

Analisi

La stampa danese ha riportato il 26 gennaio che la maggioranza del parlamento danese vuole cambiare alcuni aspetti della politica nucleare del paese in modo da facilitare l’estrazione di uranio in Groenlandia. Si pensa che l’isola possieda uno dei 10 più grandi depositi di uranio al mondo.

Sebbene la Groenlandia sia largamente autonoma, è ancora influenzata dalle decisioni prese a Copenhagen. Nei decenni scorsi, la Groenlandia ha ottenuto sempre maggiore indipendenza dalla Danimarca, e dal 2009 il governo di Nuuk controlla diversi ambiti politici, incluse le risorse naturali dell’isola. Tuttavia Copenaghen è ancora responsabile per le politiche monetarie, estera e della difesa e la forte politica anti-nucleare della Danimarca ha impedito l’estrazione dell’uranio della Groenlandia. Nel 1980 la Danimarca ha vietato la costruzione di una centrale nucleare e l’estrazione di elementi radioattivi – incluso uranio – all’interno del territorio danese. Dato che l’esportazione di uranio avrebbe importanti conseguenze sulla politica estera e di difesa, Nuuk deve ottenere l’approvazione di Copenaghen prima di procedere all’estrazione di materiali radioattivi ed alla stipulazione dei necessari contratti internazionali – nonostante il suo controllo sulla politica delle risorse naturali.

Non solo uranio

Si suppone che la Groenlandia possegga circa il 10% delle terre rare del pianeta. La fornitura di queste risorse è bassa a causa del complicato processo necessario per estrarle, ma la loro richiesta è alta perché esse costituiscono un importante ingrediente per diversi prodotti elettronici avanzati. La Cina, che secondo l’Osservatorio Geologico americano possiede circa un terzo delle riserve mondiali di terre rare, fornisce la momento il 95% delle terre rare usate nel mondo. Le nazioni industrializzate cercano nuove opportunità di estrazione ed alternative a questi metalli in modo da indebolire il monopolio produttivo cinese. Alcuni studi hanno mostrato che i depositi della Groenlandia del sud-ovest potrebbero soddisfare circa un quinto della domanda globale di terre rare. Il problema è che l’estrazione di terre rare molto probabilmente comporterebbe l’estrazione di elementi radioattivi come l’uranio, perché le terre rare sono per lo più sistemate in adiacenza a materiali radioattivi. Nel 2010 la Groenlandia ha attenuato le restrizioni all’esplorazione (ma non all’estrazione) di elementi radioattivi in modo da facilitare la continuazione delle ricerche delle sue riserve di terre rare. Ma con la notizia che il parlamento danese avrebbe permesso alla Groenlandia di estrarre materiali radioattivi, le prospettive di estrazione nell’isola si sono ravvivate.

Però rimangono diversi ostacoli all’estrazione. Per esempio occorrerebbe affrontare la questione di dove processare le terre rare estratte. Inoltre i politici groenlandesi dovranno discutere dei benefici dell’estrazione di uranio e terre rare. Nuuk ha chiarito che decideranno se procedere nell’estrazione di materiali radioattivi. Nei prossimi mesi il dipartimento groenlandese dei Minerali e del Petrolio pubblicherà un rapporto sugli impatti ambientali e sanitari dell’estrazione di uranio. Diversi deputati hanno sottolineato i benefici economici dell’estrazione, ma una parte significativa vuole mantenere il divieto preoccupata che l’estrazione possa danneggiare il fragile ambiente dell’isola. Questo dibattito rappresenterà una questione importante fino alle elezioni in Groenlandia che sono state programmate per il 12 marzo.

La via della Groenlandia verso l’indipendenza dall’Europa

La possibilità di estrazione in Groenlandia costituirà un’importante questione anche a Copenhagen nei prossimi mesi. In febbraio il parlamento danese dovrà discutere la politica della Danimarca nei confronti della Groenlandia e stanno montando i richiami a Copenhagen di essere più propositiva verso quel territorio. All’inizio di questo mese i politici danesi hanno proposto di costituire una società statale che dovrebbe investire nelle attività estrattive in Groenlandia ed assicurare che altri investitori, come la Cina, non guadagnino troppo terreno. Esponenti ufficiali della Groenlandia hanno affermato che le aziende danesi sono benvenute, ma finora Nuuk si è opposta all’offrire un accordo speciale alla Danimarca che promuova investimenti statali. La Groenlandia in più occasioni ha sottolineato il suo desiderio di assicurare la sua indipendenza da Copenhagen, e dall’Europa in generale, a riguardo dello sviluppo del settore estrattivo dell’isola. All’inizio di questo mese è stato riportato che la Groenlandia si è espressa contro la richiesta dell’Unione Europea di riservare i depositi delle sue risorse naturali sostanzialmente all’Europa. Il primo ministro groenlandese Kuupik Kleist ha detto che la Groenlandia non vuole escludere gli investitori di altre nazioni senza una ragione specifica. Gli europei temono in particolare il crescente coinvolgimento cinese nel settore minerario groenlandese. Lo scorso anno delle aziende cinesi e sud-coreane avevano manifestato interesse ad investire nell’estrazione di minerale di ferro e terre rare nell’isola. Nel dicembre del 2012 Nuuk ha approvato una legge che permette alle aziende straniere di portare sul posto i loro dipendenti, dato che la Groenlandia (con una popolazione di 57000 abitanti) manca della quantità e delle specializzazioni necessarie al lavoro. Per esempio le aziende cinesi interessate allo sviluppo della rete stradale dell’isola, agli aeroporti ed all’espansione del porto di Nuuk per facilitare le attività di estrazione, stanno programmando di importare migliaia di lavoratori cinesi. Per ora nessuna di questa attività è partita e il settore minerario in Groenlandia è ancora alla fase dell’esplorazione.

Secondo l’Unione Europea solo il 15% delle aziende esplorative che operano in Groenlandia proviene da paesi europei. Più della metà vengono dall’Australia e dal Canada. Come conseguenza del crescente interesse globale verso la Groenlandia, l’Europa – ed in particolare la Danimarca – intensificherà gli sforzi per assicurarsi che l’Europa ottenga la fetta maggiore della ricchezza di risorse naturali dell’isola, una volta sfruttate. La Danimarca ha ancora una considerevole influenza sulla Groenlandia. Oltre a provvedere alla politica estera e di difesa del paese, la Danimarca provvede ad oltre la metà del budget groenlandese ed è il partner commerciale principale dell’isola. D’altra parte Copenhagen non minaccerà di ritirare la sua assistenza economica per ottenere un accesso privilegiato alle risorse naturali groenlandesi. Dopo aver concesso una maggiore indipendenza, la volontà di riguadagnare controllo sull’isola potrebbe inimicare la popolazione groenlandese e molto probabilmente facilitare altri paesi come la Cina o gli Stati Uniti nell’ottenere un più agevole accesso in cambio dell’aiuto finanziario. E’ più probabile che la Danimarca proverà a consolidare l’orientamento della Groenlandia verso l’Europa promuovendo investimenti europei e sottolineando i rischi insiti nell’essere sfruttati da concorrenti non europei. La Danimarca probabilmente promuoverà l’idea che gli investimenti europei saranno più sostenibili. Inoltre Copenhagen continuerà ad usare i suoi legami politici e culturali per influenzare la politica delle risorse naturali di Nuuk attraverso la sua politica estere e di difesa.