Guerra di menzogne

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I romani dicevano audacter calumniare semper aliquid haeret, cioè calunniate pure che qualcosa resta sempre appiccicato. Le potenze occidentali prendono alla lettera il motto latino e riversano sulle potenze non allineate all’unico ordine mondiale accettabile (quello di cui esse sono il monumento incorruttibile ed immarcescibile) montagne di menzogne e di accuse infamanti, necessarie a convalidare certi falsi assiomi che tornano comodissimi contro tutti i recalcitranti. E’ vero che le bugie sono una costante della politica estera di tutti gli Stati, ma alcuni sono sottoposti ad un fuoco incrociato perchè rappresentano un pericolo maggiore per i dominanti della fase storica.

Propaganda e disinformazione rappresentano, oggi come ieri, armi indispensabili per convincere le proprie opinioni pubbliche che i cattivi sono sempre gli altri, capovolgendo la realtà e l’evidenza dei fatti. Già dai tempi di Sun Tsu la propaganda come arma bellica era considerata indispensabile per avvantaggiarsi sul nemico. Ammantando le proprie ragioni di superiorità etica si demonizza meglio chi si mette sulla tua strada. Nella nostra epoca, grazie ai grandi mezzi di comunicazione a diffusione globale, si giunge a persuadere gli stessi cittadini di una nazione esclusa dalla cosiddetta Comunità Internazionale che il loro governo rappresenta il male in terra e che sarebbero tutti più felici se solo si sbarazzassero di rappresentanti non all’altezza dei principi di democrazia e di libertà, vigenti negli altri paesi sedicenti normali.

Con soldi a sufficienza e organizzazioni di varia tipologia, per la difesa dei diritti umani, civili, di genere, ecc. ecc. si penetra in territorio avversario per coordinare quinte colonne interne, il cui intento è quello di rovesciare leadership per nulla indulgenti con i prepotenti stranieri e sostituirle con altre moralmente più corrotte e politicamente supine ai padroni del mondo che premono immancabilmente sui confini.

Forse, in passato, non si organizzavano campagne propagandistiche di un così alto livello di mistificazione, tuttavia era sempre possibile raggiungere gli obiettivi di destabilizzazione ricorrendo ai traditori autoctoni, di cui abbondano tutte le stagioni storiche e tutti i contesti umani. Insomma, nulla di diverso sotto il sole nonostante la fraseologia rinnovata. Sono secoli che le classi dirigenti mondiali si comportano in questo modo, anche con l’appoggio dei loro cittadini che si bevono qualsiasi fregnaccia in nome di superiori virtù che esistono unicamente nelle favole.

Per esempio, quando il centro regolatore mondiale a livello geopolitico era Londra e non Washington si parlava di civilizzazione più che di democratizzazione, e le chiavi di questa superiorità civilizzatrice erano nelle mani dell’Inghilterra e dei suoi alleati. Chiunque fosse escluso da questo cerchio e si contrapponesse ai civilissimi soldati di sua maestà  era un barbaro da annientare, un ostacolo sulla via del progresso e della modernizzazione, mete indiscutibili dell’umanità.

Ad un certo punto, dopo l’unificazione nazionale del 1871, tra le orde barbariche furono inclusi persino i tedeschi che incominciavano ad avanzare troppe rivendicazioni territoriali e politiche, man mano che la potenza inglese andava declinando.

Prima, durante e dopo la I guerra mondiale ai tedeschi furono attribuiti brutalità e stermini irripetibili (nella II non ne parliamo nemmeno), di cui solo il tipo teutonico, così rozzo e volgare, poteva macchiarsi. Era sempre colpa loro, che avessero ragione o meno, erano comunque dalla parte del torto marcio in quanto alemanni. I colonialisti inglesi e francesi non sarebbero mai arrivati a tanto, almeno secondo la narrazione generale, ma a più di tanto ci arrivarono eccome sottomettendo e iugulando popolazioni in ogni angolo del pianeta. Però il vile assassino attentatore della pace europea restava il crucco, in barba ad ogni concreto evento.

Il mondo libero dell’epoca, quello dell’Inghilterra e dei suoi sodali, raccontava che la guerra contro i tedeschi sarebbe stata giusta, perché contro un nemico della civilizzazione, il quale ricorreva a qualsiasi crudeltà per raggiungere i suoi scopi. Ne furono inventate di tutti i colori per screditare il Kaiser ed i suoi uomini e per quanto i tedeschi provassero a respingere tutte le falsità loro addebitate si ritrovavano giudicati e condannati senza possibilità di scampo. Avevano sbagliato persino a nascere. I tedeschi negavano di avere mire espansionistiche, e sicuramente ne avevano di più modeste rispetto a Francia ed Inghilterra, ma venivano puntualmente accusati di volere aggredire i vicini e scatenare il caos nel continente. La Germania si armava perché intendeva difendersi da chi puntava a dividerla ed indebolirla ma si sentiva rivolgere l’accusa di tentare d’infiammare l’Europa, proprio da chi faceva crescere le proprie spese militari in maniera per lo meno paragonabile ed anche indipendentemente dalle mosse dei tedeschi. Venivano inventate storie assurde per far passare i crauti per mostri: torture sui civili, sui prigionieri, sulle donne, sui bambini, sugli anziani ecc. ecc.

Il furor teutonicus di romana memoria trovava l’ennesima millenaria conferma. Con Hitler poi le cose andarono di male in peggio. Ora, invece, va un po’ meglio, anche se i tedeschi destano ancora molti sospetti tra gli europei col loro “nazismo finanziario” preludio sicuro di altre nefandezze. Per fortuna però che sono arrivati i russi a caricarsi il fardello dei satanassi, sgravandoli di un po’ di cattiveria irredimibile. L’asse del male si è inclinato più ad est. Così dicono i buoni, cioè gli statunitensi e i loro amici. Adesso il diavolo vive a Mosca. Con la coda rivolta a Berlino.