“Ha da murì!”. Ovvero: abbasso “Il Capitale”, viva “Il codice Da Vinci”.
di Piotr
Ormai su Berlusconi si è scatenato un tifo da stadio pro o contro (ma generalmente contro).
Sembra passata un’era geologica da quando Veltroni affermò che bisognava rispondere al centrodestra con la politica e non con l’antiberlusconismo.
E’ l’unica cosa sensata che Uolter è riuscito a dire in tutta la sua carriera politica. Non che mi interessassero le sorti dei Ds e poi del PD, ma oggettivamente era uno sprazzo di serietà.
Uno sprazzo di serietà che è durato lo spazio di un mattino.
Incapaci di produrre una politica che non fosse altro che un semplice “vogliamo andare noi al governo al posto del Berlusca (per far che, son fatti nostri)”, incapaci di far proposte che erodessero il larghissimo consenso attorno al capo del governo, incapaci di portare avanti una qualsiasi iniziativa di utilità nazionale sganciata dal servilismo agli USA, i sinistri (che nulla hanno e mai hanno avuto a che vedere con i comunisti: cari ragazzi, Che Guevara evitava accuratamente i “sinistri”, nel senso che preferiva letteralmente respingere le loro proposte d’incontro – ne ho avuta testimonianza diretta da parte di un famoso “respinto” -; fece un sacco di errori, ma sapeva distinguere tra una politica di sinistra e una politica anticapitalista), i sinistri, si diceva, sono ripiombati nel più cupo antiberlusconismo. Un tifo da stadio: “Ha da murì!”.
La crisi economica internazionale? Chi se ne frega: “Ha da murì!”.
I terremoti geopolitici? Chi se ne frega: “Ha da murì!”.
Le lotte per la supremazia tra capitalisti? Chi se ne frega: “Ha da murì!”.
Le guerre imperiali? Chi se ne frega: “Ha da murì!”.
Ha da murì lui, Ratzinger e il vescovo Aringarosa. In cantina “Il Capitale”, studiamoci “Il codice Da Vinci”! E’ tutto un complotto contro la democrazia, la giustizia e il progresso. Si arriva al delirio di chi non riuscendo ad accedere a una pagina di “El Pais” che criticava Berlusconi scrive: “Sono convinta (da brava atea razionalista e paranoica [come darle torto?]) che ci sia un oscuramento in atto”! (Incidentalmente, il suddetto articolo, al quale si accede benissimo in rete, recita nell’occhiello: “Un grupo de mujeres de prestigio denuncia la "degradación" del país ante los escándalos de Berlusconi”: confesso di avere fatto una lettura veloce perché l’argomento non mi appassiona, ma le “donne di prestigio” citate mi sembrano essere solamente Natalia Aspesi e Veronica Lario).
Ripeterò alcuni dati per chi non lo sapesse o gli fosse sfuggito. Vengo da una famiglia di partigiani del Partito d’Azione, con un cugino di 18 anni arrestato dalla Gestapo e morto l’anno dopo in campo di concentramento, ho succhiato l’avversione per il fascismo col latte materno e mi sono formato politicamente nella lotta anticapitalista. Per soprammercato sono di origine valdese-metodista, ho sempre detestato i baciapile, ovviamente non ho mai avuto simpatia per i papi e mi sono sempre battuto per la non ingerenza delle chiese (cattolica o protestanti) nella vita pubblica, per la laicità della scuola e delle istituzioni, eccetera, eccetera.
Ma questo tifo da curva Sud su opposizioni binarie date per scontate, “progresso-conservazione”, “laicità, oscurantismo”, “atei, credenti”, “democrazia (formale), oligarchia”, “moralità, immoralità” e così via dicotomizzando, è quanto di più lontano ci possa essere da un’analisi e da un progetto anticapitalista che non sia puramente sognato o dettato da attacchi di colite spastica (lascio stare l’utero, così sono politicamente corretto).
Io cerco pervicacemente ancora di seguire il metodo scientifico di Marx della “astrazione determinata”: le categorie concettuali devono essere dedotte logicamente e storicamente cioè, in estrema sintesi, tramite una analisi logica della realtà, dove però la logica, la forma, non deve prendere il sopravvento sulla concreta realtà storica e sociale ma deve solo portarla alla luce.
Berlusconi non mi è mai piaciuto, ho schivato per un pelo le sue cariche a Genova durante il G8, non l’ho mai votato né verosimilmente lo voterò mai. Però questa cieca incapacità di vedere cosa c’è dietro all’attacco mediatico (e non solo) internazionale contro di lui mi fa venire letteralmente il latte alle ginocchia.
Ho sperato di poter dialogare a sinistra, ma francamente sperimento delle serie difficoltà. Sarà colpa dell’attuale passaggio politico ed economico concitato, ma per ora è così. Potete dire agli ultras della curva Sud in piena rissa che la squadra avversaria ha fatto un paio di bei passaggi? Se volete essere accoltellati, provateci!
Credo che l’antiberlusconismo sia peggio di una malattia infantile. Per i suoi orchestratori è un atto di dovuto servilismo al blocco egemonico statunitense. Per i suoi pasdaran è una religione (altro che laicità!) con totale chiusura integralista. Lo vedo quando – cocciuto – cerco di discuterne. A fronte dei miei “Ragioniamo insieme su alcuni fatti” mi becco in un nanosecondo un “Sei uno stronzo!”. Se domando “Cosa c’entra l’antiberlusconismo con l’anticapitalismo?”, mi si risponde con “Sei uno stronzo passato dall’altra parte”. Se cito Gramsci mi viene detto che sono un deficiente che non ha capito il fascismo mediatico moderno (ovvero, diciamola tutta, che non ho capito Popper, cioè uno dei pensatori-tromboni antimarxisti più gonfiati degli ultimi decenni, e i suoi epigoni). Se cito Che Guevara, mi si dice che sono scemo perché “erano altri tempi”. Se cito Marx ovviamente non ho capito che il General Intellect e le Moltitudini Desideranti sono la stessa cosa, mentre se mi rifaccio a Lenin mi si accusa di essere “ottocentesco”.
Non ci sono spazi di discussione. Questo è il guaio, perché servirebbero invece proprio adesso. Me ne rammarico molto, ma sembra che non sia possibile dialogare.
Perché in tutti i casi devi preliminarmente giurare di credere nell’antiberlusconismo come dogma, poi a seconda degli interlocutori devi affermare di credere nell’esistenza di Belzebù (il fascismo mediatico), o nell’esistenza di Belfagor (la crisi mondiale del capitalismo tout court), o in quella di Mefistofele (la finanza cattiva che ha preso il posto del capitalismo industriale buono il cui prototipo è sempre la Fiat).
E basta con questo citare Marx o Lenin! Qui è ammesso solo citare Popper, Toni Negri, Flores D’Arcais, Giovanni Sartori, Franceschini, Barack Obama o, per i più audaci, D’Alema e Luciana Littizzetto.
E, soprattutto, basta con sto’ Karl Marx: viva Dan Brown!
Per lo meno una volta gli anticomunisti spiritosi e intelligenti dicevano “Abbasso Karl Marx, viva Groucho Marx!”.
Qui lo spirito e l’intelligenza sono andati a farsi friggere: è rimasto l’anticomunismo, ma quello vero, quello collegato ai peggiori centri di potere internazionali, non quello da “Vedova Allegra” del Berlusca!
Piotr
PS
L’antiberlusconismo fa emergere simpatici paradossi. Vi siete accorti che dal vecchio “Lo stato borghese si abbatte e non si cambia!”, si è arrivati a “Lo stato borghese non si cambia, non si cambia!”? Contro il Berlusca stringiamci a coorte: che non venga toccata la costituzione democratica (ma come? è democratica proprio perché prevede la possibilità di essere cambiata); che non si tocchi la magistratura (nostra paladina); che non si taglino i fondi alla Polizia di Stato (ché altrimenti è inutile parlare di sicurezza, concetto che ci sta antipatico, che però …), che non … .
Insomma, è ovvio che “stato borghese” è un concetto tutto da rivedere, ma che lo Stato diventi per principio una divinità intangibile …