Hanno calato le brache, di GLG

gianfranco

E’ inutile raccontarsela e continuare ad alternare la voce grossa con la finta noncuranza sui decimali per la spesa in deficit. Chiunque abbia cervello capisce che il governo, dopo aver detto che non avrebbe fatto un passo indietro rispetto al 2,4% (e con toni via via più irritati e ponendo il 2,1 per l’anno prossimo), ha ceduto abbassando di poco meno di mezzo punto il deficit che adesso è sotto quello previsto per il 2019. Venire a raccontare che ciò è dovuto a migliori calcoli (dei “tecnici”) circa le spese per i due “pilastri” dei due governativi può convincere solo chi non sa che, quando si calano le braghe, si cerca sempre di dire che ciò rientra nei calcoli. Balle. Il problema non è il reddito di sedicente cittadinanza o la quota 100. Il problema è l’austerità o una politica espansiva del tipo di un “piccolo e striminzito” New Deal. E del resto alla UE non basta, pretendono una ulteriore riduzione della spesa di 3,4 miliardi, il che equivale, mi sembra, ad un altro 0,4% circa; quindi si andrebbe perfino sotto il deficit previsto per il 2020. E alla fin fine si tratta lo Stato come il famoso “padre di famiglia” che certamente, se prende “N” euro al mese, deve cercare di contenere le spese famigliari entro quella cifra. E qui bisognerebbe citare, come fece Keynes, la “Favola delle api” di Mandeville. Quella che è una virtù (privata) per il singolo individuo (con un dato reddito a disposizione) si rivela un vizio per la collettività e per chi (lo Stato con i suoi governanti) pretende di rappresentarla e di agire per il suo bene. Siamo tornati al liberismo di prima degli anni ’30 del secolo scorso. Se questa è la concezione della UE, non c’è da riformarla per un bel nulla, solo da programmare un drastico “rovesciamento del tavolo” in tema di relazioni internazionali e di ricerca di nuovi alleati; al limite, per il momento, pure gli Usa, ma solo se i vertici espressi da Trump appoggiano senza più esitazioni l’Italia contro gli attuali vertici europei (espressione di due partiti, popolari e socialisti; in pieno sfacelo, i secondi, o in forte ripiego, i primi), che erano nei fatti emanazione del vecchio establishment americano. Ed è inutile protestare perché si concede alla Francia un 3,4 di deficit e quindi si usano due pesi e due misure. Poi non si sa rispondere ai cialtroni (i nostri giornalisti e politicanti piddini e forzaitalioti), che tirano fuori il più basso debito pubblico francese. Il 100%, non così incredibilmente inferiore al 132 italiano. E poi il Giappone ha il 250% circa e la Cina arriva a quasi il 300%. Ma pure gli Usa sono ad alto livello. E con risparmi dei cittadini nettamente inferiori a quelli nostri. Infine ci si ricordi che una spesa espansiva – tenendo conto che le crisi odierne (dagli inizi dell’800) sono di eccesso di offerta rispetto alla domanda – lascia a lato il tema del debito pubblico. Il problema centrale è appunto come riconquistare una propria autonomia di manovra e, secondariamente, cambiare alleanze per trovare chi ti viene incontro con rapporti “bilaterali” favorevoli; dando ovviamente qualcosa in cambio, cioè appoggi per le politiche internazionali (non solo economiche) dell’“alleato”. Con le forze politiche che abbiamo oggi in Italia, tutto da ridere!