I BANCHIERI RIALZANO LA TESTA!

 

Il momento di "dimissione psicologica" dei banchieri è durato poco, almeno in Italia. Nonostante la tempesta finanziaria si sia addensata anche sulle loro teste, facendo traballare il culo a qualcuno (vedi Profumo e la sua Unicredit, la banca più esposta alla debacle dei subprime), i signori del denaro sono tornati a fare la voce grossa contro l’invasività dello Stato, in una situazione che non sarebbe ancora così tanto disastrosa da richiedere i servigi di quest’ultimo.

La manina questuante dei nostri finanzieri si è improvvisamente irrigidita perché il prezzo da pagare, in termini di autonomia e di libertà di movimento, sta diventando troppo alto, stando almeno alle condizioni poste dal Governo a quegli istituti in difficoltà i quali decidessero di ricorrere al suo piano di sostegno. Il provvedimento di che trattasi è il decreto salva-banche con il quale il governo sta gettando un salvagente agli istituti più esposti. Ma il gioco, per le sanguisughe della finanza nostrana, non varrebbe la candela in quanto c’è il rischio di una commistione poco virtuosa tra pubblico e privato. Dato che ci hanno messo quasi quindici anni per saccheggiare l’Italia, pagando dazio alla finanza americana e britannica, non ci stanno proprio a perdere ogni privilegio nel giro di così poco tempo.

E’ un vecchio trucco quello di gonfiare il petto quando si è con le spalle al muro. Il Tesoro ha già detto che l’elargizione degli aiuti pubblici alle banche, sotto forma di acquisto di azioni privilegiate, determinerà una sua presenza nel capitale delle stesse, a garanzia del denaro pubblico impegnato. Questo, ovviamente, ai nostri temerari della finanza, non piace per nulla, abituati come sono alla botte piena e alla moglie ubriaca.

I banchieri hanno allora fatto quadrato esprimendo una posizione comune: “Per quanto riguarda la misura relativa al rafforzamento patrimoniale si ritiene che la solidità del sistema bancario italiano non renderà necessario sfruttare l’opportunità offerta dal provvedimento varato dal governo”. Questo è quello che dice l’Associazione Bancaria Italiana.

Ma gli italiani possono star certi che si tratta del solito bluff di gente abituata al raggiro e all’imbroglio e che prende tempo per contrattare condizioni meno vessatorie di quelle paventate da Tremonti.

Se la crisi dovesse approfondirsi, come tutto lascia presagire, la loro sicumera di uomini di mondo si scioglierà come neve al sole per far posto ai soliti guaiti da cani bastonati che si lamentano della situazione internazionale o della congiuntura avversa, rispetto a cui le singole responsabilità non hanno peso (questa è la scusa sulla quale sostengono le loro menzogne).

Nel frattempo però, i banchieri dicono di apprezzare le altre misure anticrisi del pacchetto governativo, come quelle riguardanti la garanzia statale sui conti correnti. Non perché ci siano rischi reali per i clienti e i loro risparmi (figuriamoci!) dopo la fase della “finanza champagne”, ma perché tutto ciò inietta un surplus di fiducia sui mercati.

Quella in corso sarebbe dunque una mera crisi di fiducia da risolvere con le belle parole. Siamo alle solite, Pinocchio non vuol proprio imparare la lezione!