I diritti degli extracomunitari: un inganno politico ( a cura di) Luigi Longo

Riporto due articoli sulla situazione degli extracomunitari che si accingono alla raccolta del pomodoro in Capitanata ( provincia di Foggia). Entrambi gli articoli, apparsi rispettivamente su “Corriere del Mezzogiorno” del 1 agosto 2011 e su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 2 agosto 2011, riguardano la mancanza di acqua e di strutture per gli immigrati in un territorio dove l’agricoltura ha ancora il suo peso nell’economia complessiva.

Avanzo tre riflessioni nell’introdurre i citati articoli ( senza ordine di priorità).

La prima. Agire sui diritti ( salute, acqua, eccetera) per risolvere i problemi prodotti dal legame sociale (basato sul modo di produzione capitalistico) è puro inganno e falsificazione della realtà. Prima dei diritti ci sono i rapporti sociali ( consensuali, egemonici, di servitù e di potenza) che determinano la disponibilità ad accedere alle risorse necessarie alla produzione e riproduzione della vita sociale.

La seconda. Il nostro “uomo nuovo” (il Governatore, all’americana, Nichi Vendola), con il suo blocco di potere  (politico, sociale, economico, culturale), dovrebbe tenere a cuore le condizioni degli extracomunitari impegnandosi a costruire una Puglia multietnica e interculturale. Invece le condizioni ( non le cause) di vita degli extracomunitari sono da plusvalore assoluto ( prolungamento della giornata lavorativa, condizioni di salute inumane, condizioni e spazi di vita inenarrabili).Ne parlo per aver conosciuto e constatato di persona in tempi di condivisione di lotta. Nei territori agricoli ci sono strutture e manufatti agrari abbandonati, centri rurali e borgate da recuperare e valorizzare. C’è molto da costruire e pensare insieme agli immigrati, magari ricostruendo e rifondando una nuova questione agraria, altro che la sperimentazione fallita dell’albergo diffuso “con i soldi degli italiani” della regione Puglia.

La terza. Oggi, come è possibile costruire una Puglia aperta al Mediterraneo, tanto cara al nostro Governatore, con relazioni tra i popoli ( intesi come maggioranza della popolazione) improntate alla reciproca dignità storica, territoriale, culturale soprattutto in questa fase di distruzione di qualsiasi relazione nazionale e regionale con i Paesi del Mediterraneo seguendo in maniera servile ( sia da destra sia da sinistra, i termini sono usati per comodità di linguaggio) la nuova strategia di Barak Obama di contrastare ( soprattutto Russia e Cina) e prepararsi alla fase multipolare ( nell’accezione La Grassiana).

E’ da sottolineare il repentino cambiamento, tipico dei servi (1), sugli interessi italiani nella sub regione del Nord Africa : da un interesse di relazioni bilaterali importanti all’aggressione della Libia. Infatti nel 2008 la politica estera considerava la sub regione del Nord Africa, dove era necessario concentrare sforzi e risorse, così: << In Nord Africa, l’Egitto gioca un ruolo peculiare – per dimensioni e tradizione di attivismo diplomatico – che lo rende un punto di riferimento politico, e non solo economico, per l’azione dell’Italia. L’Egitto, con il suo ruolo nella Lega Araba, costituisce il legame più diretto tra Maghreb e Medio Oriente. Potrebbe dare un contributo specifico al contenimento dell’instabilità regionale qualora si assumesse crescenti responsabilità.

Libia e Algeria sono gli altri due attori nordafricani con i quali l’Italia ha interesse a coltivare relazioni bilaterali importanti: non solo per ragioni energetiche e migratorie ma anche proprio per tentare di rimuovere le difficoltà che i due paesi frappongono all’integrazione orizzontale del Mediterraneo.

In quest’area, interesse generale dell’Italia è anche di mantenere le proprie posizioni economiche di fronte alla crescente concorrenza, soprattutto asiatica >> (Ministero degli Esteri, Rapporto 2020. Le scelte di politica estera, 2008, pag. 62, in www.esteri.it/mae/doc/Rapporto2020_sceltePoliticaEstera_090408.pdf (2).

 

  1. Sulla servitù si legga il bel saggio, scritto tra il 1546 e il 1550, di Etienne de La Boètie, Discorso sulla servitù volontaria, Piccola Biblioteca della Felicità, Milano, 2007.
  2. Il Gruppo di Riflessione Strategica, che ha prodotto il Rapporto, si è insediato al Ministero degli Affari Esteri nell’ottobre del 2007 con l’allora ministro Massimo D’Alema. Ovviamente nessun dubbio nutro sulla continuità della decisione di aggredire la Libia tra l’attuale ministro Franco Frattini e il precedente ministro Massimo D’Alema.

 

 

“Il Corriere del Mezzogiorno”

Niente soldi, «ghetti» senz’acqua.

I campi dei lavoratori stagionali privi di cisterne e bagni
Regione e Aqp assicuravano il servizio a partire da oggi

 

Lavoratori stagionali

BARI – La Regione Puglia, quest’anno, non fornisce l’acqua potabile ai campi dove vivono i braccianti agricoli stranieri. Problemi di risorse o lungaggini burocratiche, non è ancora chiaro. Di certo, però, se negli ultimi tre anni il primo agosto Regione e Aqp sistemavano cisterne di acqua potabile e bagni chimici nei campi in cui si concentrano i lavoratori stagionali di Capitanata, quest’anno gli immigrati sono costretti a percorrere chilometri per approvvigionarsi. «Da tre anni – spiega Emiliano Moccia, uno dei volontari il primo agosto Regione e Acquedotto installavano numerose cisterne di acqua potabile e bagni chimici nei campi degli immigrati che lavorano nei campi». Lo scorso anno furono ventidue le zone servite. Rignano, alla periferia di Foggia, ma anche Borgo Tre Titoli nel Cerignolano e in altre zone delle campagne di San Severo i posti riforniti dall’ente regionale e da quello idrico. La sensazione è che quest’anno nessuna cisterna e nessun bagno chimico arriverà a destinazione. «Abbiamo cercato di avere qualche informazione – dice Moccia – ma non c’è alcuna traccia della necessaria delibera, di qualche atto come quelli assunti negli anni scorsi. Inoltre nei tre anni precedenti l’iniziativa veniva annunciato alcune settimane prima con conferenze stampa. Quest’anno non c’è stato alcun incontro con la stampa». La cancellazione di questo servizio aggraverebbe di molto la situazione dei campi come quello del Ghetto di Rignano, dove i cinquecento cittadini africani giornalmente – come peraltro avvenuto per tutto l’inverso scorso – camminano per quasi due chilometri per riempire bottiglie e taniche di plastica. Esattamente come avviene nei più sperduti villaggi africani, dove le donne compiono veri e propri viaggi per raggiungere la fonte d’acqua più vicina. Senza l’acqua potabile e senza i servizi igienici, al Ghetto di Rignano si rischia una vera e propria emergenza igienico-sanitaria. E cosi come ogni sera, anche ieri i Fratelli della stazione e i volontari del campo di lavoro «Io ci Sto», coordinati dal missionario scalabriniano padre Arcangelo Maira hanno portato agli ospiti del Ghetto bevande fresche, meloni e anche il cinema. «Nella realtà – ha concluso Moccia – l’acqua è di tutti, ma ai migranti sembra essere negata proprio come nel cartone animato che abbiamo proiettato ieri. Per questo, i volontari attendono tutte le istituzioni del territorio e i comuni cittadini: vengano a rendersi conto della situazione».

Luca Pernice
01 agosto 2011

Capitanata, immigrati senz’acqua di M. Levantaci : http://beta.partitodemocratico.it/Allegati/RS_Immigrazione_02_08_2011.pdf