I DRONI DELLO ZIO D’AMERICA
In amore ed in guerra tutto è lecito ma qualcuno esagera. Gli americani, per esempio, hanno trasformato i conflitti in un tragico videogame dove i loro soldati giocano e si divertono come bambini mentre gli avversari piangono e muoiono come mosche. Merito dei droni, gli aerei senza equipaggio ed a pilotaggio remoto in grado di distruggere qualsiasi obiettivo restandosene comodamente seduti a migliaia di chilometri di distanza. A Washington piace vincere facile e senza spargimento del proprio sangue. Soltanto del proprio però. Basta un joystick e la pressione su un pulsante per togliere di mezzo dittatori e terroristi. Ma spesso lo score realizzato è inversamente proporzionale al caos generato, cosicché il pianeta diventa un posto sempre meno sicuro nonostante l’impegno atlantico.
Da quando gli Usa sono guidati da un Nobel per la pace la prece funebre è la preghiera più diffusa tra le popolazioni non allineate che rifiutano le (s)ragioni del più giusto, che poi è semplicemente il più prepotente. Nel popolo eletto non c’è resipiscenza per i genocidi commessi, perché esso si sente investito da una missione divina, da un compito di civilizzazione per il quale ha scelto, al fine rendere tutto più credibile, un messia nero venuto al mondo per cambiarlo in peggio. Un figlio di buona donna vale l’altro nella terra delle opportunità dove il potere non è mai quel che si vede e, soprattutto, quel che racconta.
Gli statunitensi sono così convinti di quello che fanno che passano il tempo a perfezionare le loro armi di distruzione di massa, le stesse che in possesso alle controparti diventano un fatto inaccettabile, l’ intollerabile violazione dei fondamentali diritti umani, da combattere con ogni mezzo. E’ questa la prima legge della libertà di ingerirsi negli affari altrui, senza alcun nesso di reciprocità che chi rivendica paga a caro prezzo, tra accuse di antidemocraticità ed una gragnola di bombe.
Alla Casa Bianca sono strasicuri della bontà dello strumento, sempre tale nelle mani dei buoni per antonomasia, che hanno deciso di incrementare gli investimenti e gli sforzi per perfezionarlo. Michael G. Vickers, sottosegretario alla Difesa, ha dichiarato, durante una conferenza della Difesa in California, che i droni rimangono “il nostro strumento più efficace nella guerra al terrorismo. Essi producono gli attacchi più precisi nella storia della guerra moderna”. Talmente precisi che in più di una occasione hanno sganciato i loro missili su matrimoni e funerali scambiati per adunanze di Al Qaida, sterminando civili inermi, compresi donne e bambini.
Un alto funzionario dei servizi statunitensi, coinvolto nei programmi di sviluppo di questa tecnologia, ha raccontato un episodio, a cui aveva assistito, di caccia ai terroristi con i droni, avvenuto in Afghanistan . La narrazione ci offre un saggio della sensibilità umana di cui è depositaria la più grande democrazia del pianeta: “L’attacco è stato visto in tempo reale grazie ad una macchina ad infrarossi collocata sul drone. Il video mostrava cerchi luminosi di luce – un gruppo di terroristi o ribelli – riuniti intorno ad un’altra luce centrale – un falò acceso. Dopo aver sentito il rumore a bassa frequenza del motore ad elica del drone, i terroristi hanno cercato di fuggire ma sono stati bersagliati dai missili Hellfire posizionati sul velivolo. Successivamente, è stato condotto un secondo attacco dopo che una linea di luci in movimento [il calore dei corpi visibile agli infrarossi, ndt] era stato avvistata lungo un vicino sentiero di montagna. Era il gruppo di terroristi superstiti riunitisi in un altro punto. Poco tempo dopo, altre esplosioni hanno colpito il luogo di incontro, uccidendo tutti i terroristi tranne uno. E’ stato risparmiato affinché raccontasse ai suoi complici gli attacchi devastanti”. Salvarne uno per educarne cento, uccidendone a migliaia. Le brigate della pace eterna vegliano su tutti noi affinché a nessuno venga mai in mente di attentare al loro way of life, il migliore in assoluto. In primis per loro stessi.