I GIORNALETTI NOSTALGICI di M.P.

Analizzare e giudicare decisioni storiche senza minimamente riportare la situazione internazionale e geopolitica: geniale. Come “genialmente” viene definita la scelta di Togliatti nella famosa svolta di Salerno da Bruno Gravagnuolo, nostalgico post-comunista (sembra la definizione più azzeccata, sebbene giustamente priva di senso) sul mirabolante giornaletto l’Unità. Ma non è tanto il giudizio su Togliatti (che cominciò quella deriva del comunismo arrivata fino ai nostri giorni) anticipatore di Stalin (che invece aveva tutte le ragioni per calmare le acque in Italia) ad essere interessante, quanto la morale: “oggi tocca provare a fare come nel 1944. Allearsi coi moderati, isolare l’avversario principale. E sconfiggerlo per sempre…”.

Senza la minima analisi, senza la minima comprensione di quello che è stata la seconda parte del novecento. Anche perché solo in questo modo si potrebbe considerare utile svendere di nuovo l’Italia a qualche potenza straniera, come è successo dal 1944 in poi, farla occupare da basi militari Usa, dismettere negli anni tutto l’apparato pubblico; è questa probabilmente la cura targata Gravagnuolo, una cura suicida, fare compromessi sempre di grado peggiore, fino a raschiare il fondo. I nostalgici post-comunisti, ripuliti e democratici (a modo loro), continuano a compiere le scelte di sempre, senza lungimiranza o rispetto per gli italiani. Ed infatti trovano anche il modo di criticare il Governo per le ammonizioni provenienti dall’Europa sempre più burocratica e meno politica, e riguardanti la presenza in Italia della golden share. Questa permette al Tesoro di possedere azioni e poteri speciali su alcune società un tempo pubbliche ed oggi (ahinoi) privatizzate, ma che continuano ad essere considerate di interesse collettivo: si parla di Telecom Italia, Eni, Finmeccanica, Enel. Sebbene un decreto attuativo regolante la golden share sia stato abolito l’anno scorso, questo Governo non ha fatto successivi passi e il controllo del Ministero rimane. Per fortuna. Ma con grande disappunto dei burattini capaci di piangere l’assenza di liberalizzazioni e del libero mercato, di criticare l’eccessiva discrezionalità delle norme italiane (quindi del popolo italiano), di coloro secondo i quali per colpa della golden share si dissuadono investitori, si incide negativamente sull’economia. “Il richiamo della Commissione conferma che l’attuale governo italiano predica bene e razzola male: parla di concorrenza e pratica uno statalismo invasivo” afferma, senza scoppiare a ridere, Gianni Pittella europarlamentare del Partito Democratico, riportato ancora dall’Unità. Così il cerchio si chiude: oggi come ieri ad auspicare la dismissione del patrimonio italiano, sia esso economico, politico, sociale. Nostalgici post-comunisti, più semplicemente, servi.