I grandi inquisitori a senso unico di A. Berlendis
Assistiamo oggi ad una apparente strana divaricazione: da una parte è in atto una campagna di sostegno (che vede la sinistra in prima fila) della Fiat l’impresa simbolo della lagrassiana GF&ID, che è al centro di strategie geopolitiche Usa per il mantenimento dell’egemonia sull’Italia e, tramite essa, su paesi decisivi per un asse europeo. Dall’altro, un attacco concentrico su più piani a Berlusconi (che vede la sinistra in prima fila, con dietro l’amministrazione Usa attuale ed i gruppi della GF&ID ) accusato di essere un grande corruttore (di partiti politici, di giudici, ecc.) e di nascondere un vizio d’origine nella genesi delle sue imprese. Si deve invece riconoscere che, il torbido e illegale all’inizio dell’‘accumulazione originaria’, l’intreccio oscuro con gli agenti politici, interni ed esteri, e con gli apparati dello Stato, caratterizzano ogni impresa, non solo quelle dell’attuale premier.
In un libro dal titolo di per sé esplicativo, “Processo alla Fiat. Mazzette ai partiti, bilanci falsi e malaffari della prima azienda italiana. Una storia lunga e censurata, da Cesare Romiti a Luca di Montezemolo.”, si può (ri)scoprire che:
“nel 1908, appena nove anni dopo la nascita della Fabbrica Italiana Automobili Torino: Giovanni Agnelli il Vecchio e gli altri soci fondatori furono denunciati e rinviati a giudizio per falso in bilancio, aggiotaggio e truffa. Il processo si trascinò di rinvio in rinvio per quattro anni, con le tecniche immunitarie che sarebbero divenute usuali durante il fascismo: un giudice scomodo trasferito (…); il perito dell’accusa Vittorio Valletta che passò alla difesa (e poi alla guida dell’azienda); il ministro della Giustizia Vittorio Emanuele Orlando che scrisse ai giudici di fare in fretta e di non rovinare una bella azienda come
Nel 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale tentò di epurare il vecchio Agnelli (divenuto senatore del regno per volontà di Benito Mussolini) e il fido Vittorio Valletta (amministratore delegato) per collaborazionismo col regime fascista. Stavolta a salvarli intervennero gli angloamericani: tutti assolti.
Nell’agosto 1971 un pretore alle prime armi, “…, s’imbattè per caso in una storia di corruzione e spionaggio interno alla Fiat. Perquisì le sedi di via Giocosa e corso Marconi, scoprendo 350 mila dossier e schedature illegali su altrettanti lavoratori, sindacalisti, giornalisti, insegnanti, comuni cittadini. E una cassaforte ricolma di buste imbottite di mazzette, pronte per essere consegnate a poliziotti e carabinieri corrotti, che fornivano alla Fiat notizie riservate. L’inchiesta passò alla procura della repubblica, e di lì ….scivolò a Napoli per ‘legittima suspicione’ a causa di fantomatici problemi di ordine pubblico. Cinque anni di attesa, poi, nel 1976 il processo: qualche misera condanna in primo grado, nel 1978; infine, in appello, ‘il reato è estinto per prescrizione’. Tutti assolti” (1)
Successivamente occorre ricordare che, a differenza dei vertici di altre imprese,
(1)idem pag 19-20 Per chi fosse interessato alle torbide vicende del 1908 rinvio a Cipriani ‘Il vizietto degli Agnelli’ in www.fondazionecipriani.it/Scritti/agnelli.html ‘Per le vicende sulla raccolta illegale di informazioni: Bianca Guidetti Serra ‘Le schedature alla Fiat. Cronaca di un processo.’ Rosenberg & Sellier
(2)Griseri,Novelli,Travaglio ‘Processo alla Fiat’ pag 7
(3) idem pag 15