I MERCATI SI CONVINCONO CON I “MISSILI”
I grandi analisti, di qualsiasi ascendenza, discendenza e colore politico non hanno dubbi. Se l’Italia è stata presa alla gola dalla crisi sistemica mondiale la colpa è di tre elementi interconnessi: l’euro, la debolezza di questa Europa appiccicaticcia che scioglie la via politica nella scelta burocratica e il ruolo della Germania nell’architettura unitaria.
Con piccole variazioni sui temi e sul peso dei singoli fattori, nella definizione del quadro generale sono tutti d’accordo. L’Ue non ha mantenuto le sue promesse di prosperità e di solidarietà tra le popolazioni, allungando le distanze economiche e allargando le avversioni culturali (Belgio, Svizzera e riemergenza dei nazionalismi etnici docent), l’euro ci ha tolto sovranità monetaria privandoci della possibilità di svalutare la divisa per rendere più competitiva l’economia e la Germania ci ha imposto la sua visione teutonica e tetragona dei conti mettendoci a stecchetto.
Pur non potendo negare l’incidenza di questi elementi nei nostri guai la lettura e l’interpretazione dei fenomeni in questione è fin troppo facile e superficiale per essere vera. C’è qualcosa di più che non viene scritto e detto, un po’ per cieco economicismo che restringe la vista dell’orizzonte critico, un po’ per bieco servilismo che distrugge qualsiasi volontà politica.
La verità è che la nostra amata Europa è una periferia dell’impero occidentale, sottomessa a versioni geopolitiche e geostrategiche elaborate Oltreoceano, incapace di elaborare un proprio modo (concordato e utile a tutti i membri) di stare in questo mondo in evoluzione multipolare.
L’Europa esiste soltanto sulla carta geografica e sulla carta straccia dei suoi trattati che vengono maneggiati come una minaccia dalle alte sfere istituzionali comunitarie contro chi si azzarda a sgarrare o a rimetterli in discussione (soprattutto gli aderenti deboli). Nonostante il gran concionare di unità e coordinamento ognuno va per i fatti suoi e tutti vanno lì dove li porta l’America. Con poche e indecise eccezioni.
E’ naturale che chi può, in questa situazione di costrizione egemonica, cerchi di scaricare il grosso dei disagi da dipendenza sopranazionale sul vicino più debole o sui ventri molli dell’area dove agiscono indisturbati i manovratori atlantici. La Germania, per esempio, percepisce lo Stivale come un rischio assoluto più per la sua infedeltà continentale che per le difficoltà finanziarie. Del resto, basta guardare a come è stata gestita l’ultima lunga fase di crisi politica nazionale affidandosi a governi nominati direttamente dagli stranieri, tutti di genealogia statunitense.
Da Monti (affiliato della Goldman Sachs) a Letta (fratello del Bilderberg e della Trilateral) fino a Renzi (che ha ricevuto la spinta e l’endorsement del Dipartimento di Stato americano, qui) siamo noi la spina nel fianco che la Casa Bianca ha conficcato nelle costole del Vecchio Continente per condizionarne le scelte. In questo clima come fidarsi dell’Italia? Non deve sorprendere quindi che nel nostro Paese si addebitino alla Germania responsabilità che solo limitatamente sono sue, per tenere coperte le concrete azioni di chi gestisce le nostre sorti. Questi non vivono a Berlino ma a Washington.
Gli Usa sono preoccupati da un possibile asse Mosca-Berlino-Parigi che, come scrive I. Wallerstein, benché ritiratosi di un poco, soprattutto a causa delle giravolte francesi, è il dente dolente dove batte la lingua statunitense. Per la Casa Bianca tale fronte resta quello più insidioso sul percorso della sua strategia di predomino globale. Se nel Pacifico, come afferma ancora Wallerstein, è possibile (è già accaduto ai tempi di Mao, di Nixon e di Kissinger) che Washington e Pechino trovino un’intesa (alla faccia di chi considera la Cina quale principale antagonista della potenza americana), la Russia punterà a rinsaldare relazioni e legami con Germania e Francia, trovando il medesimo rafforzato interesse nei suoi interlocutori, preoccupati della mossa sino-americana sulla scacchiera asiatica.
Un altro episodio che ha scatenato le ire americane è quello della rivolta Ucraina. In quello scenario la Casa Bianca aveva chiesto la piena collaborazione europea per rilanciare la sua sfida al Cremlino. Non è arrivata, se non a parole, e ciò ha mandato su tutte le furie Victoria FucktheUE Nuland – assistente del Dipartimento di Stato US per gli affari europei e moglie di una nostra conoscenza e vecchia volpe neocon come Robert Kagan – la quale ha mandato a quel paese tutti. Anche se apparentemente la Germania ha allungato la sua manina negli affari ucraini non è stato di certo per fare un favore ad Obama, pare, invece, che l’iniziativa sia stata concertata con i russi o con il loro assenso.
I giornali americani, affidandosi ai loro commentatori di punta, hanno puntato direttamente su Berlino per questo smacco. I tedeschi, hanno scritto, sono “the EU’s de facto deciders when it comes to Russia” e l’ex cancelliere Schröder, definito uomo di Mosca e di Putin, sarebbe l’artefice di questo disegno che contrasta con i piani atlantici e con quelli della Young Europe così cara (e influenzata da) a Washington.
La Germania viene anche accusata di essersi messa di traverso o di non aver collaborato abbastanza nelle decisioni militari dello Zio Sam, da quelle più remote (Iraq e Afghanistan) a quelle più recenti (Liba, Siria e Iran). Anche la Merkel è finita nel mirino degli americani per la sua doppiezza: “Mrs. Merkel blocked Ukraine and Georgia’s efforts to win status as candidate members of NATO, removing a potential constraint on Russia and permitting its invasion of Georgia later in 2008. She had come to office three years earlier campaigning against Mr. Schröder’s unilateral Nord Stream gas pipeline deal with Russia, but as chancellor she abandoned her opposition and increased EU members’ dependency on Russian energy”. Più chiaro di così non si può. Visto che c’erano hanno anche rincarato la dose con ulteriori insinuazioni, caso mai la voce non fosse ancora giunta forte e chiara dalle parti dei crucchi: “Mr. Schröder doesn’t need to point out these details to Mr. Putin. The former KGB agent in East Germany surely noted on his own that Mrs. Merkel used the powerful phrase “absolutely unacceptable’’ to criticize a telephone remark by a U.S. diplomat—which was apparently intercepted and publicized by the Russians—expressing disdain for the EU’s resolve in Ukraine. It’s a fact of more than passing interest that Chancellor Merkel has never spoken with that kind of force or emotion about Russia’s increasingly hardened red lines for nearby countries hoping to buy into Western freedom (tutti questi brani sono estratti da un articolo apparso sull’ International Herald Tribune).
L’Italia, poverina, si trova in mezzo a questa “lenta” disfida geopolitica senza aver la minima idea di come fare per non prendere colpi da ritta e da manca, a cagione della sua classe dirigente servile, corrotta e ciecamente filostatunitense, totalmente priva di cognizione in merito alla concatenazione causale dei suoi problemi economici e politici. Nessuna legge di stabilità e di ripristino degli equilibri finanziari, in questo scenario, ci potrà mai salvare. Almeno finché non impareremo a vivere in questo pianeta in subbuglio dove non esistono più alleanze consolidate e amicizie affidabili.
Nella posizione in cui troviamo ora prendiamo ceffoni da chiunque e sotto qualsiasi argomento. Stiamo ancora discutendo su come far quadrare i conti e convincere le borse mentre gli altri si disputano le zone d’influenza e le piazze più redditizie, facendo quadrare perfettamente i loro (volete accusare di questo i tedeschi? Volete accusarli di pensare al loro benessere presente e futuro? Volete rimproverarli di non darci una mano se noi porgiamo loro appena un dito infido con i nostri camerieri di governo Usa e getta?).
Affrontando questi nodi cruciali della fase storica i guasti della moneta e del debito pubblico sarebbero, se non risolti, sicuramente riportati entro confini meno ossessivi e preoccupanti. I mercati si conquistano e si convincono con la geopolitica e con “i missili”. Vai a spiegare la grammatica pure ai Renzini.