I MIRACOLI DELLA FIAT di G.P.
Quel furbastro di Luca Cordero di Montezemolo si è dato alla filantropia, del resto i soldi che distribuisce “a cuor leggero” sono frutto di un cospicuo “bonifico” statale recante la firma del Governo Prodi, con causali plurime che vanno dalla mobilità lunga, alla rottamazione, al cuneo fiscale ecc. ecc.. Peccato però che questa beneficenza non vada a saldare il conto che languisce da giugno, ben più salato, del rinnovo contrattuale per i metalmeccanici.
Se facciamo qualche “conticino” vediamo subito che quest’operazione costerà alla FIAT 3 milioni al mese (30 euri di aumento per 75mila dipendenti), ma evidentemente il gioco vale la candela. Ovvero, potrebbe trattarsi della solita iniziativa a doppio fine: “addolcire” le relazioni industriali a livello aziendale prima di arrivare al nocciolo della tenzone (il rinnovo contrattuale, per l’appunto) e, al contempo, indebolire il potere di contrattazione dei sindacati giocando sulle loro divisioni. In pratica, i sindacati chiedono aumenti per il settore che, a seconda delle specializzazioni, si aggirano tra i 100 e i 117 euri lordi (quindi più un terzo di quanto elargito dalla casa torinese con l’ultima “trovata”).
Naturalmente, Montezemolo e l’ad di FIAT Marchionne spazzano il campo dalle “dietrologie” e fanno derivare tanta generosità dal fatto che i conti del gruppo sono migliorati e che gli operai hanno diritto a partecipare agli utili rinvenienti dalla rinascita della casa automobilistica (a tal proposito, altri 600 euri lordi saranno “donati” in busta paga ai lavoratori Ferrari per la recente conquista del campionato del mondo di Formula 1).
Ma vi è anche un segnale politico nell’azione di Montezemolo & c. perché le maestranze Fiat sono tra quelle che hanno risposto con un secco niet al protocollo di Luglio sul walfare. E siccome il presidente della Fiat è stato il primo sponsor di quell’infausto accordo…
In più, sembra che per il prossimo futuro la programmazione potrebbe perdere di fluidità visto che le idee cominciano a scarseggiare e che i concorrenti hanno affilato i denti.
Questo non fa che rafforzare la nostra tesi per cui o alla Fiat riesce l’operazione politica di blindare i suoi legami con il governo (a prescindere da chi siederà sullo scranno più alto di palazzo Chigi, resti Prodi o arrivi qualcun altro) oppure l’anno prossimo ci sarà da ridere, con i favolosi bilanci di questa fase che potrebbero perdere molti rattoppi (per esempio, le numerose "pezze" derivanti dagli aiuti statali). Del resto anche