I neo-partigiani obamiani dell’euroNO – di Piergiorgio Rosso

bce

 

Tra i diversi punti di vista da cui il confronto fra i fautori di euroSI-euroNO può essere osservato – in Italia, precisiamo – noi ne scegliamo uno che cerca di fare luce sulla funzione che gli euroNO stanno assumendo. Infatti quella degli euroSI ci sembra non necessiti alcun particolare disvelamento, nel senso che essi stessi non dissimulano di voler mantenere le cose come stanno per ottenere le cosiddette “riforme” che sbandierano un giorno si ed un giorno no sui loro giornali (vedi le recenti dichiarazioni di Mario Draghi). Insomma in questo articolo partiamo dall’assunto che sia chiaro a tutti  che queste “riforme” debbano più propriamente definirsi come la sistemazione definitiva del processo di svalutazione interna italiana, con perdita del potere d’acquisto della stragrande maggioranza della popolazione. Che poi questo non sia solo un obiettivo economico – di competitività e produttività del sistema produttivo – contiamo sia altrettanto chiaro almeno a tutti i lettori di questo blog.

Nei convegni, interviste ed apparizioni TV che sono state organizzate di recente sull’argomento euroSI-euroNO sono invece emersi, a nostro parere, alcuni aspetti – minori ma significativi – del movimento euroNO che meritano di non restare celati dietro la scena principale.

Come crediamo sia noto a chi legge, le dichiarazioni a supporto della tesi euroNO si poggiano in estrema sintesi su due argomentazioni fondamentali, una economica e l’altra giuridica. Gli euroNO contestano – in realtà con validi argomenti teorico-pratici – la razionalità della costruzione di una moneta unica fra paesi con squilibri strutturali di bilancia commerciale/dei pagamenti e contestano altresì la legittimità delle modalità usate per assumere le decisioni che hanno portato alla creazione della moneta unica, sia con riferimento ai Trattati fondativi della UE che alle Costituzioni nazionali, in particolare ovviamente quella italiana. Il Partito Unico dell’€uro (PUD€ nella terminologia degli euroNO) difenderebbe pertanto una posizione incoerente con la scienza economica e traballante sul piano giuridico se non illegittima. L’uscita dall’euro sarebbe invece l’unica iniziativa perfettamente razionale nell’interesse stesso del progetto più vasto dell’Europa Unita che viene difeso dagli euroNO come articolazione della prospettiva dell’Europa dei Popoli, Garanzia della Democrazia e della Pace, Garanzia contro Nazionalismi e Fascismi.

Mettere l’euro contro l’Europa è dunque il primo aspetto da decriptare, perché è evidente che questa posizione apre di fatto la porta di molti ambienti euroSI che vogliono essere garantiti prima di tutto da “populismi” e “nazionalismi” di ritorno. Solo con questa premessa – uscire dall’euro, non significa uscire dalla Unione Europea – si capisce perché un rappresentante del PUD€ come Stefano Fassina, una presenza consolidata alle iniziative euroNO, accetti di recitare il ruolo di chi chiede un po’ di tempo ancora, “vorrebbe ma non può”, di chi è “oberato da responsabilità” che gli euroNO si ostinano a non comprendere. Con il risultato sostanziale, assolutamente cercato da Fassina, di accreditare gli euroNO – ma solo quelli con il bollino blu dell’EuropaSI – come interlocutori se non per il presente almeno per un eventuale futuro prossimo.

Ma forse l’aspetto più significativo della posizione degli euroNO è il riferimento alla Costituzione Italiana: non solo essa viene ipostatizzata e letta tout-court come un programma politico obbligatorio a difesa dei diritti sociali che l’euro invece impedirebbe di realizzare, ma soprattutto come il frutto benedetto arrivato sulle coste siciliane e laziali dall’Atlantico, unica garanzia contro le ricorrenti tentazioni neo-eurofasciste. Il terreno è preparato e basta poco a questo punto per credersi dei novelli partigiani resistenti e combattenti contro BCE e tedeschi  – di nuovo impegnati ad asservire l’Europa – e così preparare lo sbarco degli “alleati” sotto forma di politica monetaria stile-FED e di politica di deficit-spending stile-Amministrazione Obama.

Ed il cerchio dall’euroNO a ObamaSI è chiuso.

Se l’interpretazione del ruolo oggettivo degli euroNO – con bollino blu EuropaSI – nel dibattito politico nazionale che abbiamo cercato di dare fosse corretta, si confermerebbe anche da questo punto di vista come i (sub)dominanti italiani stiano cercando in tutti i modi del personale di ricambio, rispetto a quello di provenienza PCI e sessantottina non più presentabile, da collocare nel ruolo di antagonisti-polari (nel senso lagrassiano del termine).

Aggiungiamo che gli euroNO si rivelano utilissimi in particolare nell’alimentare la distorsione della questione germanica, in merito alla quale – dice G. La Grassa – “… sembra si stia svolgendo una polemica che appare largamente pretestuosa e tale da favorire i veri nemici e artefici della subordinazione europea e soprattutto italica”.

Oltretutto aspettarsi nelle attuali condizioni internazionale lo sbarco FED-americano di “liberazione dall’euro” è criminale –per gli italiani – tanto quanto illusorio, se è vero che “… solo una qualche dose di autonomia può consentire al più forte paese europeo di svolgere la sua funzione di guardiano degli interessi Usa nella nostra area; e simile funzione verrebbe indebolita se esso fosse trattato come l’Italia, poiché gli industriali tedeschi non sono semplici “cotonieri” del tutto interessati ad una subordinazione di complementarietà con il sistema economico-politico statunitense. I gruppi (sub)dominanti tedeschi, insomma, vogliono essere considerati dei “camerieri” di riguardo, meglio detto degli algidi “maggiordomi”.

E ancora: “Se la Germania è tanto prodiga di elogi ad un Letta … non possiamo non capire che il paese teutonico fa da tramite tra gli Usa, che fingono superiorità e distacco, e il servilismo dell’Italia, molto importante per gli statunitensi in funzione delle loro strategie verso sud ed sud-est. Di conseguenza, la polemica verso i germanici non deve mai far dimenticare chi è al vertice del campo internazionale di cui l’Italia sta divenendo uno degli ultimi gradini, mentre nel mondo bipolare essa era uno dei paesi rilevanti di tale campo antagonista di quello impropriamente detto “socialista”.

Questo blog – pur nella sua relativa marginalità – si pone come obiettivo di fase l’ostacolare una piena “regolazione” da parte della potenza ancora dominante – gli USA – e in questo senso assume il sovranismo come orientamento alternativo alla lotta di classe/contraddizione capitale-lavoro. Pur senza rinnegare le vecchie idee e basandosi sul senno-di-poi – che amiamo usare proficuamente – definiamo come reazionario quest’ultimo orientamento nel contesto attuale. Una posizione “resistenziale” euroNO con contestuale auspicio per l’Italia di un nuovo “8 settembre” obamiano è quanto di più lontano da noi possa esserci nello spazio politico nazionale. Senza contare che l’euro probabilmente andrà a schiantarsi da solo.