I RAPPORTI TRA IL GOVERNO AMERICANO E LA LOBBY ISRAELIANA
(FONTE: Geostrategie.com, trad. G.P.)
Abdel-Alim Mohamad, politologo e membro del centro studi politici e strategici (STOCK) di Al-Ahram, ritiene che le relazioni tra gli Stati Uniti e la lobby israeliana non saranno mai influenzate. Intervista.
Al-Ahram Hebdo: Innanzitutto, come definite la lobby sionista e quale è la sua importanza secondo voi?
Abdel-Alim Mohamad: la lobby sionista negli Stati Uniti è composta da organizzazioni e gruppi di pressione che esercitano un’influenza finanziaria, culturale, politica ed ideologica. Questa si manifesta soprattutto in tre ambiti fondamentali, cioè quello dell’ideologia, strategica e politica, quello della ricerca, scientifica e tecnologica, ed infine quello finanziario, banche ed affari. È da qui che deriva la sua importanza
E’ la lobby israeliana che influenza la politica estera americana o l’opposto?
A: Esistono due pareri diversi sulla questione. Per alcuni, è impossibile che una semplice rete come una lobby possa influenzare un paese così potente come gli Stati Uniti, soprattutto perché non è l’unica lobby esistente nel paese, ma ne ce ne sono molte altre, come quella ispanica. Allora perché questa avrebbe tutto questo potere? Per altri, la lobby sionista possiede realmente un grande potere attraverso il quale può influenzare la politica estera americana. Questi assicurano anche che la presenza di questa lobby negli Stati Uniti è una garanzia per la prosecuzione del flusso petrolifero e la sottomissione degli stati arabi.
E voi quale tra questi due punti di vista sostenete?
A: Penso che ciascuno dei due campi eserciti un’ influenza sull’altro. Senza alcun dubbio, gli Stati Uniti non sono uno Stato facile da trattare, ma allo stesso tempo, la lobby israeliana non è come tutte le altre. Poiché possiede caratteristiche specifiche diverse. Ha la possibilità di intervenire nelle tre sfere fondamentali che possono toccare facilmente la politica americana. Ciò che è sicuro, è che né gli Stati Uniti né gli israeliani sono degli ingenui. Ciascuno di questi due campi sa molto bene dove trovare il suo interesse e non accetterà mai che sia messo in discussione.
Per quale ragione gli Stati Uniti sostengono questa lobby contro gli Arabi? E’ nel loro interesse farlo?
A: La questione è sempre stata posta e tuttavia non ha mai trovato risposte. L’interesse degli Stati Uniti nei confronti degli arabi è ovvio, poiché rappresentano la più grande fonte d’energia del mondo. Forniscono all’America un petrolio di alta qualità ed a prezzi abbastanza bassi, senza certamente dimenticare i grandi investimenti arabi negli Stati Uniti. Questa lobby è quella che spinge per una guerra contro l’Iran e conduce anche una campagna contro Al-Baradei il quale ha dichiarato di non avere trovato prove per condannare questo Stato. La posizione degli Stati Uniti è realmente inspiegabile.
Questa relazione non può essere influenzata dai recenti fatti di spionaggio?
A: La relazione tra i due è sempre stata eccellente e ben armonizzata. Fatti di questo tipo difficilmente possono modificarla, soprattutto dopo l’11 settembre, con le due parti che si sono raccolte attorno ad alcuni principi come lo spregio degli Arabi e dei musulmani guardati come fossero la fonte di ogni distruzione e del terrorismo sulla terra. Dunque, non occorre attendersi che questa relazione cambi anche leggermente. Sì, ma recentemente, molti intellettuali americani hanno criticato le azioni di questa lobby come Steven Walt e John Mearsheimer. Cosa ne pensate?
A: Penso che ciò sia dovuto a molti fattori. In primo luogo, l’opinione pubblica non sopporta l’influenza negativa di tale lobby sulla sua politica estera che è stata implicata in molte questioni. In secondo luogo ci sono i media che giocano un ruolo fondamentale e che aiutano a trasmettere al cittadino americano l’immagine reale di ciò che accade attorno a lui. È ciò che ha spinto questi due autori a criticare la lobby israeliana nel loro studio. C’è anche il ruolo che svolgono le reti internazionali di solidarietà con
Si tratta dunque dell’inizio di una maggiore lucidità degli americani?
A: Sì, perché no? Ma non occorre neppure aspettarsi un effetto immediato. Occorre un grande sforzo, ed a lungo termine.
Fonte: Al-Ahram Hebdo Semaine dal 14 al 20 novembre 2007, numero 688