I SIMILI

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Carlo De Benedetti dà dell’imbroglione a Berlusconi per aver corrotto un giudice. Non è nostra intenzione rettificare un tal giudizio. Tuttavia, è nostro dovere affermare che ci vuole una gran faccia di tolla per additare la pagliuzza negli occhi altrui con una trave conficcata nei propri.
Il Giornale di proprietà del Cavaliere ha provveduto a ricordare a De Benedetti le scorrerie finanziarie che lo hanno reso ricco, oltre all’onta subita della carcerazione agli albori di Mani pulite.
In realtà, c’è di peggio nel curriculum di De Benedetti. Avere approfittato della politica e di amicizie in alto loco per accaparrarsi bocconi prelibati dell’industria di Stato a prezzi “stracciati” prima e dopo Tangentopoli. Ricordiamo la svendita dell’agroalimentare dell’Iri che non si trasformo’ in un regalo vero e proprio solo per l’intervento di Craxi. Inoltre, e’ noto il suo coinvolgimento in quelle trame che, tra varie vicissitudini, condussero alla fine della I Repubblica.
Ne parlava già molti anni fa Paolo Cirino Pomicino, grande protagonista della vecchia classe dirigente: “E’ marzo 1991. Carlo De Benedetti viene a trovarmi al ministero del Bilancio. Mi espone un progetto, che sta elaborando con diversi amici, industriali e giornalisti, per affidarlo poi ad alcuni uomini politici…Il progetto di cui mi aveva parlato De Benedetti nel marzo 1991 prevedeva la sconfitta della Dc alle elezioni che erano in programma per l’aprile 1992. Per questo dopo Cernobbio cominciò una martellante campagna stampa a favore dei partiti che costituivano il nuovo asse, Pds e Pri soprattutto, oltre che a favore della Lega, capace di sottrarre molti consensi alla Democrazia Cristiana nelle regioni del Nord. Purtroppo, però, non andò così: alle elezioni del 5 aprile 1992 la vecchia Dc vinse ancora con quasi il 30% dei consensi (nei successivi otto anni nessuno riuscirà a raggiungere tale livello). E fu tuttavia, subito dopo quel risultato, che agli strateghi della destabilizzazione Scalfari e De Benedetti, innanzitutto, venne l’idea di favorire con decisione la scorciatoia giudiziaria. Bisognava, dunque, dare forza ai pubblici ministeri fornendo loro elementi d’indagine fondamentali, enfatizzare le loro iniziative, pretendere che chiunque fosse colpito da avviso di garanzia rassegnasse subito le dimissioni. Dimissioni da tutto, nel caso anche dalla vita. Ai magistrati in cambio si offrivano popolarità e potere. Fu così che la tenaglia si formò…Nel 1991, però, i poteri forti decidono di abbandonare l’alleanza con la Dc e di stringere un patto con il Pds di Achille Occhetto. In quel momento la sinistra comunista è molto debole e culturalmente allo stremo. La sua debolezza è, però, la sua salvezza. Il mondo che con una forzatura definisco ‘azionista’, guidato operativamente da Carlo De Benedetti ed Eugenio Scalfari, sotto la regale benevolenza della famiglia Agnelli, capisce infatti che è il momento giusto per cambiare cavallo…Il progetto prevedeva che la Dc fosse ridotta a stampella centrista di uno schieramento dominato dall’ex partito comunista…Chi si schierava dalla parte del progetto studiato dalla grande borghesia in cambio aveva l’immunità giudiziaria da un reato comune a tutti i partiti, quello del finanziamento illegale della politica.”
Le cose poi andarono un po’ diversamente, perché il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La gioiosa macchina da guerra di Occhetto, che avrebbe dovuto spianare la strada ai progressisti catto-comunisti, si inceppò e il disegno di portare al governo i nuovi servitori dei poteri forti, esteri ed interni, si concretò per vie molto più contorte e inaspettate.
Il principio di Wundt trovava ulteriore riscontro. Il risultato di trasformare l’Italia in una appendice, priva di autonomia degli Usa e dell’Ue, fu però pienamente realizzato anno dopo anno, governo dopo governo.
De Benedetti è un traditore della patria esattamente come Berlusconi che nel 2011 sacrificò Gheddafi e gli interessi italiani per preservare i cazzi suoi. I due sono cugini (nel senso di Trilussa), qualsiasi epiteto si lancino.