I SOLDI DALL’ESTERO

RUSSIAN PRESIDENT VLADIMIR PUTIN VISITS CHINA

Questo Paese ha perso la memoria. La magistratura che ha dormito per tutta la guerra fredda ora va processando questo o quel partito (sgradito per certe posizioni politiche) o questa e quella impresa pubblica (che tenta di fare gli interessi della nazione e non solo quelli degli americani) in ossequio a principi di pulizia morale che non hanno nulla a che vedere con la giustizia. Con tangentopoli i togati hanno assunto un ruolo invasivo ed ipertrofico che prima si sognavano e lo hanno ottenuto grazie ad interferenze straniere. Gli statunitensi vincenti sui sovietici, all’indomani del crollo di Mosca, decisero di modificare gli equilibri europei. In Italia fu organizzato un golpe a suon di avvisi di garanzia e condanne contro gli “storici” partiti di governo. Il PCI-PDS fu risparmiato perché ormai più atlantista dei democristiani e socialisti messi insieme. Bisognerebbe mettere fine una volta per tutte a questa “anomalia” che produce paradossi autolesionistici come quello dello Stato che processa lo Stato. E’ bene ricordare che i soldi dalle potenze straniere li prendevano e li prendono tutti. Anzi, spesso non si tratta di passaggio diretto di denaro ma di “affari” che coinvolgono importanti player strategici istituzionali che garantiscono commercio e politica estera. Gli “intermediari” che li facilitano fanno un favore a se stessi ma anche all’economia nazionale.

Di più, vorrei ricordare che in tempi passati si era maggiormente uomini di mondo su tali questioni. Cossiga, per esempio, sui finanziamenti dei Sovietici al PCI invitava a non alzare inutili polveroni: perché sarebbe stato “assai strano che l’ Urss non avesse finanziato i comunisti italiani” dato che “partiti occidentali erano finanziati soprattutto dagli Stati Uniti”. Cossiga, inoltre, rammentava, che spesso i servizi segreti italiani “scortavano” a distanza i compagni che facevano la spola tra Roma e Mosca affinché il passaggio di rubli avvenisse in tutta sicurezza evitando guai peggiori. La provenienza “sicura” dei fondi impediva ai comunisti di lanciarsi in forme di autofinanziamento più spregiudicate.

Francesco Cossiga ricordava Poi un piccolo emblematico episodio: «Cossutta è un amico e so che non era una spia, semmai era spiato… Una volta, per avere i finanziamenti dal Kgb per Paese Sera, dovette andare dall’ambasciatore di Parigi, non fidandosi di quello in Italia, che avrebbe potuto riferire a Berlinguer… L’episodio divertente però fu un altro: l’aereo con il quale tornava fu costretto a un atterraggio d’emergenza… Quando, evocando la storia in un’occasione pubblica, Cossutta raccontò: Riparammo a Copenaghen, io lo corressi: No, Stoccolma. Come fai a saperlo?, sbalordì. Eravamo meno fessi di quanto tu pensavi, potetti dire con soddisfazione».

In Italia, ancora oggi, arrivano aiuti da fuori. Li incassano tutti, con modalità e intenti differenti, e quelli che li negano sono solo i più ipocriti. Salutame a Soros.