I VAMPIRI DELLA REPUBBLICA

tremontiBisogna imparare sempre a diffidare di chi ricoprendo ruoli e svolgendo funzioni ai più alti livelli amministrativi, politici, finanziari e culturali parla dei massimi sistemi e li critica in maniera moralistica e astratta. I cosiddetti perimetri relazionali e conflittuali dove questi personaggi si muovono elucubrando direzioni, producendo decisioni, elaborando soluzioni, in quanto soggetti agiti dal potere, in quanto funzionari ligi alle regole, sono il massimo sistema che loro stessi contribuiscono a far operare. Anzi è solo una piccola parte del tutto perché al di sopra, di fianco, in basso, in intersecazione, sovrapposizione, sovraordinazione, sottordinazione, si trovano tanti altri cerchi sovrastrutturali, sottostrutturali, interstrutturali che costituiscono la trama fitta dei poteri e del potere. Esso è uno e plurimo, non ha un profilo perché ha centomila teste, un milioni di volti, un miliardo di gambe e di braccia tenuti insieme da un corpo liquido e fluente. Per questo quando sento parlare di una presunta spectre finanziaria di poche persone che governerebbe il mondo comprendo quanto siamo sciocchi ed impreparati ad interpretare la realtà che ci circonda. Forse la figurazione che più si avvicina al concetto che vogliamo esprimere è quella di flusso studiata dall’economista G. La Grassa, secondo il quale il capitalismo, forma e sostanza dei rapporti materiali che modellano la nostra società, è flusso conflittuale che si dirama in maniera microreticolare precipitando in macroapparati “economici come le imprese o politici e ideologici come Stato, partiti, sindacati, lobbies, associazioni, scuola, media, ecc.” all’interno delle diverse formazioni particolari; sia di queste ultime, trattate nella loro interezza di aree, paesi, ecc. nell’ambito di quella globale o mondiale”. Insomma quel che noi vediamo condensarsi è già risultato di un processo chimico-sociale del quale riusciamo appena ad intuire l’esistenza per via di ipotesi ed approssimazione teorica. Benissimo, capisco che siete storditi ma questo breve ingresso nell’argomento era necessario per togliere la maschera ai buontemponi in abiti della domenica o in stracci popolari che, dai vertici delle istituzioni, hanno osato turlupinarci sostenendo: “”il dogma del mercatismo è suicida” oppure che “Il nostro problema non è creare, come in un progetto di una ingegneria sociale e di mutazione genetica, valori nuovi e post-moderni. Il nostro problema, in una età di crisi universale, è quello di conservare valori che per noi sono eterni. Rispetto al consumismo, noi preferiamo il romanticismo. Non i valori dei banchieri centrali, ma i valori dei nostri padri spirituali”, o ancora “La difesa dell’identità è la difesa delle nostre diversità tradizionali, storiche e basiche: famiglie e “piccole patrie”, vecchi usi e consumi, vecchi valori. Al fondo c’è qualcosa di molto più intenso che una parodia bigotta della tradizione. E’ un misto di paura e di orgoglio, una riserva di memoria, un retroterra arcaico e umorale che negare, comprimere o sopprimere, non solo è difficile. E’ dannoso. Saremo infatti più forti, nel futuro, solo se saremo più ancorati al nostro passato”. Con queste belle parole che rappresentano una narrazione romantica quanto intorpidente della vita ad uso e consumo dei buoni di cuore e dei puri di animo (in molti siamo fatti così purtroppo) il Caro (aspirante) Leader Giulio ci ha preso in giro poichè, da come poi si vede nei prosaici fatti, le finanziarie non le scrive in prosa popolare, né in linguaggio spirituale ma in codice criptato tecnico-economico che depositandosi lentamente mostra i suoi trucchi da ragioniere del sistema che odia i titoli di stato, il ceto medio e i pensionati. Perché nemmeno un colpo ai rentiers, agli sciacalli del grande capitale e alle vestali del mercatismo? Non erano costoro i vampiri che ostacolavano l’avvento di un mondo comunitario e solidale con un piede sulla dura roccia della tradizione e l’altro sul suolo erboso dell’avvenire? Potenza della retorica che quando affluisce come un fiume in piena travolge la ragione e seppellisce l’intelligenza a fini di subdola sofisticazione. Tremonti ci lascia il passato romanzato perché ha deciso toglierci il futuro tanto anelato, quest’ultimo tumulato nei tagli orizzontali alla spesa. Lorsignori fanno cassa dopo averla svuotata. Ed il passato con tutto ciò davvero non c’entra nulla dato che la razzia dei conti pubblici è realmente cominciata nei primi anni ’90. Prima di tangentopoli la situazione non era così catastrofica col debito al 98,5 del Pil. Adesso è al 120% dopo diciott’anni di governi di centro-destra e centro-sinistra post-Mani Pulite. Le responsabilità sono dunque evidenti. Cacciati i ladri di ieri, sono arrivati i ladroni di oggi. Il nostro passato è ancora troppo oscuro per essere introiettato (verrà mai la verità sul quel colpo di mano che distrusse dc e psi?) ed il futuro è già stato ipotecato da una classe dirigente venduta ed imbrogliona. Abbiamo bisogno realmente di un nuovo inizio, senza chiacchiere sentimentali. Ma soprattutto senza di loro.