IL BATTESIMO DI FUOCO DI TRUMP

Mr. Trump- Yellow Tie

 

Donald Trump ha preso contatto col vero potere, quello che insanguina le mani e stermina la gente, sorretto da infimi pretesti o palesi menzogne. Per diventare Presidenti bisognare rinunciare alla propria umanità con un battesimo di fuoco. E’ arrivato anche per The Donald. Noi ve lo avevamo annunciato, già all’epoca del suo insediamento, che l’avrebbe fatto, che al pari dei suoi predecessori, per salvare il mondo dai nemici, avrebbe condannato la sua anima. Ricordate? “The Donald si accollerà, come ogni buon capo di Stato, la sua buona dose di crimini e delitti perché è il leader di un impero non di una sagrestia”. (http://www.conflittiestrategie.it/distruggere-i-politicamen…)
Anche lui, come tutti i Presidenti Usa (e di altre superpotenze che devono difendere lo spazio geopolitico di pertinenza e le sfere d’influenza dei propri paesi) è entrato nel club degli assassini per ragioni di Stato. Era inevitabile che accadesse ma non immaginavamo così presto. L’autorizzazione del Presidente a bombardare la Siria è arrivata quasi inaspettata. La frottola del gas sarin utilizzato da Assad per stanare i ribelli, ma che ha finito per uccidere donne e bambini, è stata fabbricata ad arte (può darsi anche contro il suo volere o tenendolo all’oscuro fino al fatto compiuto) per giustificare l’attacco immediato e modificare qualcosa nello scenario siriano o, persino, nell’approccio generale della sua Amministrazione alle sfide globali. I soliti grandi sapientoni che fanno il giro delle chiese televisive, trovando spazio su tutti media, hanno interpretato il gesto di Trump in ogni modo possibile: è stato un avvertimento alla Russia, alla Cina, all’Europa, alla moglie che lo tradisce, ai figli che lo infastidiscono, agli alieni in procinto di invaderci. Hanno ricominciato a fare il tifo per il prepotente perché è nella loro natura appoggiare il più forte, anche quando ammazza inopinatamente, evitando di farsi domande serie sull’accaduto. Soprattutto, i detrattori di Trump, sia in America che nei Paesi vassalli, hanno messo da parte il loro odio per il populista, sessista, razzista, elogiandone le doti di vendicatore degli innocenti, accoppati dai dittatori criminali, per i quali non c’è e non ci sarà mai nessuna pietà.
Quelli che, invece, non amano l’America ma poco hanno capito delle dinamiche multipolari, attivate dalla perdita di gravità del centro regolatore statunitense nel sistema globale in relativo disfacimento, si sono messi a profetare dell’imminenza di un nuovo conflitto mondiale, scatenato volontariamente da chi ha in mano, nel frangente, le redini delle relazioni internazionali. E’ tipico degli sciocchi proiettare la loro condizione di debolezza psicologica negli altri o negli eventi, ingigantendo le situazioni. Costoro non hanno il senso della storia e della misura. Sono stati lanciati quasi una cinquantina di missili contro una base semivuota (almeno i russi che l’avevano presidiata erano andati via) di cui solo 23 andati a segno, producendo non tantissimi danni. O i pistoleri americani non sanno più prendere la mira o l’atto è stato più che altro dimostrativo. Per quanto possiamo capire, si è trattato di un espediente ad uso interno, finalizzato a ricompattare i poteri americani dietro all’unica figura presidenziale, che deve essere sintesi di tutta la potenza nazionale, soprattutto nell’immagine o immaginario che se ne dà all’esterno. Ultimamente, il conflitto tra gruppi dominanti negli Usa ha superato dei limiti di visibilità (o di invisibilità) pericolosi, con messa a repentaglio della tenuta delle basi stesse della macchina statale ed anche dei suoi principi ideologici sovrastrutturali (ormai in discussione). In qualche modo, occorreva riportare queste diatribe per il potere entro canoni di controllabilità e di gestibilità. Con questa azione di guerra simulata si compie un primo passo in tale direzione. Inoltre, la lotta intestina tra fazioni statunitensi, divenuta fin troppo clamorosa a causa della mancata accettazione dell’esito elettorale da parte dei precedenti assetti clintonian-obamiani, i quali continuano a ricorrere ad azioni destabilizzanti (sostenendo incautamente movimenti di piazza in stile rivoluzioni colorate e dossier infamanti), rischia di lanciare segnali di debolezza al di fuori del Paese. Si tratta di passi falsi che vengono variamente sfruttati dalle potenze revisionistiche antiamericane per farsi largo nelle zone non abbastanza presidiate da Washington. La Casa Bianca non ha più il controllo assoluto della situazione, come era nella recente epoca unipolare oramai alle spalle, ma rimane la prima forza di un mondo in progressivo decentramento. Questa la nostra lettura degli eventi.
Ps. Sulla posizione italiana, rispetto agli eventi siriani, stendiamo un velo pietoso. E’ intervenuto adeguatamente La Grassa. (http://www.conflittiestrategie.it/gli-alieni-tra-noi). Definirli alieni è poco. Sono forme di non-vita prive di qualsiasi intelligenza e autonomia decisionale.