IL CAVALLO DI TROIA
Un tempo sulle alture si ritiravano i saggi incanutiti per contemplare con distacco le miserie collettive, prendendo le distanze dai propri simili che si accaloravano per poco, richiamandoli all’essenziale o agli alti ideali che durano sempre. La loro condizione, ad un passo della fossa, li rendeva insensibili ai compromessi e agli infingimenti di tutta una vita. Chi sta per inabissarsi nel nulla non si preoccupa del giudizio e delle critiche degli uomini da niente. Oggi, invece, ci ritroviamo sull’ermo colle vecchi irrigiditi tutt’altro che assennati, non ancora paghi dei danni commessi in passato, i quali continuano a mortificare lo Stato per portarsi nella tomba tutto il Paese. E dall’ Altezza di una reggenza formale, dove nasce ogni bassezza, vediamo discendere, contro le leggi della fisica e della politica, Monti e Gabinetti tecnici, privi di volontà popolare e di spirito nazionale, ma pregni di truce consenso internazionale. Spesso mi chiedo cosa spinga una persona arrivata alla fine della sua esistenza a comportarsi come un imperturbabile busto di marmo senza pentimenti, come un freddo pulpito granitico senza identità e fondamenta, come un altare contro la patria proprio mentre quest’ultima si disgrega sotto l’azione dei tradimenti e dei voltafaccia di cui diventa persino primo officiatore. Costoro devono avere un protocollo presidenziale al posto del cuore ed un’etichetta istituzionale come coscienza. Siffatte teste di turco e di legno, pinocchi politici senza spina dorsale, non diventeranno mai esseri umani pur essendosi sempre comportati come bambini al cospetto dei Grandi della terra. Il nostro Capo dello Stato non passerà alla storia, perché sarà la storia a passare sopra di lui come una falce non appena gli individui liberi riprenderanno a marciare verso l’orizzonte. Ma è meglio che questa avanguardia di invocati tagliagole si sbrighi ad uscire dalle viscere della grave situazione, poiché l’Italia è da troppi anni sulla graticola e rischia di incenerirsi prima del suo arrivo. Napolitano e Monti sono due rapaci inviati a mangiarci il fegato e l’indipendenza, perché abbiamo avuto l’ardine di condividere il fuoco dell’autonomia con popoli “barbarici” dell’est e del mediterraneo. Invece di questo vero racconto, si sta diffondendo rapidamente, tra i nostri connazionali mortali e smorti, un’altra falsa mitologia, quella secondo la quale i due mostri sacri ci starebbero salvando dall’ira divina dei mercati e delle borse, scatenata dal malgoverno e dalla corruzione del terribile caimano. Respingiamo questo cavallo di troia portatoci in dono da un minotauro, metà ambasciatore americano e metà finto amendoliano, e da un cerbero a tre teste del Bilderberg, della Trilateral e di Goldman Sachs, prima che si troppo tardi. Per portare l’Italia nell’olimpo dei popoli sovrani non si deve ricorrere ai presunti semidei sbucati d’oltreoceano o agli eroi in loden risaliti dall’inferno finanziario, ma agli atti eroici da parte di tutti coloro che non vogliono vedere Roma messa a ferro e fuoco dalle facce di bronzo forgiate negli stabilimenti stranieri.
Monti dichiari in pubblico di aver chiuso coi poteri forti
Per 18 anni il centro-sinistra ha messo in croce Silvio Berlusconi denunciando il conflitto d’interessi, salvo poi rivelarsi tutt’altro che interessato a dirimere questo conflitto perché sarebbe venuta meno la possibilità di identificarsi come «anti-Berlusconi», che è stato l’unico collante che ha consentito al centro-sinistra di restare unito. Nel caso di Mario Monti e del suo governo di banchieri e di tecnocrati il conflitto d’interesse è dirompente e pressoché generalizzato, eppure sembra che non scandalizzi più la nostra classe politica che ha scelto di auto-commissariarsi. Ebbene a noi cittadini italiani interessa assai perché se nel caso di Berlusconi il sospetto era legato al possibile vantaggio personale, nel caso di Monti la conseguenza concerne la perdita della nostra sovranità nazionale e la sottomissione dell’Italia ai poteri finanziari forti che si incarnano nelle istituzioni internazionali a cui lo stesso Monti aderisce con incarichi di responsabilità: Goldman Sachs, Commissione Trilaterale, Gruppo Bilderberg e Moody’s.
A dispetto del diniego di Monti espresso in Parlamento al momento della richiesta del voto di fiducia, noi possiamo documentare che lui fa parte di queste istituzioni. Gli chiediamo pertanto una dichiarazione pubblica in cui Monti affermi di non farne più parte e di non essere in alcun modo vincolato al perseguimento dei lorointeressi che non solo non collimano ma sono in contrasto con l’interesse nazionale dell’Italia che Monti ha giurato di salvaguardare all’atto formale del suo insediamento.
In una brochure pubblicata in occasione della conferenza annuale organizzata dall’Eabis (Accademia europea dell’impresa nella società), svoltasi l’11 e il 12 settembre 2006 presso la sede della Scuola manageriale Sda Bocconi a Milano (http://www.econometica. it/allegati/5th_Colloquium_ Programme_ Brochure. pdf) si elencano le cariche ricoperte da Monti nelle istituzioni che corrispondono ai poteri finanziari forti. Monti fin dal 2005 è consulente internazionale della Goldman Sachs, la più grande e potente banca d’affari al mondo (http:// www2.goldmansachs.com/ investor-relations/financials/cu rrent/annual-reports/2010-arpdf- files/GS_AR10_Allpages. pdf); dal 2010 è membro del Consiglio direttivo del «club Bilderberg » (organizzazione che dal 1954 si riunisce una volta all’anno a porte chiuse e ai cui incontri, protetti da strettissime misure di sicurezza, partecipano, tra gli altri, i presidenti del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e della Federal reserve; i presidenti di alcune tra le maggiori corporation mondiali quali Coca Cola, British Petroleum, Chase Manhattan Bank, American Express, Goldman Sachs, Fiat, Microsoft; vicepresidenti degli Stati Uniti,direttori della Cia e dell’Fbi, Segretari generali della Nato, senatori americani e membri del Congresso, primi ministri europei, capi dei partiti di opposizione, editori e direttori dei maggiori media mondiali); sempre dal 2010 è anche presidente del Gruppo europeo della «commissione trilaterale» (http://www.trilateral. org/go.cfm?do=Page.View& pid=34) altra organizzazione che tiene i suoi incontri in forma strettamente riservata, fondata nel 1973 dal magnate statunitense David Rockefeller, ufficialmente per favorire la cooperazione tra Europa, Stati Uniti e Giappone; Monti nel 2010 risultava membro del «Comitato consultivo di alto livello per l’Europa» di Moody’s, una delle maggiori agenzie di rating al mondo; Monti risulta essere il presidente della lobby belga «Bruegel », un think tank fondato nel 2005 che sta spingendo per l’unione fiscale dei paesi membri dell’Ue (ovvero per un ulteriore trasferimento di sovranità dagli Stati nazionali all’Unione Europea), composto da esponenti di spicco di 16 Stati e 28 multinazionali, alcune delle quali sono frequentatori abituali di altri club privati: Microsoft, Google, Goldman Sachs, Samsung, la Borsa di New York (Nyse), Unicredit. Dal momento che le suddette organizzazioni, le cui riunioni avvengono con la sola partecipazione dei membri e degli invitati e sono rigorosamente interdette agli estranei, esercitano un’influenza ed un condizionamento crescente sull’opinione pubblica e le dinamiche politiche degli Stati nazionali (al punto che secondo alcuni sarebbero ormai quelle le vere sedi decisionali del pianeta, le assemblee legislative essendo ridotte a ruolo di facciata), il fatto che ad esse partecipino, addirittura con ruoli dirigenziali, alti esponenti delle istituzioni non eletti dal popolo italiano ed imposti con metodi ampiamente discutibili, sfruttando situazioni di emergenza create ad hoc dagli stessi soggetti che poi propongono le soluzioni, non può non destare estrema preoccupazione.
Da qui l’esigenza che Monti chiarisca senza ambiguità e reticenze che si è dimesso dagli incarichi ricoperti in tali organizzazioni e, conformemente al giuramento prestato, eserciterà le sue funzioni«nell’interesse esclusivo della nazione». Il conflitto d’interesse è esteso anche a diversi ministri del governo Monti che ricoprivano incarichi in istituti di credito bancario e che mantengono la proprietà delle azioni anche se si sono dimessi dalle loro cariche dopo la nomina nel Governo: Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico e Infrastrutture,era l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Elsa Fornero, ministro del Lavoro, delle Politiche sociali e delle Pari opportunità, è stata vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, ha fatto parte dei Consigli di amministrazione di Telecom Italia, di Pirelli e di Fidia. Piero Gnudi, ministro del Turismo e dello Sport, ha ricoperto la carica di consigliere in Unicredit, in Astaldi e nel Gruppo 24 ore. Piero Giarda, ministro dei Rapporti con il Parlamento, è stato membro dei consiglio di sorveglianza del Banco Popolare. Paola Severino, ministro della Giustizia, è stata il legale di Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Geronzi, Romano Prodi e Giovanni Acampora. Monti sappia che facciamo sul serio.
Non ci accontenteremo delle battute fatte il 18 novembre alla Camera richiedendo il voto di fiducia ( «Di poteri forti in Italia non ne conosco, magari l’Italia avesse un po’ più di poteri forti»). O dichiari pubblicamente di non far più parte dei poteri finanziari forti che hanno realizzato con successo il colpo di Stato finanziario prima in Grecia e poi in Italia, oppure si assumerà le sue responsabilità morali, politiche e legali di fronte al popolo italiano che non avrà titolo per governare.
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