IL CONTAGIO
Il voto greco è servito a scongiurare l’uscita della Grecia dalla moneta unica, ma che risulterà del tutto insufficiente a restituire all’economia greca qualche possibilità di uscita dalla depressione in cui si è infilata da almeno cinque anni. Le possibilità per l’economia greca di rimanere nella zona euro continueranno a rimanere appese ad un filo; lo stesso che condiziona l’intera area euro.
Il problema chiave è rappresentato dalla Spagna e dal dissesto delle sue banche. I cento miliardi stanziati, qualche settimana fa, sono un palliativo perché manca una gestione a livello europeo, e che dietro impulso della Germania, si sono preferiti meccanismi nazionali di salvataggio; fu un errore epocale che ebbe effetti disastrosi su molti paesi a partire dall’Irlanda. E da qui che prese le mosse quel circolo perverso tra crisi bancarie e crisi dei debiti sovrani che ha dapprima travolto piccoli paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo, e minaccia la solvibilità di due grandi paesi come Spagna e Italia.
L’esito del summit europeo (27 giugno) va giudicato, si dice, positivamente. Le aree d’intervento al centro del negoziato riguardano, in funzione delle priorità: 1)dissesto delle molte banche europee; 2) l’eccesso dei debiti sovrani; 3) la fase di recessione-ristagno dell’economia europea.
In tema di dissesti bancari è emersa la necessità di una unione bancaria che consenta una supervisione del credito per la gestione della crisi e per fermare “le corse agli sportelli” con l’utilizzo del Fondo europeo di salvataggio che va usato per ricapitalizzare le banche direttamente anziché passare attraverso gli stati; ciò è stato comunque rinviato al momento dell’attivazione dei meccanismi di sorveglianza. Ne si sa se tutto questo sarà sufficiente a spezzare la spirale tra la crisi del debito sovrano e quella del sistema bancario.
Per quanto riguarda il secondo punto, “l’eccesso dei debiti sovrani”, l’obiettivo è di mettere al riparo soprattutto i debiti di Spagna e Italia da effetti speculativi “a breve”, creando una adeguata diga “antispread”. Un aspetto cruciale, ancora tutto da chiarire, con dichiarazioni contrastanti tra la Merkel e Monti che lasciano interdetti e dimostrano che la partita è ancora aperta.
Per ultimo la parte del summit riguarda “ la crescita”. E’ composto da investimenti in infrastrutture (120 miliardi) nel campo dei trasporti, tecnologie digitali e l’energia. Investimenti di indubbia necessità ma troppo pochi per avere una loro efficacia ai fini di un rilancio per una effettiva crescita, in grado perciò di invertire il processo di recessione in Europa. E’ necessario che gli aumenti di deficit di Bilancio per una diminuita attività economica, non siano corretti attraverso ulteriori restrizioni (come è stabilito nel nuovo Patto di stabilità e di crescita). In caso contrario si approfondirà sempre più l’attuale fase recessiva e di profonda depressione come è avvenuto per la Grecia e potrebbe accadere, in un processo irreversibile, anche per l’Italia.
GIANNI DUCHINI, luglio 2012