(sull’articolo “A volte… ritornano” apparso sulla rivista Contropiano)
Negli ultimi giorni si sono verificati alcuni attacchi molti strani e “speculari” (se non addirittura concordati, data la tempistica eccessivamente coincidente delle invettive rese pubbliche da questi gruppi) contro una sedicente “zona” o “area” grigia di rossobrunismo che starebbe infiltrando “la rivoluzione” (ma come, c’è la rivoluzione? avrebbe detto il beffardo Gaber) con lo scopo di depotenziare la validità di un fantomatico punto di vista di “classe”. In realtà, si tratta dei soliti morsi da morti viventi provenienti da certi ambienti “passatisti” i quali, nell’ossificazione della scienza marxista, trovano ancora midollo da spolpare per riprodursi, perlomeno, come casta che guadagna credito editoriale. Eppure, noi che proveniamo dalla stessa tradizione marxista, abbiamo mostrato gentilezza nei loro confronti ed interesse per il loro lavoro, consci come siamo di trovarci in una fase molto difficile, all’interno della quale è forse possibile fare alcune ipotesi teoriche (per il breve periodo) ma senza avere l’assurda pretesa di sistematizzare un impianto “dottrinale” valido per le “osterie del futuro”. Qui uso impropriamente la prima persona plurale ma dovrei utilizzare la terza singolare, in quanto, in verità, il merito di questi tentativi di svecchiamento del marxismo (a partire dal sopravanzamento teorico del conflitto Capitale/Lavoro che è rispondente ad una logica redistributiva più che alla sovversione tout court dell’ordine costituito) è soprattutto di Gianfranco La Grassa, un signore che meriterebbe certo più rispetto da parte di questi inutili inquisitori, per la sua storia personale e intellettuale. In primo luogo, non si può criticare qualcuno non prendendosi nemmeno la briga di leggere quello che scrive e, soprattutto, sarebbe il caso di prestare maggiore cautela prima di confondere una proposta politica seria ed argomentata con la mera riproposizione di vaniloqui liquidazionisti o, peggio ancora, parafascisti. Da questo punto di vista è davvero dilettantistico far coincidere una “finzione teorica”, qual è quella della Terza Forza, con un’assonanza (la Terza Posizione) che rimanda al recente passato eversivo (di estrema destra) della storia italiana. Si tratta di un’operazione moralmente sporca e intellettualmente deprecabile, che serve solo ad innalzare un muro di paralogismi a tutela di posizioni e di categorie ormai vetuste e indifendibili (perché non spiegano più nulla dell’attuale formazione globale capitalistica). Ma andiamo per ordine. Secondo i suddetti inquisitori ci sarebbe una tendenza modaiola nella perorazione di un (necessario, almeno per noi) superamento delle categorie politiche di “destra” e di “sinistra”. Errato! Qui si vuole solo ristabilire una verità storica inconfutabile, e cioè quella che i comunisti, da che mondo è mondo, non sono mai stati di sinistra. Anzi, i comunisti hanno sempre disprezzato questo luogo di sintesi nefasta delle contraddizioni di classe, dove il peggior revisionismo borghese è riuscito a sussumere e neutralizzare le istanze di cambiamento sociale delle classi sfruttate. Invece, da tale bestialità questi signori ne traggono addirittura un’equazione (sinistra=comunista) la quale non fa altro che attestare la loro incapacità di uscire da certi schemi stantii che olezzano di vecchiume quanto la loro ortodossia. Inoltre, la preservazione del loro “punto di vista di classe” è solo lassallismo puro, perché era Lassalle e non Marx a sostenere che di fronte alla classe operaia tutte le altre classi sono reazionarie. E così che, ancora una volta, come diceva il grande Bettelheim, laddove mancano i concetti arrivano le parole. Un fiume di parole sulla “mutazione genetica” derivante dal prevalere di una concezione spettacolarizzata della società e sulla visibilità mediatica che soffoca i contenuti realmente rivoluzionari ecc. ecc. Naturalmente, lorsignori che hanno capito tutto della sussunzione comunicativa e della de-ideologizzazzione odierna (che è solo una delle tante ideologie performative di questa fase capitalistica) pretendono di salvarci tutti quanti con il ritorno ad un primigenio ordine religioso, quello dell’immutabilità del verbo marxiano. Ma per essere più accattivanti condiscono l’ortodossia con il registro linguistico situazionista, ed ecco che spunta la frase ad effetto: “il potere è quasi autistico e un potere fine a sé stesso che si identifica solo col proprio dominio, senza dialogo e reazione col mondo esterno (…) ammette solo l’immagine (sottolineatura mia) che vuole dare di sè” ecc. ecc. Indubbiamente una bella frase che serve a sorreggere la loro argomentazione ma che dice poco sull’attuale articolazione del potere capitalistico. Insomma, vedrete che fra 100 anni questa frase stimolante manterrà ancora tutto il suo fascino perchè, come dire, la sua forza sta nell’essere talmente assoluta da segnare una distanza incolmabile (un’impossibile determinazione a causa della sua natura metafisico-culturale) rispetto alla temporalità delle umane questioni.
Questa è la parte più alta della vostra invettiva perché subito dopo si arriva al grande calderone delle posizioni rossobruniste nel quale fate rientrare un po’ tutti quelli che non la pensano come voi. Non parliamo poi del “documento” dei CARC che ha trasformato un singolo individuo (il comunitarista Neri) in una categoria del pensiero per sferrare un attacco verso terzi (e qui non entro nella tenzone perchè il campo antimperialista si difende benissimo da solo). Non voglio prolungare la polemica perché davvero non ce n’è bisogno, ma da questa diatriba viene fuori un’urgenza improcrastinabile: una lotta anticapitalistica seria, condotta su basi teoriche nuove non potrà fare a meno di sbarazzarsi di tutti i fantasmi del passato, siano essi rossi o neri.
Infine, certe accuse pesanti andrebbero firmate, ci si dovrebbe assumere sempre la responsabilità di quello che si dice, altrimenti si è solo persa un’altra occasione per tacere. Se fossero stati più attenti, questi di Contropiano, avrebbero visto che sulla rete (Indymedia) si parla di loro come nazisti. Al mio paese si dice che chi sputa in aria si sputa da solo.