Il DEFAULT EUROPEO
Il recente DEF (Documento di economia e finanza) ribadisce che l’amara medicina dell’austerità non ha alternative nell’attuale contesto europeo. La lettura dei dati del DEF ci segnala la spirale recessiva difficilmente controllabile perché alimentata da una perversa interazione tra austerità fiscale e recessione: a fronte della previsione di un “ avanzo primario “(1) del 3,6 per cento, c’è l’altro aspetto negativo, il rovescio della medaglia, negli effetti simmetrici di una iniezione di dosi massicce di austerità di marca europea; le previsioni di caduta del Pil del 1,2 per cento è dovuto alle manovre restrittive adottate nel nostro paese con misure di correzione che saranno pari a circa 49 miliardi solo quest’anno. Nelle recessioni le entrate diminuiscono e le uscite aumentano automaticamente; è una trappola in cui ci siamo infilati e che fa si che gli effetti recessivi indotti dalle politiche di austerità peggiorino deficit e debito pubblico vanificando i potenziali miglioramenti legati a queste stesse politiche e a questo punto lo spread peggiora senza sosta chiudendo il circolo vizioso.
E’ grazie ad una politica di dominio che gli Stati Uniti, pur avendo un debito maggiore del nostro, abbiano acrobaticamente salvato le loro banche stampando tonnellate di nuova moneta per pagare i loro debiti e vantare tassi di interessi allineati a quelli della Germania(2) che è l’unica che trae tutti i vantaggi a stare nell’Eurozona ed godere con ciò il vantaggio di avere un proprio “prestatore di ultima istanza”. Che non è la Bce (Banca Centrale Europea) a svolgere questo ruolo e non certo nella stessa misura della Fed o Bank of England. I veri “prestatori” della Germania è tutta Eurolandia dalla quale defluiscono ingenti capitali prendendo la strada dei Bund. Tutto ciò ovviamente, aiuta a mantenere bassi i tassi e facilita gli investimenti in Germania.
Per il Fmi nel triennio 2011-2013, il nostro paese avrà il più alto avanzo primario del sistema occidentale, due volte e mezza superiore a quello della stessa Germania. Eppure i mercati, le agenzie di rating, gli investitori e gli spread scuotono l’intera Europa (Germania esclusa) non il dollaro e la sterlina. E fintanto che la Germania continuerà ad attrarre capitali avvantaggiandosi delle crisi altrui l’incantesimo non si spezzerà.
Da questa visione economicistica non ci si scolla nemmeno di una spanna. Si continua a gridare contro una Germania rea di una “situazione europea” dimenticando la causa principale dell’origine del default dell’intera Europa; una causa che va ricercata nel ruolo svolto dagli Usa quali attori primari di un gioco complesso in cui voler collocare un mosaico di solidarietà pelose tra i vari interessi nazionali. Oggi abbiamo a che fare con dei personaggi grigi che applicano regole dettate da chi realmente decide, in genere dall’estero. Il divide et impera operato dai sedicenti poteri forti che sono quelli del tipo dei “cotonieri” postisi in netta subordinazione con il sistema dei predominanti centrali statunitensi, i quali vogliono creare una filiera di gerarchie subdominanti per l’intera area europea.
DUCHINI GIANNI maggio 2012
(1) L’avanzo primario è la somma disponibile per pagare gli interessi sul debito pubblico (Bot, Cct) ed eventualmente per ridurre questo debito.
(2) Nella stessa situazione privilegiata si trova la Gran Bretagna.