Il “Fronte Repubblicano” contro il Fronte Nazionale di A.Terrenzio
C’era da aspettarselo. Al ballottaggio delle elezioni regionali francesi, Repubblicani e Socialisti si sono alleati di nuovo, come nelle Presidenziali del 2002 e nelle Europee del 2014, per sbarrare la strada all’ascesa del FN di Marine Le Pen.
Dopo lo strepitoso, ma non inaspettato, successo di Marine e Marion al primo turno, al ballottaggio Il FN non riesce a conquistare nessuna delle sei regioni dov’era in corsa.
Questo, grazie all’alleanza tra Ump e Socialisti che pur di tutelare l’ordine costituito, hanno mostrato la perfetta complementarietà di queste due formazioni, entrambe tenaglie del sistema neoliberista.
Decisivi, nella determinazione del risultato, i voti dei francesi residenti all’estero (+25%), mobilitatisi in massa per impedire la vittoria del FN; tutti uniti per tutelare “l’ordinamento democratico antifascista”. Tale classe di elettori, cosmopolita e benpensante, ha risposto come il cane di Pavlov agli appelli contro il pericolo dilagante del populismo dell’estrema destra.
Il Ministro degli Interni Valls ha persino richiamato lo spettro di una “guerra civile”.
La stampa liberal-progressista e politicamente corretta francese ha amplificato tali paure.
Il cretinismo degli intellò ripeteva:”La Francia si fascistizza, per paura del fascismo dell’Isis”.
Tuttavia, un francese su tre ha votato il partito di Marine Le Pen.
Eppure, è stato proprio Hollande, dopo gli attentati, ad invocare una sospensione della democrazia con le leggi speciali. Ma i fascisti sono i lepenisti per il circo mediatico dominante!
Il Fn ha smascherato la farsa democraticistica, che come dice La Grassa è un mero sondaggio di opinioni, mostrando la trasversalità’ del Partito Unico Repubblicano.
Ma chi dà veramente voce ai tartassati e vituperati dal sistema, come gli operai delle regioni deindustrializzate del nord, i piccoli agricoltori impoveriti delle normative europee, i disoccupati e i precari è il Fn, non i socialisti né la destra moderata di Sarkozy. Il FN e’ anche il movimento più votato tra i giovani dai 18 ai 24 anni.
Il filosofo A. De Benoist, cosi’ descrive lo spostamento delle masse popolari verso la destra identitaria francese: “ Il popolo non si riconosce piu’ in una sinistra che ha sostituito l’anticapitalismo, con un simulacro di ‘antifascismo’, il socialismo con l’individualismo radical chic e l’internazionalismo con il cosmopolitismo o ‘l’immigrazionismo’, prova solo disprezzo per i valori autenticamente popolari, cade nel ridicolo celebrando al tempo stesso, il ‘meticciato’ e la ‘diversita’’, si sfinisce in pratiche ‘civiche’ e in lotte ‘contro tutte le discriminazioni’ (con la notevole eccezione beninteso, delle discriminazioni di classe) a solo vantaggio delle banche, del Lumperproletariat e di tutta una serie di marginali. Non e’ sorprendente nemmeno che il popolo, cosi’ deluso, si volga frenquentemente, verso movimenti descritti con disprezzo come ‘populisti’ (uso peggiorativo, che manifesta un evidente odio di classe)”.
La ‘’sinistra’ non ha più’ niente da dire alle soggettività spremute dall’euroamericanismo perché di quest’ultimo è sponsor servile.
Tuttavia, l’intellighenzia francese più sana, da Eric Zammour a Micheal Onfray da Regis Debray a Finkelkraut da Jean Claude Michea a Huellebeque, si è opposta ai diktat del “politicamente corretto” avviando una critica radicale al modello di integrazione francese, morto ben prima dei fatti tragici di Parigi.
Se il risultato delle urne non premia il FN, a causa del sabotaggio del Partito Unico della “République”, domina però la consapevolezza, da parte di chi detiene il potere, che tale gioco non potrà’ protrarsi all’infinito.
Vedremo se il FN saprà riprendersi da questa mezza batosta senza farsi omologare. Scopriremo presto se il movimento della Le Pen è il classico fuoco di paglia oppure se, dagli errori commessi, saprà maturare per proseguire nella giusta direzione, che non è (solo) quella dell’affermazione elettoralistica.