IL LATO OSCURO DI TREMONTI di G. Duchini
La mistura italiana, che convive tra ipocrisia e delinquenza politica, è stata improvvisamente pietrificata da una forza oscura che incombe da anni sulla nazione; una rappresentazione politica resa ancor più cupa, dagli accanimenti giudiziari nei confronti di un governo in situazione di stallo, ormai prossimo ad una debacle; oltre ad una attesa di qualche input d’Oltreatlantico per la formazione un di “Governo Tecnico”, da presiedere pro tempore.
Nel frattempo, si consuma una sordida schermaglia, per i vincoli del debito pubblico italiano, tra Tremonti e Jean Claude Junker Presidente “dell’Eurogruppo” finanziario, e già Governatore della Banca Mondiale e del Fmi: uno scenario surreale intra-europeo che viene alimentato dai mille fili finanziari americani presenti in Europa.
I vincoli del debito europeo sono imposti e controllati – a vista contabile- da fedeli esecutori, veri e propri scherani, costituiti da un insieme di personale politico-giudiziario; l’idea schumpeteriana del “Credito per l’innovazione”, se vincente in Usa, è lettera morta in Europa, per la presenza di una corposa penetrazione americana, postasi di traverso all’Europa, con i suoi interessi sovranazionali; più semplicemente, mastodontiche burocrazie teleguidate per azzerare ogni sovranità statale e politica che si ponga come ostacolo a questo disegno.
L’oggetto del contendere, nel cosiddetto rientro del debito pubblico entro i parametri di Maastricht, fa parte di questo programma chiaro nei suoi intenti politici, che viene svolto in Italia, con diligenza certosina, da un campione europeo della contabilità, tra i più famosi e rappresentativi, delle agenzie politiche Usa presenti in Europa, nella persona di Tremonti; Il quale oltre a essere Ministro dell’Economia e del Tesoro è anche Presidente “dell’Aspen” insieme ai due (vice), Elkan (Presidente Fiat) ed Enrico Letta ( Partito Democratico). L’Aspen è una agenzia statunitense che opera da tempo in Italia (Roma), attraverso un attento monitoraggio politico, (ri)chiamando a raccolta, nei suoi convegni, i massimi esponenti della finanza e del sistema partitico italiano, tutti indistintamente, dalla destra alla sinistra, per fare il punto di una situazione, sempre più fluida; ed i cui obbiettivi sono inscritti nei suoi programmi: individuare anzitutto gli “interessi nazionali”; e dove, per interessi – si deve intendere – solo quelli che possano essere subordinati agli Usa, come la difesa ad oltranza della “Grande Finanza-Industria Decotta”.
Sotto la lente politica dell’Aspen si discute di tutto, da una modifica dell’art 117 del rapporto tra Stato e regioni per un varo di un federalismo fiscale, a fantomatici “Patti di convergenza” per individuare “punti di equilibrio tra sovranità nazionali e devoluzione di competenze a livello europeo”. Insomma si discute di tutto quello che può riguardare l’autonomia politica di ciascun paese, sino a spingersi sugli effetti della crisi americana sulle economie occidentali, mettendo con ciò la parola fine al tipo di modelli di crescita europeo, compreso il sistema Welfare, con delle surreali proposte, volte a trovare la panacea di tutte le crisi del capitalismo: la mitica “ democrazia di mercato”.
Ma la proposta più interessante riguarda le modifiche costituzionali, proposte nei convegni dell’Aspen, come la “Riforma del Governo e del Parlamento”, in paradossale sintonia con la paventata Riforma Elettorale del “Proporzionale”, così come vanno conciando gli sgangherati alfieri della sinistra, con l’obbiettivo dichiarato di voler abbattere l’odiato dittatore (Berlusconi); e con una conseguenza, non da poco, inuna frammentazione politica, ulteriore, di una miriade di partitini che vanno ad aggiungersi all’attuale accozzaglia parlamentare; una contrapposizione che se vincente, al blocco politico tenuto finora da Berlusconi, può garantire finalmente una ingovernabilità dell’Italia, da consolidarsi come<processo storico costitutivo>.