IL MOVIMENTO 5 STELLE E’ GIA’ ALLO STALLO

logo M5S_q

 

Quando l’ortottero invita gli italiani a darsi all’orto si scava la fossa da sé. E’ riassumibile così la parabola infelice dei grillini che sono stati sulla vetta della Repubblica l’espace d’un matin, giusto il tempo di frinire e poi sparire. Il grillo travestito da piumato sentiva di essere diventato il re del pollaio ed, invece, è stato infilzato allo spiedo. Al prossimo canto del pollo non si conteranno più i tradimenti.

In realtà, la politica non può essere affidata a dilettanti guidati da un comico allo sbaraglio che nella sua vita di saltimbanco ha detto tutto ed il contrario di tutto, sostenendo posizioni contraddittorie e cangianti a seconda delle mode, dall’odio per i computer ai microchip sotto la pelle. Forse andrà bene per lo show e per l’incasso suo ma è indifferente per le casse pubbliche.

I vessilliferi dell’onestà tirannica e dello scontrino assassino ci hanno messo pochino a dilapidare i voti di protesta che avevano catalizzato nelle precedenti legislative ed hanno finito per perdersi nel giardino angusto delle amministrative dove conta più la stretta di mano che gli insulti da villano.

In ogni caso, con un tale livello di astensione c’è poco da festeggiare per chiunque poiché l’umore nero dei connazionali continua a sventolare lungo tutto lo stivale, lasciando presagire una disaffezione senza limiti.  Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è in un certo senso eccellente in quanto non si arresta l’ondata di discredito popolare verso coloro che continuano a perdersi in chiacchiere vacue e consunti distintivi partitici, divisivi o meno.

Dalle stelle allo stallo fino alle stalle il passo è stato, dunque, greve, i movimentisti di Beppe hanno dimezzato i voti perché i loro programmi sono un ritornello di lamentale e di lagnanze che non aprono concreti spiragli di rinnovamento e di cambiamento del clima politico e di quello economico nazionale.

Non si può basare ogni campagna elettorale sulla moralità da ripristinare e sul confronto democratico da rilanciare, laddove ciò che il cittadino vero auspica, in questo periodo particolare di crisi, è un conforto economico e sociale. Sarebbe bastato studiare Benedetto Croce anziché inseguire le ubbie di J. Rifkin, rifilate da Casaleggio e dal suo sodale barbuto del dileggio, per mangiarsi la foglia.

Il filosofo napoletano avvisava di non confondere lo Stato con l’oratorio perché “un’altra manifestazione della volgare inintelligenza circa le cose della politica è la petulante richiesta che si fa della «onestà» nella vita politica. L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago, composto di onest’uomini, ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese. Entrerebbero in quel consesso chimici, fisici, poeti, matematici, medici, padri di famiglia, e via dicendo, che avrebbero tutti per fondamentali requisiti la bontà delle intenzioni e il personale disinteresse, e, insieme con ciò, la conoscenza e l’abilità in qualche ramo dell’attività umana, che non sia peraltro la politica propriamente detta: questa invece dovrebbe, nel suo senso buono, essere la risultante di un incrocio tra l’onestà e la competenza, come si dice, tecnica. Quale sorta di politica farebbe codesta accolta di onesti uomini tecnici, per fortuna non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo. Tutt’al più, qualche volta, episodicamente, ha per breve tempo fatto salire al potere in quissimile di quelle elette compagnie, o ha messo a capo degli Stati uomini e da tutti amati e venerati per la loro probità e candidezza e ingegno scientifico e dottrina; ma subito poi li ha rovesciati, aggiungendo alle loro alte qualifiche quella, non so se del pari alta, d’inettitudine”. Vous avez bien compris?

Il florilegio di minchiate che dovrebbe illuminare le coscienze a km0 costringe purtroppo il cervello alle emissioni incontrollate d’idiozia. Come quella volta che fu introdotta dal capitano genovese una Biowashball nella lavatrice per fare il bucato senza usare detersivi. Bravo, bene, bis. Manco per niente! Bucò il video ma fece un buco nell’acqua. La bolla di sapone gli esplose in faccia perché il rimedio ai mali dell’inquinamento da panni sporchi era una cialtronata e fece infuriare la massaia di Voghera che ci aveva creduto. E che dire del PC preso a martellate in quella fase della sua esistenza in cui credeva che il demonio fosse un coacervo di byte e di pixel. Con quel diavolo in seguito ci strinse un patto ed imbrigliò nella rete tanti giovani volenterosi che però non avevano capito nulla del suo opportunismo. Ora pare che il contratto con Belzebù sia scaduto. I grilli se ne vanno ma gli arrabiati restano con gli stessi problemi di prima.