IL NECESSARIO FUNERALE AL SOVRANISMO
Sono definitivamente naufragate le speranze populiste e sovraniste in quanto alternative alla visione dei rapporti di forza dominanti, cosiddetti globalisti. Anzi, anche se col senno di poi ma non troppo, more solito nella Storia, possiamo infine affermare che le suddette alternative all’ideologia delle classi dirigenti, in primo luogo europee, quelle più sottomesse agli Usa, puntavano a creare nuove sponde subordinate, in virtù dell’emergere negli Usa di gruppi di potere opponentisi all’establishment democratico-neocon. Sovranismo e populismo non sono nati dal basso ma, come sempre accade, dall’alto anche se, inequivocabilmente, il ricorso a parole d’ordine e principi opposti a quelli della “società aperta” sono stati finalizzati a scomporre e ricomporre masse d’urto popolari da coinvolgere nella lotta tra vecchi potenti ed emergenti ostili ai primi.
Il popolo serve sempre e sempre serve gli interessi delle classi superiori che confliggono per la supremazia. Questo non significa, che un “padrone” valga l’altro poiché viviamo una fase di transizione epocale che è disgregazione di un ordine ultrasettantennale, gioco-forza stiamo entrando in un periodo di ristrutturazione degli assetti mondiali e nazionali, quindi è auspicabile che il timone del comando sia preso da vertici politici e statali che abbiano in mente un orizzonte strategico rivoluzionario, soprattutto a livello di singoli Paesi.
I fenomeni che avvengono nella potenza predominante si irradiano nelle sue sfere d’influenza ma occorre essere bravi a non adeguarvisi semplicemente (populismo e sovranismo erano solo questo ricalcare le tenzoni/tensioni americane) quanto ad approfittare dello scollamento oltreoceanico per smarcarsi progressivamente da questo. Occorrono soluzioni specifiche elaborate internamente (abbiamo degli episodi da citare, anche se finiti male, per quanto ci riguarda come italiani) per agguantare il flusso degli eventi e condurlo a nostro favore. Per questo mi fanno ridere i sovranisti europei per Trump, i quali sono stati degli utili idioti, almeno da un certo momento in poi, essendosi dimenticati che il “sovranismo trumpista” era pur sempre una delle due facce della medaglia coniata comunque a Washington. Averli visti sbraitare per la frode elettorale contro il tycoon newyorkese è stato al contempo uno spettacolo spassoso e penoso. Quel che invece dovrebbe interessarci come italiani ed europei è il logoramento degli Usa tra queste fazioni instabili che unito all’affermazione di altre potenze sullo scacchiere planetario accelerano l’avvento del multipolarismo. Fare il funerale al sovranismo è, dunque, necessario per riconvertire le nostre energie verso qualcosa di più utile alla causa che resta sempre l’autonomia nazionale preludio ad una piena indipendenza. Società aperta e società ristretta si annichiliscano pure a vicenda, a noi interessa la potenza italiana ed europea guidata da una idealità ancora da farsi eppure urgentissima. Non c’è da ridere su questo perché quel che ancora non si vede non è detto che non esista o non esisterà essendo presente, sin da ora, la sua necessità. La lontananza dell’avvenire ci sta accanto. Gianfranco la Grassa la chiama la presenza attuale dell’assenza: “…è proprio l’assenza la determinante essenziale del nostro modo d’essere e d’agire. L’assenza è essente, si sta manifestando e realizzando e producendo i suoi effetti, malefici o benefici… L’assenza è proprio effettuale, determina influssi e avvia processi. La si vive profondamente, il proprio animo ne è forgiato e la propria individualità vive e agisce in questa “realtà” ben consolidata, ben radicata. Ciò vale per il singolo individuo come per determinati gruppi sociali che si vanno strutturando e organizzando proprio in base ad un’assenza, ad un “non c’è”.
Quello che non c’è, anche se lo sentiamo dentro la nostra testa, nelle nostre idee, ci guiderà nella costruzione di un futuro indispensabile, il quale pure “scarterà” dalle nostre intenzioni per accadere come vuole, più o meno vicino a quanto da noi auspicato. Ma occorre avere testa e passione anche solo per verificare “in futuro lo scarto del futuro” rispetto alle nostre azioni/intenzioni, in quanto in totale mancanza di ciò, se costantemente inattivi, il futuro si manifesta esclusivamente come spaesamento. Il Futuro, se lo pensiamo, ci può stare vicino o lontano, ma per l’appunto “ci sta”, se, invece, non lo pensiamo affatto e non agiamo per esso, può verificarsi soltanto come smarrimento. Quindi, registriamo quest’altro errore “sovrano” e correggiamo il tiro. Nessuno straniero verrà ad aiutarci se non per sobillarci contro la nostra casa. La nostra casa è ancora abitata da amici dello straniero nelle cui vene scorre il nostro stesso sangue. Teniamo almeno a mente queste semplici verità che ci aiutano ad individuare i veri nemici da combattere e non facciamoci distrarre da certe manovre diversive di tipo economico con le quali i nostri nemici puntano il dito contro i loro nemici che possono diventare nostri amici. Non dobbiamo dar retta a chi sostiene che i cinesi si stirano comprando le nostre vite o a chi dice che i russi ci vogliano “ridurre alla canna del gas”. Abbiamo alle spalle i fucili puntati degli americani, siamo ancora, dopo settant’anni e passa, sotto la loro occupazione. Il resto è fuffa da sovranisti passati di moda.