IL NOSTRO PROGRAMMA
Il saggio scritto da La Grassa ed intitolato “Per una linea di condotta” condensa esplicitamente quelle che sono le posizioni teorico-politiche del blog in questa fase storica. A grandi linee possiamo definirlo il “Nostro Programma”.
Affermiamo subito che mentre non siamo più disposti a perdere tempo dietro i vecchi dogmi della teoria comunista e veteromarxista – ancora impastoiata nella centralità della conflittualità capitale/lavoro (con tale contrapposizione che viene interpretata come quella decisiva per una possibile trasformazione sociale), essendo a noi chiaro che detta dinamica è, invece, intrinseca alla stessa riproduzione capitalistica – il nostro discorso si focalizza specialmente sugli aspetti della potenza e della geopolitica all’ingresso di una nuova epoca multipolare.
La crisi economica in corso, quale “verità superficiale” dello scompaginamento del campo di forze in cui è strutturata la formazione capitalistica globale, rende sempre più evidenti le defaillances del Paese predominante, quello dove è nata la formazione dei funzionari privati del capitale che ha sostituito il capitalismo borghese di matrice inglese. Gli Usa, a partire della seconda guerra mondiale, hanno così influenzato tutta un’area, esercitando la propria egemonia (militare, politica, economica, culturale) in maniera quasi esclusiva. Tuttavia, gli americani si trovano ora a fronteggiare altre aree (euroasiatica in primis) ed altri Paesi intenzionati a mettere in discussione la sua preminenza.
La comprensione delle molteplici direttrici strategiche in ambito geopolitico, quelle che stanno accendendo e determinando conflitti sempre più acuti tra agenti dominanti di diverse formazioni sociali, diviene di vitale importanza laddove si punta a comprendere e, possibilmente, a governare i processi di cambiamento che ne conseguiranno.
Sotto questo aspetto, la sedimentazione di masse critiche sociali capaci di indirizzare la propria azione, in primo luogo, alla preservazione degli interessi strategici della formazione nazionale nella quale si trovano ad operare diviene un obiettivo fondamentale per i dominati. E’ nel saldamento di siffatto contesto storico che quest’ultimi avranno l’opportunità di ricavarsi spazi e margini di manovra. Al di fuori di tali presupposti c’è solo la subordinazione più abietta al paese che guida incontrastatamente, da più di 50 anni, l’area occidentale.
In questi termini va perciò inteso il nostro appoggio alle imprese strategiche italiane e ai gruppi dirigenti (in questa fase ancora non compattati e troppo esigui) che si faranno portatori di detti interessi indipendentisti. Il nostro “nazionalismo” non ha pertanto nulla a che vedere con ciò che storicamente questo termine può richiamare alla mente.
Su queste posizioni, già abbastanza definite, discuteremo con gli amici che ci seguiranno a Pescara.