Il nuovo triumvirato dell’ISI


Arnaud De Borchgrave Washington (UPI) 03 Marzo 2008
L’Afghanistan, il principale campo di battaglia nella guerra al terrore, è stato trascurato dalla guerra in Iraq e dalle priorità in effettivi ed equipaggiamenti.
Al-Qaida è stata battuta dalle forze USA in Iraq – ma l’Iraq non è mai stato il problema. Sotto Saddam Hussein, al-Qaida non era benvenuta in Iraq. Dopo l’invasione USA, l’Iraq divenne una forza moltiplicatrice per i cosiddetti guerrieri blasfemi provenienti dai paesi mediorientali – soprattutto Arabia Saudita – e dai ghetti Mussulmani Europei. Parecchie centinaia di volontari di al-Qaida sono stati uccisi – o sono tornati a casa. Ma la casa madre di al-Qaida e dei Taliban era ed è il fiabesco acronimo per la Federally Administered Tribal Area – FATA – del Pakistan, circa sette fieramente indipendenti “agenzie” tribali, sotto la nominale sovranità del Pakistan, che forma, assieme al Baluchistan (una delle quattro province del Pakistan), il confine di 1400 miglia con l’Afghanistan.
Abiatte da tribù Pashtun fieramente indipendenti, in cui le donne sono così arretrate, che solo il 2 percento può scrivere e leggere e i loro uomini sono poco meglio, al 20 percento, il territorio è uno dei più inospitali del mondo. Montagne che sfiorano i 5000 metri, intersecate da profonde gole, burroni e deserti che forniscono un sicuro santuario per i campi di addestramento di al-Qaida e dei Taliban, così come anche ai terroristi più ricercati al mondo. Per le tribù Pashtun, l’ospitalità è sacrosanta. Le taglie per informazioni che portino alla cattura di Osama bin Laden e dei suoi maggiori aiutanti, variavano dai 20 milioni ai 50 milioni di dollari – ma nessuno parla.
Con il Presidente Gen. Pervez Musharraf, i militari USA hanno bersagliato il FATA. I bombardamenti di bersagli della FATA, da parte degli Stati Uniti o i raid di Forze Speciali, avrebbero causato sanguinosi scontri nelle campagne. Bin Laden è certamente più popolare del Presidente Bush, per milioni di Pakistani. Invece, gli Stati Uniti hanno dato aiuti militari per 1 miliardo di dollari all’anno, al Pakistan, contando sul fatto che Musharraf ordinasse all’esercito Pakistano di dare la caccia ai Taliban ed al-Qaida e setacciasse i picchi innevati della FATA.
L’esercito del Pakistan iniziò ad entrare nella FATA a metà Dicembre 2001, per la prima volta dall’indipendenza, con 37000 soldati. Assegnati alle postazioni di blocco, mentre i bombardieri USA sganciavano le “Daisy Cutters” da 7000 kg nell’area montana di Tora Bora, si schierarono troppo tardi per intercettare i capi terroristi. Da allora, Musharraf ha aumentato i militari assegnati alla FATA, fino a 110000 soldati. Molti di essi odiano la destinazione, con un misto di repulsione contro l’omicidio di Pakistani, difficoltà per l’ostilità della popolazione locale e la convinzione che operino sotto gli ordini degli USA, trasmessi da Musharraf.
All’inizio dell’estate scorsa, l’esercito Pakistano nella FATA, di cui molti Punjabi, in effetti era demoralizzato. Peridte pesanti e simpatie per i Taliban provocano imboscate o rese senza combattimento. Ciò rese la guerra Afgana impossibile da vincere, neanche se gli Stati Uniti potessero accordarsi con il nuovo capo militare del Pakistan, Gen. Ashfaq Pervez Kiyani, adesso che Musharraf è un assai indebolito presidente civile, soggetto all’impeachment da parte dei partiti politici vincitori nelle elezioni del 18 Febbraio. Ma Kiyani teme molto di essere visto come un altro fantoccio degli Americani. Ha concesso una più stretta condivisione dei dati d’intelligence tra gli agenti Pakistani, Afgani ed USA sul mitico confine Pakistan-Afghanistan e rapide risposte da parte delle Forze Speciali del Pakistan, addestrate dagli USA. Gli Stati Uniti continueranno gli attacchi con i Predator, drone teleguidati (via satellite da postazioni basati nel Nevada), contro target rilevati da agenti sul terreno, nel Nord e Sud Waziristan e nel Bajaur – di cui il 99,9 percento degli
statunitensi no saprebbe trovare sul mappamondo. Qui è dove un attacco con ami di distruzione di massa sarebbe pianificato.
I tre partiti più forti, che emergono dalle relativamente libere elezioni del Pakistan, adesso stanno congetturando sul tipo di coalizione per mettere assieme i vari oppositori ideologici. Assieme, possono mettere sotto inchiesta Musharraf e chiedere l’elezione di un presidente civile senza poteri. Ma l’amministrazione Bush vuole che Musharraf resti in gioco anche se con ridotta autorità. Molto sgradevole per gli obiettivi USA e NATO in Afghanistan, i due poli vittoriosi – la Lega Mussulmana del Pakistan, di Nawaz Sharif ed il Partito del Popolo del Pakistan, di Asif Zardari (vedovo di Benazir Bhutto) – vogliono parlare e negoziare con i Taliban, non combatterli. I Taliban hanno risposto con un “cessate-il-fuoco unilaterale”, una decisione che gli informati di Islamabad, dicono sia il lavoro della sempre potente agenzia Inter-Services Intelligence, l’originario sponsor che mise assieme i Taliban e li guidò verso la conquista dell’Afghanistan, nei primi anni ‘90.
Il problema è, che ciò è stato tentato il 5 Settembre 2006, quando Musharraf siglò un accordo di pace con i leader tribali della FATA, che è stato violato dopo 48 ore. Uno dei firmatari era Baitullah Mehsud, l’”Emiro dei Taliban in Pakistan”, secondo in comando dopo Mullah Mohammed Omar, e il terrorista che ordinò l’assassinio della signora Bhutto, il 27 Dicembre scorso.
Il sostituto dell’influenza USA ai vertici del Pakistan – o rimanendo in competizione con esso – è l’Arabia Saudita ed il suo protegé Nawaz Sharif, l’uomo che fu deposto da Musharraf nel 1999, ed esiliato nel regno Saudita per 10 anni. Tornò a casa l’autunno scorso, poco dopo il ritorno della signora Bhutto, all’epoca generosamente finanziato dai suoi amici Sauditi. L’Arabia Saudita fu uno dei soli tre paesi (con Pakistan ed Emirati Arabi Uniti) a riconoscere il regime Taliban in Afghanistan.
Il nuovo triumvirato che gradualmente soppianta il “più affidabile alleato non-NATO ” del Presidente Bush, è formato da ISI, Arabia Saudita e Sharif. Ciò non suona bene per il futuro della NATO in Afghanistan.
Il governo del presidente Hamid Karzai, a Kabul, controlla solo un terzo del paese, mentre i risorgenti Taliban, adesso, sono solidamente trincerati nel 10 percento del narco-stato, secondo il Direttore dell’Intelligence Nazionale USA Michael McConnell. E i leader tribali comandano nel resto di un paese arido e medievale, in cui la produzione di papaveri da oppio genera più di due terzi del PIL locale e finanzia la guerriglia dei Taliban. Le stime più ottimiste chiedono agli Stati Uniti e alla NATO di restare impegnati, con crescenti impegni militari ed economici, per altri tre/cinque anni. Dieci anni sarebbero più realistici.
Parlando non per attribuzione, un ufficiale USA di lingua Darwi, di ritorno da una ampia ispezione in Afghanistan, ha detto, “La corruzione sfida l’immaginazione. É divenuta la peggiore del mondo.” Karzai, dice, viene chiamato sindaco di Kabul. Non di più, dice il mio informatore. No ha neanche il controllo della capitale. Molti dei suoi ministri hanno la carta verde USA, da rinnovare – se fosse il caso. Più importante è che la NATO possa fratturarsi e naufragare sul mandato Afgano. Violenza e terrorismo possono, presto, diffondersi nel mondo.
Traduzione di Alessandro Lattanzio