IL PALINSESTO ELETTORALE DI VELTRONI

Veltroni ha messo nero su bianco il programma del Pd. Obiettivo: segnare una discontinuità evidente con la precedente gestione di Prodi e dell’Unione. Inutile dire che quest’ultima è stata così disastrosa che serve una smarcatura in stile Ronaldo, dribbling, contro dribbling e doppio passo, per non essere associati ai fallimenti dell’ultimo biennio "unionista".

Walter ripete a cantilena, ma con poca convinzione, che Prodi ha lavorato bene e che non possono essere addebitate al professore bolognese le colpe di una coalizione riottosa la quale, per interessi di bottega, ha impedito al premier di portare a termine tutti gli obiettivi di governo. Una bottega nella quale i Ds erano maggioritari. Appare perciò un po’ paradossale che Veltroni si sia premurato di scaricare dall’alleanza solo la cosiddetta sinistra antagonista, quella che ha detto sì a tutte le nefandezze di Prodi & C. – e che fino all’ultimo ha tentato un accordo col Pd nonostante lo stesso si fosse già dichiarato favorevole al rifinanziamento delle missioni militari e alla creazione delle grandi infrastrutture tipo la TAV, tanto denigrate dagli ambientalisti arcobaleno (chi ha intenzione di votare per Bertinotti premier farebbe bene a prendere in considerazione questi segnali inequivocabili) – mentre ha riaccolto tra le proprie braccia l’infido Di Pietro e quei chiacchieroni dei Radicali. Veltroni fa lo smemorato e non dice nemmeno che nella coalizione di Prodi il suo partito era quello con il peso preponderante, il vero collante della maggioranza, tanto che, per fare passare l’idea della palingenesi politica, da lui avviata, deve fare opposizione a sé stesso rischiando la schizofrenia.

Ma siccome lui è certo di non cadere negli stessi errori di Prodi, con la solita sicumera degli inetti, imbarca Di Pietro e i Radicali, in quanto va benissimo il rinnovamento ma non esageriamo, di regali a Berlusconi è meglio non farne troppi. 

Peraltro, il leader dell’Idv sta subendo qualche stoccata dai suoi ex amici magistrati, a causa di una denuncia nei suoi confronti, da parte di un membro del partito (al quale potrebbero presto associarsi anche altri, tra i quali Chiesa e Veltri) che lo accusa di aver agito in maniera poco chiara per quanto concerne la gestione dei finanziamenti pubblici all’Idv. Di Pietro avrebbe usato la cassa del partito come un vero feudatario, andando contro quanto previsto dallo statuto. Chi di giustizia ferisce di giustizia perisce, forse…

Quanto ai Radicali, non c’è che dire, sono l’esempio più chiaro di come le battaglie civili più inutili possano diventare la spina dorsale di un partito politico d’invertebrati, solo apparentemente fuori dai giochi di palazzo (vorremmo ricordare che Emma Bonino ha frequentato anche il salotto del Bilderberg). Credo che sotto quest’ultimo punto di vista i pannelliani siano il movimento più reazionario, più iperliberista e pro Usa di tutto l’arco politico ed è per questo che Veltroni li ha presi con sè.

Per tenere insieme il partito radicale ed i cattolici del Pd ci vuole la solita buona dose di “ma anche” veltroniani: “Davvero in Italia ci deve essere una nuova divaricazione tra laici e cattolici? Ma devvero, nel 2008, dobbiamo tornare a mettere in discussione il fatto che ci sono due verità: la prima è che le istituzioni sono laiche per loro natura e sono quelle che decidono. La seconda è che, però, ciascuno deve poter portare il suo punto di vista, anche religioso, nell’impegno civile”. Appunto, un rito satanico con l’acqua santa.

Ma il programma di Veltroni, purtroppo, è molto di più di tutto questo. E’ difficile riuscire ad inanellare una più lunga serie di luoghi comuni ad uso e consumo del peggiore politically correct odierno. Davvero ci vorrebbe un Balzac delle “Illusioni Perdute” per descrivere un personaggio come “Vartere”, uno di quelli che viaggiano con la testa sul fiume degli eventi pensando, solo per questo, di non essere trasportato dalla corrente ma di stare dirigendo lui stesso l’evenemenzialità storica.

Per esempio, per Uolter l’Italia ha bisogno di uno “sviluppo di qualità” che impedisca al pianeta di cuocere a causa del riscaldamento globale. Il “Sud può essere un luogo di opportunità” mentre “la parità di genere introdotta con le quote rosa garantirà la pluralità dei punti di vista”, infine, “la ricerca sarà appannaggio dei ricercatori che sfonderanno con le loro idee” (anche se non si sa con quali fondi, visto che gli stessi vengono decurtati da ogni governo che si succede alla guida del paese). Ma se i ricercatori saranno selezionati con gli stessi metodi con i quali Veltroni sta indicando i figli di papà da inserire nelle liste del Pd non credo proprio che le opportunità, tanto sventolate, andranno a favore dei più meritevoli.

Insomma, il programma di Veltroni assomiglia molto di più ad un palinsesto televisivo ad effetto, fatto apposta per carpire l’audience della prima serata, che non ad un documento politico.

Poche idee e anche piuttosto confuse.