IL POPOLO NON DECIDE UN BEL NULLA, di GLG
Riporto solo questi due articoli perché mi servono per iniziare il ragionamento. Innanzitutto, la “democrazia” del voto può essere aggirata perché il Parlamento inglese, per due terzi contrario all’uscita, magari non ratifica la decisione con effetti difficilmente prevedibili al momento; perfino un altro referendum. Poi, mi sembra nobile l’articolo di Foa, ma stavolta troppo entusiasta e troppo “democratico” e “liberale”. Cerchiamo di mantenere una qualche freddezza. Non si può dire “il popolo ha deciso” quando, con quasi il 30% di astensione, il 51,9% decide in un senso e il 48,1% in senso opposto. Il popolo è diviso a metà. Inoltre, hanno votato per non uscire, e con maggioranze consistenti, Scozia, Irlanda del nord e soprattutto Londra, che non è proprio una semplice grande città. Soprattutto, cercate di afferrare bene il discorso: sarebbe bastato lo spostamento del 2,2% dei voti dall’exit al remain, e si sarebbe gridato che il popolo ha deciso di rimanere. Ci si rende conto dell’assurdità dell’assunto? Il popolo non ha deciso un CA Z2 O.
Vedrete cosa non s’inventeranno per non addivenire ad alcuna decisione contraria a ciò che vogliono gli europeisti. E chi sono questi imbroglioni che così si definiscono? Sono strapagati dagli Usa, sono degli aperti traditori che da 70 anni (non gli stessi evidentemente, ma tutti egualmente pagati dallo stesso padrone) continuano a tenerci sotto il tallone di questo paese di aggressori e di prepotenti impuniti. Simili “europeisti” dovrebbero essere presi, processati e condannati per alto tradimento. Invece, continuano ad imperversare; e non ci sarà alcun voto sedicente popolare, cioè della metà di una popolazione, che li scalzerà dalla loro posizione. Ma nemmeno se all’improvviso votasse contro di loro il 70 o 80% del popolo, si otterrebbe un qualche risultato. Occorre la presa del potere, e cominciando da alcuni paesi (non da tutti, impossibile), di chi sia in grado di sbatterli giù dalle loro poltrone, imprigionarne un certo numero da sottoporre a processo e condanna esemplare. A cominciare da quelli italiani, fra i peggiori in circolazione ascoltando le loro odierne dichiarazioni aberranti. Del resto, se uno si ricorda i nomi degli italiani “padri dell’Europa”, sa bene con chi abbiamo a che fare e che cosa si meritano i loro successori.
Ho ascoltato parte della conferenza stampa della Le Pen. Comprensibile che dica quello che ha detto, tenuto conto del fatto che guida un partito nella miserabile situazione in cui versa l’Europa, cui la Francia, in specie dopo De Gaulle, si è dovuta piegare. Spero tuttavia che non pensi ciò che ha detto. Il voto in Inghilterra (lo ripeto: 51,9 da una parte e 48,1 dall’altra) non è, in sé e per sé, una svolta storica. Lo sarà se infine si irrobustiranno movimenti sempre più decisi a farla finita con la UE e con gli “europeisti” servi degli Stati Uniti. Non basta però il voto di ieri, con quel che adesso seguirà per snaturarlo. Occorreranno momenti drammatici che infine arriveranno. Solo gli economisti, perfetti imbecilli, pensano che questa crisi, iniziata da alcuni anni, sia risolvibile. Non è semplicemente economica. Si andrà al multipolarismo e poi al policentrismo conflittuale acuto con tutti i drammi che ciò comporterà (anche se immagino assai diversi da quelli del XX secolo). Ed è lì che si dimostrerà la stoffa di movimenti come quelli della Le Pen. Niente trionfalismi per il voto di ieri; preparazione delle forche per gli europeisti traditori dei vari paesi europei. Una preparazione politica, s’intende, che richiede tempo e attacco frontale al liberalismo e alla democrazia “all’americana”, quella del voto; quella per cui se il 50,1% dei voti va ad una decisione, si afferma che il popolo ha deciso in quel modo. No, alla fine dovranno decidere quelli che sapranno mettere i traditori in galera (come minimo e in attesa di processo). Punto e basta. Scusate la sincerità un po’ acida.