Il populismo è finito.
IL POPULISMO E’ FINITO.
L’Esecutivo ha subito una sconfitta politica ed è inutile nascondersi dietro due dita di dati, Borghi e Bagnai. Ormai, l’unico merito residuo di quest’armata Brancaleone resta quello di aver impedito agli “altri” di salire al Governo per continuare più celermente l’opera di smantellamento nazionale, in sudditanza ad un potere internazionale “passeggero” ma che non vuol passare, sebbene non abbia più scampo a lungo andare. Rallentare però non è cambiare, soprattutto dopo aver annunciato sfracelli.
In verità, dai proclami pentaleghisti non c’era da aspettarsi molto di più ma si credeva che l’effetto “sovranistico” sarebbe durato almeno fino alle elezioni europee. Invece, è già finito, il populismo è morto e sono tornati i cacasotto. I piffererai grillini e legaioli non hanno prodotto un granché, quota 1000 (quella della panda, non delle pensioni) e qualche respingimento di poveri cristi (senza nocumento per quelli che si sono arricchiti finora alle loro spalle). Il grande mutamento è ridotto a questo. Niente reddito di cittadinanza e riforma della legge Fornero, che pur non essendo esempi di svolta epocali avrebbero almeno rappresentato dei concreti segnali di vitalità sul pianeta giallloverde.
Come ha scritto ieri La Grassa, c’era una battaglia ben più importante da vincere, quella contro la Commissione Europea (che rappresenta il vecchio establishment filo Usa 1.0), verso la quale i nostri ministri si sono calati le brache. Ribadiamo: “Chiunque abbia cervello capisce che il governo, dopo aver detto che non avrebbe fatto un passo indietro rispetto al 2,4% (e con toni via via più irritati e ponendo il 2,1 per l’anno prossimo), ha ceduto abbassando di poco meno di mezzo punto il deficit che adesso è sotto quello previsto per il 2019. Venire a raccontare che ciò è dovuto a migliori calcoli (dei “tecnici”) circa le spese per i due “pilastri” dei due governativi può convincere solo chi non sa che, quando si calano le braghe, si cerca sempre di dire che ciò rientra nei calcoli. Balle. Il problema non è il reddito di sedicente cittadinanza o la quota 100. Il problema è l’austerità o una politica espansiva del tipo di un “piccolo e striminzito” New Deal. E del resto alla UE non basta, pretendono una ulteriore riduzione della spesa di 3,4 miliardi, il che equivale, mi sembra, ad un altro 0,4% circa; quindi si andrebbe perfino sotto il deficit previsto per il 2020”.
Anziché rilanciare, quando Bruxelles ci chiedeva di ridurre, si è fatta tutta questa manfrina sui decimali dimostrando di essere degli zeri assoluti. Gli euroburocrati volevano il 2? Si Beccavano il 4 (altro che l’iniziale 2,9 o il 2,4!) e un bel vaffanculo che fino a qualche tempo fa era, per uno dei partiti di maggioranza, un grido liberatorio, certo prepolitico ma almeno più sincero. Adesso, però, i signorini dispensano amore perché fa più Fico. Ma andate affanculo voi ora.
Anche su Libero la pensano più o meno allo stesso modo nostro e scrivono: ” Se il governo credeva nella bozza della manovra che prevedeva il 2,4% di deficit (43 mliardi circa), poteva comunicarla a Bruxelles,
e dire prendere o lasciare, forti del sostegno popolare e della attuale debolezza della Commissione.E invece abbiamo calato le braghe e ora ci chiedono di calare anche le mutande. Tattica o non tattica a noi di prenderlo un’altra volta nel culo non piace”. Ma come si dice, se a Dracula gli dai il polso si prende il collo e ti dissangua. Me la sono inventata ma ho reso l’idea.