IL PROBABILE DISEGNO DEI FETENTI, scritto da GLG il 22 maggio ‘12
Berlusconi è stato “in gamba”: ha onorato il “consiglio che non si può rifiutare” del duo (estero/italiano) che ben conosciamo e che quindi non nomino. Il centro-destra, per quanto possano ancora valere queste etichette, è stato annientato. Ai ballottaggi è andato a votare il 52% scarso degli aventi diritto. A Palermo addirittura solo il 33%; si faccia il conto di quanto è travolgente il “trionfale” 72% di Orlando. Il Pd dice di avere vinto, ma in realtà ha prevalso a valanga il disgusto. Anche il movimento che, almeno finora, distrugge più che costruire (i cosiddetti grillini) ha ottenuto un successo sulle macerie di un sistema che sembra non reggere. Stiamo però attenti perché, a mio avviso, un minimo di disegno esiste; certamente condotto con molta confusione e non con la sicurezza del successo, tuttavia esiste e presenta dei pericoli. Berlusconi ha avuto affidato il compito, portato a compimento, di sconquassare il Pdl. Maroni – che ha agito con una certa astuzia da ministro degli interni per acquisire popolarità, da usare in senso più nettamente filoatlantico (Usa) rispetto ad altri dirigenti della Lega – aveva il compito di ridurre al lumicino questo partito nella sua versione influenzata ancora, pur con tendenza in discesa, dal “bossismo”, che ha comunque contribuito non poco alla sua auto-dissoluzione.
I due compiti interni al centro-destra erano però concepiti non per portare al totale e definitivo allontanamento del suo elettorato; era indispensabile che questo mostrasse la sua netta contrarietà all’acquiescenza berlusconiana di fronte ad Obama-Napolitano, i due sponsor del governicchio Monti (ma, ne sono convinto, per scopi tutto sommato transitori, secondo i progetti del fronte filo-statunitense obamiano), senza però spostarsi verso altri partiti. Secondo tale progetto, il successo è stato pieno; poco meno di metà di quell’elettorato si è astenuto e una parte è andata a votare i grillini, ma solo per non far vincere la “sinistra” dove ciò era possibile (tipo Parma) e seguendo quelle che erano le indicazioni fornite, sia pure con prudenza e molti giri di parole, dai politici e giornalisti destrorsi (rileggersi bene Il Giornale e Libero delle ultime settimane).
Le prossime mosse del disegno obamiano, con i suoi tentacoli (economici, i “cotonieri”, e politici in Italia), dovrebbero essere due. Intanto, far entrare in progressiva e sempre più accentuata crisi il “montismo” (con i finti tecnici che, se agissero in proprio, dovrebbero essere ritenuti di un’inettitudine e stupidità cui stento a credere, pur convinto che siano in ogni caso dei mediocri, messi al governo solo per la loro perfetta attitudine a servire le “massonerie” filo-statunitensi); accompagnando, però, tale crisi con continue provocazioni e stangate inutili, per far crescere l’indignazione di gran parte della popolazione allo scopo di renderla pronta ad accettare qualsiasi soluzione del “meno peggio”, che fornisca almeno un soffio d’ossigeno in più a chi sta ormai boccheggiando, incazzato e spaventato insieme. Poi, secondo passo, costruzione del “centro moderato”; un’altra etichetta falsa e menzognera, come quella del “centro-destra” campione del “liberismo” (impossibile), tradito però da Berlusconi; anzi, per alcuni tradito e per altri impossibilitato a tradursi in pratica per i continui intralci frapposti dai “rossi”.
Un elettorato che ancora crede all’esistenza dei “rossi” (cioè dei comunisti), rappresentati solo dai magistrati o da un “marchese” (“de Zena”), dimostra una tale ottusità e incapacità di qualsiasi riflessione politica da rendere non inattuabile il disegno in questione. Non sottovalutiamo il pericolo. Fino a quando non sarà chiaro che il comunismo (mai in realtà esistito, ma questo è già un discorso più complicato e non pretendo che il “volgo” lo comprenda) è finito e sepolto, salvo stanche ripetizioni di un populismo semi-religioso da parte di furfanti e ribaldi; fino a quando non ci si renderà conto che fascismo e antifascismo sono altre recite effettuate da farabutti davanti a minorati psichici; fino a quando non si capirà questo, non saranno superate le etichette di comodo usate ormai da almeno vent’anni. E allora, il “poppolo” che ha creduto al “centro-destra” (“liberista”) – trattato da bestiame accalcato in un recinto sempre più ristretto – sarà pronto a riversarsi su un “centro” moderato, formato da tutta l’accozzaglia raccoglibile contro Pd, Idv, Sel, e compagnia cantando.
Mi sembra chiaro che il “grillismo” ha dimostrato come non sia in grado di recuperare veramente tale elettorato, se non in contingenze speciali, cioè in città (appunto tipo Parma) in cui o si consentiva l’elezione di un sindaco “rosso” o altrimenti bisognava votare il “male minore” (ma con quanta astensione!). Il disegno di cui ho parlato esige o l’“invenzione” di un’emergenza tale da poter rinviare le elezioni politiche del prossimo anno oppure l’accelerazione dei tempi per arrivare al “centro” propagandato prima che esse si svolgano. Un siffatto schieramento dovrà però trovare un leader, perché l’elettorato del centro-destra è stato abituato a pensare che conta la persona, non un movimento dotato di un coeso e capace gruppo dirigente. E’ qui che il disegno incontrerà le maggiori difficoltà. Berlusconi ha ottemperato agli ordini del “duo” già detto, ma si è con ciò logorato; e anche come “consigliori” di un nuovo “capo” ha perso molto appeal. Certi personaggi del “centro” sono andati molto giù di popolarità, quelli del Pdl credo siano in gravi difficoltà per emergere, Maroni non mi sembra in grado di andare oltre l’inganno ai danni del seguito che ha la Lega (e se va bene, senza ulteriori errori o disgusti provocati nei suoi “militonti”).
Occorrono uomini nuovi, come tutti ripetono a pappagallo. Finora, i pochi nuovi sono apparsi o già appannati come i vecchi o perfetti scemarelli, personaggi nemmeno capaci di porsi “in cerca di autore”. Per il momento, la “catastrofe” continua, bisogna spaventare ancora di più la “ggente”, farle sentire il saporino del fluido cloacale che monta, in modo che dica, anzi urli, disperata: “basta, non fate l’onda”. C’è solo da sperare in un errore di questi maneggioni, esteri e italiani, che provochi invece l’onda; nulla di meglio del sapore di merda per smuovere gli animi.
In ogni caso, è bene denunciare il disegno in oggetto e spiegarne il fine ultimo: rendere il nostro paese null’altro che una base militare per gli Usa, ma ancor più un protettorato – il cui “lord protettore” sarà comunque cambiato fra un anno; e anche questo fatto crea qualche altra difficoltà, per quanto minore rispetto a quella appena segnalata – in grado di svolgere una politica estera in pieno e succube accordo con la neostrategia (o tattica, poco importa) obamiana, che ha tutte le probabilità di acquisire a fine anno altri quattro anni di respiro. Non a caso, il disegno di cui parlo è accompagnato dalla da noi incessantemente denunciata politica di progressivo indebolimento dei nostri settori e imprese strategici, di punta, sempre più piegati al servizio della neostrategia in oggetto. Non si creda che gli Usa temano la competizione economico-produttiva di tali settori; semplicemente essi non devono fornire alimento ad una politica estera che contraddica quella strategia, nemmeno in minima parte.
In poche parole, per gli obamiani è necessaria la completa vittoria di quelli che ho denominato “cotonieri”, perché assai simili negli intendimenti ai seguaci del liberismo (“ricardiano”) in voga presso i proprietari schiavisti del sud degli Usa (la Confederazione), provvidenzialmente annientati dall’Unione (i “nordisti”), area d’industria protetta, nella guerra civile o di secessione (1861-65); una vittoria che è stata il vero atto di nascita di una “grande nazione”. Noi stiamo invece per essere ridotti a paesello, ad espressione geografica posta in una zona non irrilevante per le mosse della suddetta strategia. Dobbiamo dare per scontato che il “nemico principale” – i “gruppi di pressione” sostenitori del “primo presidente nero”, fulgido campione del politically correct – sarà ancora in sella per un periodo futuro, per null’affatto breve se consideriamo gli sconvolgimenti apportati da una crisi ben lontana dalla sua risoluzione; crisi strisciante di stagnazione e de-regolazione del sistema globale, in cui i “deboli” saranno sottomessi come cavalli e tori dai cow–boys nei rodei.
La sconfitta dei sempre più deboli settori autonomisti – e solo fino ad un certo punto, perché in fondo tutti sono filo-statunitensi come si evince dalla continua polemica antitedesca o simile, mentre è lasciato indenne il “nemico principale” – è iniziata con il crollo del precedente “regime” ad opera di “mani pulite” e l’inizio dello smantellamento dell’industria “pubblica”; è continuata con operazioni interne alla Confindustria e ai settori finanziari, acquisendo la collaborazione della Fiat e gruppi collegati; si va perfezionando con l’assalto a Eni, Finmeccanica, ecc. per piegarle a finalità sempre più consone ad un paese satellite. Prendiamone atto e ripartiamo da qui per le nostre analisi.