IL PUZZLE ITALIANO, di GLG, 8 dicembre ‘13
In effetti, qualche pezzo dello stesso sembra andare al suo posto. Tuttavia, prudenza. Avanzerò semplicemente delle ipotesi, il lettore ne tenga conto. Le ipotesi sono il sale di un cervello ordinato; servono a chi non pretende d’essere in grado di “riprodurre la realtà” con discorsi pasticciati, confusi, in cui vi è tutto e il contrario di tutto. Le ipotesi dicono soltanto: partendo da questi presupposti apparentemente realistici, si costruisce la seguente concatenazione argomentativa stringente che mette ordine – parziale, in relazione ad alcuni elementi piuttosto esplicativi – in una “realtà supposta”. Poi, il seguito degli eventi situerà altri pezzi al loro posto oppure obbligherà ad un rimescolamento degli stessi.
Certa perseveranza presidenziale nel voler tenere in piedi il governo Letta, ancora peggiore di quello escogitato con Monti (prima nominato senatore a vita senza alcun merito particolare), appare una vera reiterazione prolungata dell’aggiramento del “mandato” avuto. Qualcuno sarà sorpreso dei termini “appare” e “aggiramento” da me usati, poiché è del tutto evidente che determinate prerogative presidenziali, consentite dalla Costituzione, sono ormai state ampiamente sorpassate da questo personaggio al vertice dello Stato, che la “destra” (ottusa) vuol ancora trattare da comunista mentre, fin dall’inizio degli anni ’70 (quando, “migliorista” secondo l’appartenenza “dichiarata”, contribuì ad eleggere segretario del Pci Berlinguer, la cui corrente “non ufficiale”, con apparato e militanti annessi, divenne padrona del partito), egli ha agito per il cambio di campo del sedicente eurocomunismo in sede internazionale.
In realtà, uso l’ipotetico “appare” semplicemente perché non mi riferisco al mandato istituzionale, ma a quello non ufficiale, né regolamentato da alcun diritto costituzionale, promanante dall’Amministrazione statunitense facente capo ad Obama. E’ molto probabile che questi fosse sincero quando disse a Berlusconi: “o non caschi o caschi in piedi”. Non credo che gli attuali Usa siano del tutto soddisfatti della politica condotta in Italia, in un momento in cui il paese predominante sta svolgendo una complessa strategia, in particolare nell’area “mediterranea” e zone vicine verso est, con elementi che possono sfuggire di mano e vanno dunque ripresi sotto controllo.
Nel ’92-’93, gli Stati Uniti, convinti di essere ormai completi padroni della situazione dopo il crollo dell’Urss, ritennero opportuno cambiare il regime Dc-Psi che si consentiva contatti con i palestinesi (e movimenti arabi non graditi) e anche con certi paesi dell’est, ecc. Trovarono pienamente disposta ai servigi la Confindustria agnelliana (da qui l’attacco all’industria “pubblica”, rilevante punto d’appoggio soprattutto della Dc) e i nuovi scherani del Pci, che fornivano garanzie molto migliori soprattutto in seguito al ben noto viaggio del 1978 e all’assunzione della direzione del partito, dopo la morte di Berlinguer (1984), da parte di manutengoli mediocri e proni ad ogni volere dei potenti.
L’entrata in campo di Berlusconi fu quindi vista come elemento di disturbo; e tale può essere rimasto per determinati ambienti statunitensi. Tuttavia, a partire almeno dal 2001, quando cominciò a palesarsi sempre più chiaramente che ci si poteva instradare progressivamente (e a sbalzi e “ritorni indietro”) verso il multipolarismo, il cavaliere è sempre più divenuto elemento di stabilità in Italia a favore di un falso bipolarismo improntato all’amore/odio nei suoi confronti. Per cui “destra” e “sinistra” sono esistite soltanto in funzione di questi sentimenti indirizzati ad una persona; a parte le diverse “sensibilità” verso dati ambiti “di costume” – omosessualità, femminismo, diritto o meno alla vita, apertura indiscriminata ai “diseredati” (i vecchi “dannati della Terra”), ecc. – eretti da un ceto politico e intellettuale perfettamente ebete a motivi essenziali di conflitto, lasciando da parte le questioni fondamentali della crescita (anzi diventata invisa alla parte più scema dei “sinistri”), dell’autonomia del paese, della difesa di settori strategici, e via dicendo.
C’è di più; man mano che la Russia è andata riprendendosi dallo sfascio eltsiniano e si è risistemata, almeno in parte, attorno a Putin (ricordo che i nomi rappresentano sempre ambienti politici che si confrontano e si scontrano o accordano fra loro, ma sempre con l’intento di meglio confliggere in futuro su terreni più favorevoli), Berlusconi è divenuto elemento di intermediazione tra tale paese e gli Stati Uniti. Dato l’atteggiamento già considerato della Confindustria di Agnelli – ricordo ancora una volta la sua frase: “i miei interessi di destra sono meglio difesi dalla sinistra”, con cui egli appoggiò l’occhettiana “poderosa macchina da guerra” in vista delle elezioni del ’94, perse di brutto da chi portava un nome che era già un programma di scemenza – l’industria “pubblica”, orbata della Dc, ha probabilmente trovato (ma ormai solo parzialmente) una qualche difesa nel berlusca. In questo modo, gli accordi tra Eni e Gazprom – cui si aggiunsero, per certi affari, le compagnie petrolifere della Libia di Gheddafi e dell’Algeria – posero in risalto i rapporti tra Berlusconi e Putin.
Per motivi su cui non mi soffermo e nemmeno mi sono del tutto chiari, la Libia gheddafiana è stata fatta saltare; a rischio è forse andata pure, per un certo periodo, l’Algeria, ma comunque per il momento tutto tace su quel fronte (anche se l’obbligato acquietamento più a est sulla Siria e certi rapporti statunitensi, in ancora incerto mutamento, con l’Iran e la Turchia potrebbero poi riaprire qualche focolaio più a ovest in Africa del nord, data l’ormai certa non irrilevanza dell’area mediterranea nel confronto Usa-Russia). In ogni caso, la nuova strategia obamiana ha richiesto, ad un certo punto, l’intiepidimento dei rapporti Putin-Berlusconi (quest’ultimo corse in Russia nell’ottobre 2009, e con una sola persona al seguito; cosa si dissero i due governanti, e anche con Schroeder, già divenuto presidente del “Northstream”, unitosi per qualche tempo alla coppia, è difficile da intuire, ma quasi sicuramente si parlò delle difficoltà in vista con la nuova presidenza negli Usa).
E’ dunque logico pensare che la caduta di Berlusconi sostituito con Monti – ma dopo aver completato l’operazione in Libia, per la quale era probabilmente di una qualche utilità l’acquiescenza del cavaliere – con grande battage sulla crisi in Italia, enfasi assurda e menzognera sullo spread, continui riferimenti alla Grecia, ecc., sia stata senz’altro voluta (e ordinata) dagli Stati Uniti obamiani. Tuttavia, senza predilezioni particolari per le esagerazioni “di sinistra” (cui si è reso disponibile pure Napolitano), che rischiano di distruggere quello che per vent’anni è stato un asse portante degli equilibri filo-americani in Italia. Anche i mantenuti contatti (non so quanto integri o parzialmente logorati) tra berlusca e Putin interessano probabilmente Obama, in un momento di “grandi manovre” tipiche del “multipolarismo” incipiente, che caratterizzerà la prossima fase storica e che esclude, almeno nelle intenzioni consapevoli, confronti troppo diretti e violenti tra le potenze in sordo scontro per ridefinire le rispettive sfere d’influenza.
E’ dunque assai probabile che l’attuale Amministrazione americana non sia specialmente soddisfatta dell’azione della “sinistra” italiana (non tutta, ma buona parte) e del tenere bordone a quest’ultima da parte del presdelarep. Del resto, certe sorprendenti uscite di Violante – una delle menti direttive di “mani pulite”, ben più rilevante dell’appariscente Di Pietro, più che altro esecutore, nel fungere da importante intermediario tra la “manina d’oltreoceano” (ordinante) e la Confindustria agnelliana più i servi ex-piciisti (esecutori) – si spiegano soltanto pensando alla maggiore intelligenza di costui, ben conscio dei guai che potrebbe provocare in Italia la fine troppo brusca del ventennio retto dal “pro o contro Berlusconi”. D’altra parte, questo ventennio ha dato origine ad un fenomeno di abbrutimento pieno e per certi versi imprevisto del “popolo di sinistra”, in particolare della parte – ormai costituente la nervatura centrale e portante di quello schieramento – da me denominata “ceto medio semicolto”. Il rimbecillimento di quest’ultimo è totale; ed esso è ormai pericolosamente stupido, mentre i berlusconiani si distinguono soprattutto per ignoranza e rozzezza culturale.
Il ceto medio in questione, nella sua quota dai (diciamo) 50 anni in giù, è piuttosto ignorante esso stesso, e di una ottusità che lascia senza fiato. I più vecchi – molti usciti dal ’68 (anzi quasi tutti) – non erano stupidi; ne sono convinto e per molti di loro (e ne ho conosciuti abbastanza) mi sento di garantire senza riserve. Che cosa possa essere accaduto al loro cervello non sono veramente in grado di capirlo, tanto mi lascia esterrefatto il comportamento soprattutto di coloro che, appunto, conosco (o conoscevo). Mi sembrano ben rappresentati dal personaggio di Toni Servillo nel film “La grande bellezza”: intelligente, ma ormai perso nel nulla e nel cinismo, a volte spiritoso o pungente e tuttavia del tutto vacuo e pieno di acidità represse e nascoste dietro un umorismo dal sapore macabro, comunque nient’affatto allegro e leggero.
Tuttavia, alcuni di questi individui non sono nemmeno più dotati della vecchia intelligenza, pur ormai inutile. Li sento parlare o li leggo e prendo atto di questa loro antica capacità intellettiva, dissipata perché dispersa su spazi troppo ampi per poter avere ancora un minimo di compattezza, di coesione. Non sanno più che cosa sia un barlume di rigore, la logica argomentativa sembra nausearli poiché li allontana dall’audience o da un brillante finale delle loro ormai consunte carriere accademiche in questa nostra Università, che dovrebbe essere infine chiusa. Quanto ai nuovi, ai giovincelli ignoranti e saputelli cui è stato insegnato a blaterare alla guisa del Mirabella di “Meno siamo e meglio stiamo” (Arbore), sarebbero da eliminare subito prima che giungano ai 30, massimo 35 anni; dopo, le devastazioni che compiranno saranno simili al passaggio di un Attila dell’intelletto.
Ebbene, questo ceto medio politicante e intellettualoide, essenziale elettorato (e anche collettore di voti) per la “sinistra”, è totalmente ottenebrato dall’antiberlusconismo dopo vent’anni di demenziale refrain sulla corruzione morale indotta soltanto da questo personaggio “diabolico”, che controllerebbe tutti i media d’Italia (o, chissà, per questi cervelli malati forse del mondo intero). Non si può, secondo questi dementi, lasciarlo operare; adesso che è sotto tiro, bisogna “colpirlo al cuore” ed eliminarlo definitivamente. Di conseguenza, buona parte del Pd, con Napolitano che ormai non riesce a contenerne la spinta distruttiva (e tutto sommato pure autodistruttiva), non vuole mollare la presa e continua a mettere sempre più all’angolo il cavaliere.
Il quale, però, è conscio della sua forza: all’interno e anche, almeno in parte, in sede internazionale in quanto tramite, pur se un bel po’ logorato, tra Obama e Putin. Da quando è stato sostituito quale premier da Monti, egli ha nella sostanza appoggiato tutte le manovre di Napolitano, pur con gli opportuni e dovuti brontolii, utili a mantenere il suo ascendente sull’elettorato di “destra”, sempre più attonito e disorientato dalle giravolte e apparenti incongruenze del “grande capo”. Tuttavia, per i motivi appena sopra esposti e legati all’idiozia dilagante nel ceto medio semicolto, è indubbio che si sta superando il limite “programmato” nelle “persecuzioni” di cui è oggetto il leader della “destra”. Costui continua perciò nella sua opera tesa a ricordare agli immemori quali erano i patti nascosti della sua temporanea eliminazione dall’ambito del “gioco degli specchi” tra destra e sinistra.
Resto convinto che Obama non avrebbe nulla in contrario a rispettare simili patti. Non può però intervenire troppo direttamente, scoprendo la realtà di un paese la cui autonomia è stata in pratica azzerata (come all’epoca del governo D’Alema al servizio di Clinton contro la Serbia) poiché è una buona base per le operazioni strategiche statunitensi nell’area mediterranea e zone limitrofe. Il presidente americano deve quindi lasciar fare in qualche misura ai “mandatari” italiani. Anche sulle intenzioni di Napolitano non credo debbano nutrirsi dubbi; non odia Berlusconi così come questi fa dire alle “sue fonti” sempre a mo’ di avvertimento della sua intenzione di non prestarsi a ricoprire il ruolo del capro espiatorio, se non nella mera forma. Intanto, l’“uomo d’Arcore” prepara la sua “rentrée” nell’agone (pseudo)politico che caratterizza questo paese “andato in aceto”.
Diciamo che il presdelarep ha le sue belle difficoltà a tenere sotto controllo e a dirigere i vertici demenziali di un “popolo di sinistra” di puri mentecatti. Magari è tentato talvolta dall’idea di mollare il cavaliere al suo destino, a causa delle difficoltà che incontra nel suo schieramento non più diretto da ex piciisti. Berlusconi è però pronto a ricordargli (a ricordare a “tutti”) che sarebbe molto pericoloso, perfino per gli Usa, lasciarlo a marcire; finirebbe del tutto il ventennale “gioco degli specchi”, con grave rischio di eventi incontrollabili nella società italiana, e s’inaridirebbe del tutto quel flusso di contatti, non del tutto inutili, che egli intrattiene con Putin, tutto sommato anche per conto degli Stati Uniti.
Secondo me, almeno in base alle supposizioni sopra esposte, non esiste tuttora la possibilità di sicura predizione in merito a quale potrebbe essere l’andamento degli eventi futuri in questo povero paese allo stremo. La menzogna impera e imperversa in ogni dove, perché nessun aspetto del complesso gioco che si sta svolgendo può essere svelato al “poppolo”. Anche nello scontro apparentemente acuto tra chi mente sulla ripresina e chi mente circa le colpe della sola finanza perversa in merito alla crisi, tra chi vuole allargare i confini della UE e chi sputa su simile insieme di organismi (“a delinquere” indubbiamente) e sulla moneta comune, aleggia una puzza di falsità e il tentativo di dirottare l’attenzione verso gli effetti allo scopo di mantenere in piedi le cause. Non vi è dubbio che la Germania approfitti di tale andamento degli eventi, che non coinvolge del resto la sola Italia, pur se noi siamo nel pantano con specificità del tutto singolari. Tuttavia, non menerei tanto scandalo per questo approfittare tedesco; è in Italia che si deve trovare il modo di mandare a casa furfanti matricolati, che hanno prolificato in vent’anni e corroso ogni aspetto delle nostre strutture sociali, politiche e produttive.
Per il momento concludo, perché, appunto, il gioco è in pieno svolgimento ed è aperto ad un certo numero di soluzioni di non facile individuazione né, credo, di sicura realizzazione.