Il Qatar espande la sua sfera d’influenza a Gaza

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[Traduzione di Francesco D’Eugenio da: Qatar’s Push for Influence Expands to Gaza | Stratfor 

In breve

AP riporta che l’Emiro del Qatar lo Sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani si prepara a visitare la Striscia di Gaza controllata da Hamas il 23 ottobre [2012-NdT]. La visita dell’emiro a Gaza sarebbe la prima da parte di un capo di stato arabo da quando Hamas controlla il territorio a seguito della vittoria elettorale del 2006.

Da tempo l’Occidente tratta Hamas alla stregua di un paria, per il suo rifiuto nel riconoscere il diritto di esistere allo stato di Israele, sebbene ciò non abbia impedito al gruppo di guadagnare una considerevole legittimità a livello regionale. Probabilmente la visita dell’emiro qatariota migliorerà la posizione di Hamas come movimento politico legittimo. Potrebbe aiutare il gruppo ad acquisire potere politico e finanziario da usare contro Fatah, il suo rivale in Cisgiordania, e altri gruppi islamisti emergenti nella Striscia di Gaza. Per il Qatar, la visita è parte di un più vasto sforzo per trarre vantaggio dall’attuale distrazione dei paesi più potenti della regione in modo da conquistare un ruolo internazionale più importante.

Analisi

Sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea hanno definito Hamas un’organizzazione terrorista. Senza dubbio, il gruppo continua a condurre attacchi contro Israele, per lo più sotto forma di lancio di razzi. Sebbene il gruppo abbia respinto gli appelli a rifiutare il radicalismo e la violenza, ha recentemente dimostrato un’inclinazione verso un approccio più pragmatico al governo nella Striscia di Gaza e nelle sue relazioni con Israele e con l’Occidente.

La volontà di Hamas di essere riconosciuta come governo legittimo del popolo palestinese nella Striscia di Gaza aiuta a spiegare l’aumentato pragmatismo. Ma un’altra ragione della svolta sono state le sfortunate vicende dello scorso anno, che fanno della visita dell’emiro un evento provvidenziale. L’ufficio politico di Hamas, che si trovava prima ad Amman ma è stato successivamente spostato a Damasco, ha lasciato la Siria mentre la guerra del regime contro la rivolta prevalentemente sunnita si inaspriva. Da allora, Hamas si è rivolta all’Egitto e al Qatar per ricevere supporto.

Hamas ha le sue radici nella Fratellanza Musulmana in Egitto, recentemente ascesa al potere al Cairo. Mentre l’Occidente è preoccupato per il nuovo governo egiziano guidato da islamisti, il Cairo non ha dovuto subire il livello di discriminazione che subisce Hamas. Enfatizzando le sue somiglianze con l’organizzazione madre e seguendo il percorso moderato della Fratellanza Musulmana, Hamas ha un’opportunità per uscire dall’isolamento politico internazionale.

Il Qatar ha intrattenuto rapporti con Hamas per almeno un decennio. Mantenendo forti legami con l’Occidente, Doha può agire da mediatore, promuovendo il dialogo tra Hamas e la comunità internazionale. Il ruolo del Qatar nei Territori Palestinesi va oltre la politica e si estende al supporto economico. Qualche giorno prima della visita dell’emiro, il Qatar ha promesso di investire 254 milioni di dollari in strade, un ospedale e una nuova città che daranno impulso alla disastrata economia della Striscia, creando centinaia di posti di lavoro in un momento in cui l’Autorità Palestinese controllata da Al Fatah in Cisgiordania non riesce a pagare gli stipendi del settore pubblico a causa della passata cattiva gestione e della diminuzione negli aiuti internazionali. Anche se non c’è alcuna garanzia che i fondi si materializzino, si tratta di somme basse per un paese ricco di petrolio come il Qatar, e Doha è incentivata a rafforzare la posizione economica di Hamas nella Striscia di Gaza.

Un tentativo di organizzare l’ascesa dell’Islamisimo

L’estendere il suo supporto ad Hamas aiuta il Qatar nel suo obiettivo di influenzare l’ascesa dei gruppi islamisti nella regione, e allo stesso tempo allontana Hamas dall’Iran, il suo precedente protettore. Diversamente dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, che si sentono minacciati dall’ascesa in Medio Oriente dei vari gruppi ispirati alla Fratellanza Musulmana, Doha vede tutto ciò come un’opportunità. Il Qatar ha una popolazione di meno di 300.000 persone. L’opposizione politica è estremamente circoscritta e si concentra prevalentemente in seno alla famiglia reale. La Fratellanza non ha radici in Qatar con cui possa mobilitare una minaccia alla monarchia. A evidenziare i suoi estesi legami con i gruppi islamisti, Doha ha offerto rifugio per lungo tempo a Yusuf Al Qaradawi, un popolare teologo islamista vicino alla Fratellanza Musulmana in Egitto, ed ha altresì legami con partiti affiliati alla Fratellanza Musulmana in Giordania, Libia e Tunisia. Fungendo da protettore per i gruppi islamisti, il Qatar spera di potergli impedire attività destabilizzanti nella regione, su problemi come le relazioni con Israele. Doha ospitava un controverso ufficio commerciale israeliano fino al 2009, quando esso fu sospeso a seguito dell’offensiva israeliana su Gaza. Stando ai resoconti il Qatar avrebbe cercato di riaprire quell’ufficio nel 2010 ma Israele ha rifiutato. Sebbene l’Egitto si stia adoperando a facilitare la visita dell’emiro, il Qatar e Israele hanno contatti diplomatici regolari e Israele è stata contattata sicuramente in merito al viaggio di alto profilo.

Ambizioni regionali e limiti del Qatar

Incastrato tra l’Arabia Saudita e l’Iran, il Qatar è stato a lungo un paese marginale nel panorama politico del Medio Oriente e ha cercato di posizionarsi come un mediatore regionale. Le piccole dimensioni del Qatar pongono vincoli naturali alla sua influenza geopolitica, ma è in grado di supportare e allearsi con altri gruppi – in particolare gli islamisti emergenti. E la vasta ricchezza che il Qatar può distribuire consente al paese di competere in qualche modo con l’Egitto e gli altri attori regionali.

La competizione tra Egitto e Qatar su Hamas rischia di intensificarsi. L’Egitto confina con Gaza, controlla numerose vie di approvvigionamento verso il territorio e ha bloccato gli aiuti del Qatar, comprese le forniture di carburante, in passato. Hamas e il gruppo egiziano dei Fratelli Musulmani condividono anche le radici ideologiche sopraccitate. Tuttavia la difficile situazione economica in Egitto ha dato Al Qatar una possibilità da sfruttare tramite ulteriori aiuti in denaro. Il Cairo, inoltre, non può apertamente abbracciare il gruppo islamico perché vuole evitare di compromettere le proprie relazioni con Israele.

Sebbene il Qatar sfrutterà tutte le opportunità disponibili, i suoi risultati strategici saranno limitati. Il suo sostegno ai ribelli siriani è un esempio calzante. Il Qatar, insieme alla Turchia e Arabia Saudita, è stato tra i più fedeli alleati regionali dei ribelli. Ma, con l’intensificarsi del conflitto siriano e gli attori coinvolti che si posizionano per i negoziati, Doha è stata significativamente assente dalla maggior parte di questi colloqui. Può assumere un ruolo di supporto – per esempio lavorando con la Francia per accelerare la caduta del regime siriano attraverso un più esteso supporto ai ribelli. Il Qatar non può, tuttavia, prendere esso stesso le decisioni.

I vantaggi del Qatar

Nonostante questi limiti, diversi fattori hanno consentito a Doha di svolgere un ruolo negli affari regionali che contraddice le sue dimensioni. In primo luogo, nessun altro paese del Medio Oriente è stato in grado di fungere da mediatore regionale, o ha espresso il desiderio di assumere un tale ruolo. L’Egitto, la guida tradizionale del mondo arabo, è stato consumato da agitazioni politiche interne per diversi anni, anche precedenti la cacciata dell’ex presidente Hosni Mubarak nel 2011. Il neoeletto presidente egiziano Mohammed Morsi, ex leader dei Fratelli Musulmani, ha cercato di rilanciare il ruolo storico di leadership dell’Egitto, ma il Cairo viene distratto da problemi interni. In secondo luogo, pochi nella regione vogliono vedere l’Arabia Saudita assumere un ruolo di leadership maggiore. Il capo del regno che invecchia e le tipiche risposte eccessivamente prudenti verso i cambiamenti regionali la rendono poco adatta ad affrontare il nuovo contesto politico in Medio Oriente.

Infine, il Qatar lavora a fianco piuttosto che contro le potenze regionali ogni volta che può. Sebbene una

certa competizione con Egitto e Turchia esista, Doha ha lavorato anche con il Cairo e Ankara per aiutare Hamas, offrendo sostegno a Gaza e cercando di ridurre l’influenza iraniana.

Il ruolo che il Qatar cerca – e che sta lentamente costruendo – è sfumato e indiretto. Doha sa di non poter essere la potenza egemone regionale. Ciò che Doha invece vuole è un influenza più discreta, la capacità di influenzare leader e governi senza sembrare di farlo, o per lo meno senza diventare un bersaglio per animosità regionali o l’opposizione di potenze rivali. Così come ha sfruttato Al Jazeera come strumento di influenza, Doha sta ora cercando di sfruttare i rapporti con gli islamisti che ha passato anni a costruire. La visita dell’emiro del Qatar a Gaza è un passo in questa direzione. Nel concedere ad Hamas la legittimità che nessun’altro leader arabo ha fatto, Doha si è candidata come patrono principale per il crescente numero di islamisti della regione.