IL RISTAGNO DELL’EUROPA di G. Duchini
Con un certo vigore si rinnova in tutta l’Europa il desiderio riprendere le politiche di sviluppo e occupazione, come un mantra che si invoca a falsi alterne quando non si sa cosa fare.
Pertanto si riconfermano i profondi cambiamenti nelle politiche fin qui adottate; da cui crescita ed occupazione, secondo Van Rompuy, devono rappresentare le strategie mirate di ogni politica europea, da portare avanti nei singoli paesi con tutti i distinguo necessari, che per quanto riguarda l’Italia dovranno realizzare con l’introduzione di una maggiore flessibilità, come nel caso dei ritardi nei pagamenti alle pubbliche amministrazioni, e delle modalità di “attuazione delle regole del Patto di stabilità” (2,6 per cento per il 2014 e 1,8 per cento per il 2015). E’ un niente all’ennesima potenza quello che ha ottenuto Rienzi nella recente riunione europea e, del resto, già preventivamente concordato.
Ma la ripresa in corso è inesistente e per il futuro si profila un prolungato ristagno economico unito a una deflazione che potrebbe durare per i prossimi decenni futuri.
La previsione è che siamo in recessione nonostante l’operazione degli 80 euro per rilanciare la domanda interna dei consumi. Infatti il Pil del secondo trimestre (tra aprile e giugno) è tra -0,1 e +0,3. Lo dice l’Istat: tra giugno 2013 e giugno 2014 il prezzo dei beni di consumo è diminuito dello 0,3. C’è, rispetto al giugno 2013, una vera e propria deflazione con netta riduzione tanto dei beni di consumo quanto dei servizi che i consumatori acquistano. Oltre a questo si aggiungano i prezzi degli alimentari, della cura della casa e della persona che diminuiscono dello 0,5%, ed il quadro è completo. C’è in tutto questo una sostanziale riduzione di tutti i consumi che si possono rinviare, eliminare, o contenere, o che possono limitarsi a quelli necessari per la vita quotidiana. E le imprese, rispetto a questa contrazione della domanda, tagliano i prezzi, con il rischio di andare in perdita.
Tasso di disoccupazione, crollo della domanda, decrescita, deflazione, sono le combinazioni esplosive che si autoalimentano e si sovrappongono l’una con l’altra in un processo unico di disintegrazione del sistema industriale italiano. L’effetto principale è una drammatica erosione del risparmio delle famiglie sul lungo periodo che va dal 1991 fino ai giorni nostri: se prima il risparmio delle famiglie era pari al 24 per cento del reddito disponibile, ora è crollato all’8 per cento.
Fino al 2012 i consumi degli italiani sono rimasti costanti perché gli italiani hanno messo mano ai loro risparmi. Ora questa camera di compensazione non c’è più.” I consumi crollano e i prezzi scendono. E’ l’onda si abbatte sulla battigia della struttura occupazionale e produttiva del Paese, portando via ogni volta un altro pugno di sabbia”(cfr. Paolo Bricco “Il Sole 24 Ore” del 2/07/14).
GIANNI DUCHINI luglio ’14