IL RITORNO DELL'ATOMO ROSSO, INNESCO DI UNA “GUERRA TIEPIDA”?
di J. Geronimo, Trad. dal francese di G.P. (fonte:geostrategie.com)
La doppia scossa geopolitica consecutiva alla scomparsa dell’URSS ed alla crisi del 11 settembre ha rafforzato l’inflessione unilateralista della governance mondiale, sotto l’impulso degli Stati Uniti. Diventati, per forza di cose – e delle armi – “una nazione indispensabile„ secondo il segretario di Stato americano, Madeleine Albright, gli Stati Uniti, in un certo qual modo, si sono sostituiti alla leadership morale dell’Unione sovietica. Così facendo, hanno contribuito a distruggere il sogno post-guerra fredda di un mondo multipolare. Ormai, la superpotenza americana, persuasa di essere il solo Stato capace di imporre la pace democratica su scala planetaria, cerca di legalizzare una struttura di sovranità ideologica fondata da un lato sull’espansione della democrazia liberale e dall’altro sulla militarizzazione delle relazioni internazionali.
Con la strumentalizzazione delle istituzioni internazionali, è riuscita ad imporre “il fattore forza„, secondo i termini del presidente russo V.Putin, come regolatore degli equilibri geopolitici. Partigiana di un riequilibrio internazionale per evitare la sua marginalizzazione,
In nome “della chiarezza morale„, secondo l’espressione di G.W.Bush nel suo discorso di West Point del 2 giugno 2002, gli Stati Uniti cercano di instaurare una sovranità “legittima„ in Eurasia allo scopo, secondo loro, di stabilizzare il nuovo ordine mondiale ed impedire un ritorno della potenza russa sulla scena internazionale. L’ingerenza americana in una zona post-sovietica mirerebbe dunque ad erodere l’influenza di Mosca, ridiventata un nemico virtuale. In questo schema, occorrerebbe interrogarsi sull’obiettivo latente della strategia americana, attiva in particolare nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Quest’area politicamente indebolita dello spazio eurasiatico e simbolo della vecchia sovranità sovietica è segnata, dopo l’implosione dell’URSS, il 25 dicembre 1991, da un arretramento pronunciato della potenza russa. Questo declino russo può essere considerato come un’opportunità per l’America? E, inoltre, si può parlare di strategia deliberata di compressione della potenza russa, che si iscrive nella dottrina antisovietica di Kennan del 1947? In questo caso, sarebbe opportuno circoscrivere la risposta strategica russa a questo comportamento, nel cuore di ciò che Mosca considera come il suo spazio storico, zona protettiva e di sovranità politica. La centralità conflittuale emergente nella zona eurasiatica post-sovietica, tra le potenze americane e russe, è una lotta d’influenza stimolata da una logica imperiale. Di base, questa logica si spiega con la necessità dei due stati di estendere la loro sovranità in vista di proteggersi da eventuali minacce e difendere i loro interessi nazionali. Inizialmente, la loro espansione ideologica risponde dunque ad una logica difensiva, che mira a neutralizzare l’incertezza geopolitica. Successivamente, le sfide energetiche hanno giustificato una inflessione offensiva di questa logica.
Ingerenza americana nella zona post-sovietica
Secondo la dottrina neo-conservatrice americana, una proiezione radicale degli Stati Uniti nello spazio post-sovietico significherebbe allo stesso tempo una sconfitta che umilierebbe
Strategia radicalizzata del contenimento
La strategia americana è influenzata, dalla fine della guerra fredda, dalla dottrina Brzezinski, versione radicalizzata della dottrina Kennan del Contenimento della potenza sovietica. Secondo Z.Brzezinski, il cuore strategico del nuovo mondo sarà il continente eurasiatico, a causa del suo aumento triplo in potenza economica, politica e militare. Oggi, l’Eurasia concentra le principali potenze (ri)emergenti come
Inversione strategica russa
Dal punto di vista della Russia, l’evoluzione post-comunista è segnata da un lato dall’ostilità crescente degli Stati Uniti nel suo spazio di Sicurezza e dall’altro dall’orientamento sfavorevole del governo mondiale. Percepiti come una volontà d’ingerenza politica, gli interventi illegali dell’occidente in Jugoslavia ed nella zona post-sovietica hanno dato una giustificazione all’inversione strategica russa. Ultima provocazione, integrando i vecchi satelliti dell’URSS,
Questa ricostruzione passa inizialmente per l’economia. Dal 1999, il rilancio della crescita economica è il catalizzatore della sua rinascita internazionale, che permette di accrescere il surplus mobilizzabile per gli investimenti strategici e, in particolare, per l’estensione delle capacità militari. Ormai, è uno Stato forte (S), non che esita a sostenersi sulle variabili nucleare (A) ed energetica (E), che cerca di trovare il suo potere, giocando sulla proiezione di forza. La rinascita identitaria russa è dunque fondata sui criteri tipici di potenza sovietici: Stato, Atomo, Energia (SAE). Ma questa ricostruzione identitaria della Russia passa anche per la riconquista dell’influenza persa sullo straniero prossimo e, in particolare, negli spazi caucasico e centro-asiatico, in cui il suo confronto con gli Stati Uniti è mediato dalla tripla sfida energetica, nazionalistica e strategica. In questo contesto, “la guerra delle condutture„ – associata all’instabilità etnico-religiosa e ad una pressione occidentale crescente tende a ravvivare le tensioni inasprite da una lotta per la leadership politica. In ciò, la zona post-sovietica diventa il luogo del confronto tra strategie ideologicamente orientate e desiderose di torcere a loro favore la direzione della storia.
Ri-centramento sull’atomo militare
Si può vedere nell’uso attuale che fa
Nello spazio simbolico delle norme sovietiche (SAE) di potenza, l’atomo condiziona dunque la capacità della Russia di raccogliere la grande sfida geopolitica del XXI secolo. Nel
L’avvertimento di Monaco
Il discorso di Monaco pronunciato da V.Putin e denunciante, il 10 febbraio 2007, la nascita “di nuovi muri„ nelle relazioni internazionali, esprime questa inflessione strategica. In questa occasione, il Presidente si è apertamente rammaricato “delle granate non esplose„ della guerra fredda e “degli stereotipi ideologici (…) ereditati della mentalità dei blocchi„.
Il 21 settembre 2007, S.Lavrov, capo della diplomazia russa, confermava che il dispiegamento dello scudo americano era “una minaccia„ per la sicurezza russa. La storia del post-comunismo, all’avvio del XXI secolo, è dunque segnata dal ritorno di un conflitto centrale tra due “nemici„ ideologici ed imperniato sul controllo dell’Eurasia. Nella loro opposizione strutturale, lo stato americano e quello russo strumentalizzano il nazionalismo (S), l’atomo (A) e l’energia (E) in una guerra latente, nel cuore dello spazio post-sovietico. Questa forma riattualizzata e moderata di guerra fredda può essere definita come “la guerra tiepida„.
Sogno multipolare
In questa lotta ideologica informale tra due imperi che cercano di trovare la loro leadership d’ispirazione messianica e d’imporre la loro visione del mondo, una sfida cardine è quella della ristrutturazione dell’ordinamento internazionale. In questo schema, è il controllo della zona eurasiatica post-comunista che potrebbe determinare il vincitore di questa guerra tiepida nascente e, di conseguenza, l’orientamento della governance mondiale. Una questione chiave per il futuro della Russia sarà di conseguenza l’emersione di una democrazia mondiale multipolare. Nel suo avvertimento di Monaco, che condanna l’unilateralità arrogante degli Stati Uniti, V.Putin lo ha chiaramente detto.
Notes :
[1] Décret présidentiel n° 24, 10 janvier 2000.
[2] Adresse du Président de
Jean Geronimo est docteur en Economie, Université Pierre Mendès France (Grenoble), Centre de Recherches Economiques sur