IL SANGUE DI TUTTI

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In un recente video con Gianfranco La Grassa, intitolato “Storia e crimini (http://www.conflittiestrategie.it/storia-e-crimini)”, abbiamo parlato della dinamiche oggettive che, in un dato senso, determinano gli eventi. Nello sviluppo di questi i soggetti hanno ovviamente un ruolo decisivo ma in quanto sospinti dalla richiamata oggettività senza la quale non potrebbero conseguire certi obiettivi, appunto storici. Per intenderci, come diceva Lenin, la rivoluzione sovietica poteva avvenire esclusivamente nel preciso momento (o fase) in cui è accaduta, “non un giorno prima, non un giorno dopo” (questa è ovviamente una iperbole) e la bravura dei soggetti agenti (che in realtà sono agiti dalle circostanze) sta nell’afferrare la corrente di simili accadimenti per indirizzarla a proprio favore, già sapendo di un inevitabile scarto tra il “progettato” e quello che sarà “realizzato”.
Abbiamo citato dei passaggi più o meno condivisibili di un articolo dell’analista George Friedman, il quale invita giustamente a capire che i leader non fanno la Storia ma viceversa, eppure essi sono necessari alla Storia per concretare il suo di-venire: “la storia consiste di persone che fanno ciò che devono in certe circostanze. Non sono loro a fare la storia. È la storia a fare loro”. Ciò non significa che un risultato storico è già scontato ed iscritto invariabilmente in un libro del destino, tuttavia, è bene comprendere che non si possono conseguire intenti completamente fuori da un certo “orizzonte degli eventi”. Quel che “deve accadere” è un ventaglio di possibilità che aprono ad alcune opportunità. La Storia non è teleologica ma i suoi percorsi non possono essere “forzati” oltre certuni livelli a pena di finire stritolati dai suoi “ingranaggi”. Per questo, ha ragione Friedman a sostenere che i crimini sono connaturati alla Storia, nella quale gli uomini si muovono con le migliori intenzioni, dal loro punto di vista, spesso ottenendo l’effetto contrario. Ma sia chiaro che tutti, in tutte le epoche, fanno i conti con i delitti scaturenti dalle loro azioni. Non c’è impresa che possa essere vinta senza spargimento di sangue. Nessuno si salva: “La storia umana è sanguinosa agonia. Il peccato originale non sta nella brutalità. Sta nel desiderio universale di rendere migliori le cose. Lenin e Stalin uccisero milioni di persone per creare un mondo migliore. Hitler ne mise altrettanti a morte in nome del miglioramento nazionale. Si stima che i giapponesi abbiano massacra-to 15-20 milioni di cinesi. Gli inglesi distrussero l’Irlanda. Gli australiani annientarono i nativi. I comanche conquistarono, uccisero e schiavizzarono innumerevoli nazioni degli indiani d’America. Anche gli ultracivilizzati scandinavi hanno i norreni da ricordare e a cui forse rispondere. In un certo senso, siamo tutti responsabili dei crimini dei nostri antenati poiché di essi ne beneficiamo. Non siamo solo beneficiari del passato, ma pure sue vittime. La storia non è iniziata quando siamo nati. Siamo gli eredi della storia e quelli che la condannano fanno parte di essa tanto quanto quelli che la assolvono. Quando ero bambino, appresi che la storia va avanti, a volte con gentilezza e a volte brutalmente, senza però che io abbia controllo su ciò che succede.
Ho imparato a osservare lo svolgimento della storia non perché pensassi di poterla cambiare ma perché pensavo che, se avessi intuito la direzione che avrebbe preso, avrei potuto plasmare la mia vita in modo da sfuggire alla sua furia. Ho imparato a osservare le ampie maree della storia, più o meno ignorando coloro che le presiedevano. I leader vanno e vengono, governano milioni di persone per brevi lassi di tempo. Attribuiamo loro poteri che non hanno perché le cose che abbiamo imparato in casa ci terrorizzano. Vogliamo pensare che qualcuno deve per forza avere il controllo, essere responsabile e poter essere chiamato a rispondere delle proprie azioni. L’idea che siamo semplicemente spettatori e vittime di forze impersonali che plasmano i leader, i quali dicono le loro battute e poi escono di scena, è del tutto intollerabile. Quand’ero piccolo, condividevo con molti altri un sincero affetto per Dwight Eisenhower. Mio padre un giorno mi chiese se sapessi quante persone aveva ammazzato. Poi disse anche che se non lo avesse fatto Ike, lo avrebbe fatto qualcun altro. Qualcuno doveva pur farlo. Ciascuno di noi è plasmato dalla propria infanzia e questa era la mia. Quando andai al college, la domanda a cui cercavo risposta era perché qualcuno dovesse pur farlo . Lessi Hegel, Marx, Tucidide e il resto ma non riuscivo a capire. Trovai soddisfazione in Machiavelli, che spiega cosa deve fare un principe per restare un principe. Il suo insegnamento è semplice. Se vuoi fare il calzolaio, devi fare le scarpe in un certo modo. Se vuoi fare il principe, devi governare in un certo modo. Puoi scegliere di farlo in modo diverso, ma il tuo cliente ti abbandonerà e i tuoi cittadini ti detesteranno. Ciò che imparai durante quel periodo è che la storia consiste di persone che fanno ciò che devono in certe circostanze. Non sono loro a fare la storia. È la storia a fare loro. Un principe deve fare il necessario o smetterà presto di essere un principe, abbandonato e dimenticato, mentre un altro, meno fastidioso, farà ciò che deve essere fatto…”. (G. Friedman)
Nel video cito anche Cioran, il quale ugualmente, collega l’incidere e l’incedere della Storia con l’ “ora del crimine” che scatta quando i popoli vengono a contatto per qualsiasi ragione con tutte le loro ragioni, vecchie e nuove. Purtroppo, troviamo ancora molti asini, soprattutto tra i famigerati liberali, che vogliono fare Storia, accusando solo i nemici di essere o di essere stati assetati di sangue. Proprio oggi, leggo su La Verità, un articolo pessimo di un giornalista pessimo (evito il nome per carità verso uno sventurato collega con pochi mezzi intellettuali) che scrive così: “La fabbrica di veleni voluta da Lenin per eliminare i nemici del regime Il padre dell’Urss fece realizzare alla Lubjanka un apposito laboratorio per creare sostanze con cui uccidere i dissidenti. L’uso di agenti tossici è rimasto la firma di molte esecuzioni a opera del Kgb fino ai nostri giorni”. Ora, capirete da voi che nessuno fa realizzare alcunché di talmente costoso e avanzato per “avvelenare” i propri nemici. Tali falsità vengono poi anche condite dal pennivendolo con le solite accuse di ferocia dittatoriale di quelli che non gli vanno a genio. Questa gente dovrebbe essere derisa per la propria ingenuità o disprezzata per la troppa faziosità. Invece, viene assunta dalla Stampa che vive di amenità. Amen ci sta!