IN CERCA DI UNA “OCCASIONE”
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Un vecchio comunista (sia pure da tempo ex o post) – di quelli che dagli anni ’60 ho sempre definito piciisti, ma che ormai, purtroppo, sono passati alla storia come comunisti (squalificando tale nome per me onorato) – ha affidato a un vecchio “dicci” l’incarico di formare un governo per fare una specifica legge (quella elettorale) più altre misure non meglio specificate, pur se giudicate urgenti. Non consta a nessuno – pur se si troverà qualche politologo “burlone” pronto ad inventarsi qualche strampalata spiegazione del fatto – che la Costituzione, di cui si continuano a fare celebrazioni fuori luogo (che sia vecchia e cadente dovrebbe capirlo anche un analfabeta), assegni a chicchessia il diritto di nominare un governo per fare una legge specifica (più altre generiche ma urgenti). Un capo dello Stato nomina il Premier, punto e basta. Evidentemente, qualcuno sta confondendo la pur ormai devastata Italia per la Bulgaria o la RDT, ecc. di 30-40 anni fa. O forse qualcuno ritiene di essere Louis XIV, le “Roi Soleil”.
In realtà, si è fatto un grande favore agli avversari di centrodestra, dimostrando che la sinistra sa di essere nettamente sotto nelle simpatie attuali della popolazione e, soprattutto, di essere sempre eguale “nei secoli”: non accetta il responso popolare fino a quando non sia convinta di avere buone probabilità di spuntarla. Ciò malgrado, non si cerchino banali motivazioni nell’esistenza della cosiddetta Casta, magari sostenendo che i suoi componenti intendono raggiungere i due anni sei mesi e un giorno di legislatura per godere della pensione di parlamentare. Montezemolo e la Conferenza episcopale non hanno di questi problemi, eppure parlano all’unisono per chiedere lo stesso governo che faccia la legge elettorale più qualche altra cosa di urgente (pur se poi dal Vaticano sono filtrate precisazioni, che non appaiono però molto chiare). L’establishment insomma vuole evitare il voto: non perché danneggerebbe il paese – già danneggiato da sinistra, sindacati e Confindustria ormai “al di là del bene e del male” – ma semplicemente perché un eventuale governo di destra, costretto (per i suoi interessi elettorali, non per il bene del paese) a mitigare la pressione “divoratrice” delle ricchezze del presunto ceto medio (in realtà, semplicemente, il lavoro autonomo), non potrebbe affatto alimentare e sostenere i fallimentari percorsi finanziari e industriali di una “classe” dominante economicamente arretrata e totalmente subordinata ad interessi stranieri (statunitensi in specie).
Per di più, ci sono le ben note nomine di centinaia di posti che consentirebbero, anche se poi cambiasse la maggioranza con nuove elezioni, di sabotare continuamente le decisioni di quest’ultima, impedendole di governare. Nel contempo, “castrando” lo slancio delle nostre poche grandi imprese di punta (ben note ormai, almeno spero, ai lettori del blog), e magari mettendole sotto tutela degli americani (un po’ come la Banca d’Italia, diciamo, cioè nominando ben precisi dirigenti), ci si ingrazierebbe maggiormente questi ultimi, dimostrando che non si è inferiori, in fatto di servilismo, a Berlusconi (nemmeno lui dotato di un briciolo di dignità nazionale). Comunque, è stato un bene che sia stata presa la decisione di non voler abbandonare le poltrone del governo (con tutti i privilegi vari che ne conseguono).
Sembra chiaro che si tratti di una manovra in buona parte appoggiata dai nemici dello stesso Veltroni; D’Alema in testa, una mediocre intelligenza, sempre presa per superiore perché nascosta da supponenza, arroganza e disprezzo degli altri. Questo individuo – in grado di usare il linguaggio orwelliano: “difesa integrata” per definire i bombardamenti aerei sulla Jugoslavia al fine di compiacere gli Usa e rifarsi una “verginità” dopo il periodo (lungo) del “comunismo” filosovietico – le ha sempre sbagliate tutte; è solo bravo nelle “mene di Palazzo” (o di partito) e a sfuggire a varie “insidie” (Banca del Salento, scalata della Bnl da parte dell’Unipol, ecc.), ma lo è perché aiutato da “qualcuno” dopo che, pur arrogante com’è, ha piegato la testa e si è messo ad agire di soppiatto, sott’acqua, come in questo caso.
Comunque, dicevo, questa manovra, truffaldina per qualsiasi testa che ragioni, rappresenta quel “tanto peggio, tanto meglio”, per il quale ho una personale predisposizione. Porterà alla rovina chi l’ha ideata e la sta portando avanti. Ormai sono sempre in meno quelli che tentano di nascondere la gravità della situazione economica mondiale. I dati relativi all’economia Usa nell’ultimo trimestre
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2007 hanno superato le più pessimistiche previsioni degli “esperti”; e i continui abbassamenti del tasso di sconto non servono a un bel niente. Anche ammesso che non ci sia un vero e proprio crac, avremo come minimo un paio d’anni burrascosi. In tale situazione, questi politici della “vecchia guardia”, ormai unanimemente disistimati per il loro fallimentare passato (di politicanti e improduttivi, nullafacenti), si mettono a fare giochini sulla pelle dell’intero paese, in specie di quelli che producono realmente. Faranno una brutta fine. Il problema è che apriranno ancora una volta le porte all’altalena tra destra e sinistra, al “gioco degli specchi”, mentre sempre più evidente diventa, per chi abbia ancora un po’ di senno, l’esigenza di infrangerli a colpi di mazza. Chissà quando il paese si sveglierà completamente!
Intendo parlare solo della maggioranza del paese, perché una quota di coglioni e malfattori resterà sempre; si tratta solo di renderla innocua con le “opportune” misure. Però il tempo passa e i guai sono sempre più vicini! Si faccia presto. Possibile non ci sia nessuno che veramente ci pensa? Si lasci perdere il ritornello: elezioni subito o elezioni ritardate con la scusa di una nuova legge elettorale. Occorrono misure forti che pongano in condizioni di non nuocere innanzitutto le attuali forze politiche, iniziando certo da quelle più pericolose, quelle vecchie dei politicanti professionisti, parassiti e improduttivi, ma ormai tanto dannosi con le loro continue chiacchiere (con le quali, secondo un detto cinese, “non si cuoce il riso”). Certamente, però, non va dimenticato il vertice “romano” dell’industria, dell’artigianato, del commercio, che assieme alla finanza parassitaria (“weimariana”, come detto più volte) è il principale responsabile del degrado e impoverimento complessivo del paese. Sono sicuro che la base di queste associazioni , di cui è meglio non dare definizioni, è costituita da conigli che brontolano sottovoce per paura; ma, se gli si dà un’occasione, solleverebbe il capo e sarebbe entusiasta, si sentirebbe liberata da un incubo. Ripeto: non c’è nessuno che sappia creare quest’occasione?
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