In merito alle critiche rivolte alla relazione di O. Pesce alla tavola rotonda del 4 aprile

Riceviamo dalla redazione di pennabiro e pubblichiamo

 

Al termine del dibattito tenuto a Milano il 4 aprile sul tema delle lotte dei popoli arabi e sulla guerra in Libia , promosso dal Comitato di solidarietà dalla parte dei lavoratori e dal blog pennabiro , fu presentata una proposta di appello contro l'intervento militare in Libia.

 Questo appello terminava con questi punti : condannare l'aggressione alla Libia;cessare immediatamente i bombardamenti;vietare l'utilizzo delle basi militari sul territorio italiano per azioni contro la Libia;vietare la presenza in Italia degli aerei A-10;favorire ogni negoziato in Libia senza ingerenze esterne.

       Nella sua critica che precede la relazione di Pesce tenuta a nome del Comitato di solidarietà al convegno di Milano , Ricciardi dice di non condividerla per motivi  teorici "ma anche e soprattutto pratici " e al termine parla di " un dichiarato non interventismo rispetto alla Libia….cosa ,che se così fosse, non condividerei….” .

  Poichè il problema immediato, pratico, dal nostro punto di vista è vedere cosa si può fare per combattere l'aggressione alla  Libia , mi soffermo innanzitutto su questo.

Mi pare che il contenuto dell'appello che è stato proposto a tutte le forze presenti e presente anche nella relazione di cui si sta parlando , sia chiaro e inequivocabile. Gli obiettivi indicati vanno a favore e sono di sostegno al legittimo governo della repubblica libica. Tuttavia siamo completamente aperti a qualsiasi modifica a quel testo , anche perchè vi sono stati degli sviluppi come l'invio di consiglieri militari a Bengasi, nonchè a qualsiasi critica che punti a migliorarlo .Così come siamo disponibili a qualsiasi altra iniziativa che si ponga l'obiettivo di costruire una opposizione a questa guerra e a un approfondimento delle questioni. Questi  credo possano essere motivi pratici, quelli  di cui parla  Ricciardi  non mi sono francamente chiari.

  Vorrei  poi aggiungere alcune osservazioni nell'ottica di uno scambio  di idee tra pennabiro e Conflitti e strategie , la cui presenza alla tavola rotonda del 4 aprile  ci avrebbe fatto piacere proprio per arricchire il dibattito.

   1. Mi pare che sia nella critica di Ricciardi che nel commento di La Grassa si affermi la presenza nei paesi arabi di movimenti popolari. A mio avviso è questa la questione principale , poi si può essere più o meno d'accordo sullo spettro dell'islamismo che è stato comunque utilizzato finora per coprire il sostegno a regimi militari “laici “ come quelli di Ben Alì e Mubarak.  Cosa chiedono questi movimenti ?

  Può essere utile ricordare il fatto, riportato dalle cronache di qualche mese fa , che il 17 dicembre un giovane tunisino,Mohamed Bouaziz ,laureato,si diede fuoco perchè le autorità governative gli avevano tolto la licenza di venditore ambulante .Da lì le rivolte in Tunisia e poi in Egitto. I problemi denunciati sulle piazze di Tunisi e poi del Cairo dai manifestanti, in maggioranza giovani , erano e sono un alto tasso di disoccupazione, un rincaro generalizzato dei generi di prima necessità e salari molto bassi, la mancanza delle libertà democratiche.

  Come blog  è giusto ammettere una cosa , nessuno si aspettava questi avvenimenti. Una più attenta analisi sulla situazione economica di quei paesi , sulle conseguenze della globalizzazione , sul dibattito politico al loro interno , si rende perciò necessaria non solo per capire meglio quanto sta avvenendo là ma anche per vedere come incrociare questi movimenti con  i paesi europei con cui esistono evidenti legami economici e di rapporti tra le popolazioni .La questione degli immigrati e che vede coinvolto il nostro paese e la nostra popolazione è uno specchio del problema.

    Su questi punti mi pare che la relazione di Pesce sia chiara.

Il pensiero di Ricciardi  invece a me pare piuttosto confuso . Scrive :” L'affermazione …secondo cui l'Occidente tenderebbe a valutare negativamente le rivolte…deriva (i) proprio dalla necessità ( di Pesce  )di valorizzare le rivolte in quanto sommovimenti di popolo…..poichè  quest ' ultimo è buono e progressivo per definizione…” .

 L'Occidente valuta negativamente o positivamente questi movimenti e quindi come si è mosso concretamente ?Si badi bene , per sgomberare il campo da equivoci ,nella storia può succedere che ci sia  una convergenza momentanea tra un paese imperialista  e  movimenti popolari , ad esempio nella seconda guerra mondiale tra gli USA  e l'URSS .

 I fatti concreti però al momento sono che Obama continua a sostenere i generali in Egitto e che , anche se vi sono problemi di spesa nel bilancio federale , l'opzione militare in Libia che l'amministrazione USA ha scelto , continua ad essere finanziata . Il ragionamento di Ricciardi , ovvero che la relazione deforma i fatti in modo da rappresentare comunque e sempre l'imperialismo cattivo ed il popolo sempre e comunque buono , non sta in piedi.

 

2. Dunque, se esistono questi movimenti che fanno irruzione in una situazione politica che coinvolge direttamente l'Europa, come possiamo definirli e anche come dobbiamo rapportarci ?

 Occorre chiarire innanzitutto un punto ,è impensabile che una grande potenza come gli USA non cerchi di avere una soluzione di riserva da giocare per mantenere il controllo su quei paesi qualora saltino i vecchi equilibri. E' vero , come fa notare Ricciardi , che c'erano contatti  da tempo tra le amministrazioni USA  e gruppi di oppositori a Mubarak .Sappiamo anche che uno degli esponenti di piazza Tahrir è un collaboratore di Google ma tutto ciò non può portare , come ha fatto qualcuno , a dire che questi sono movimenti eterodiretti ,punto e basta. Significa non capire che in quei paesi esistono contraddizioni che stanno venendo fuori e quella più evidente è fra la borghesia di tipo compradora  fin qui rimasta al potere e le nuove generazioni che costituiscono la maggioranza della popolazione.  .La repressione dei movimenti di piazza nel frattempo non si è affatto fermata .

  Accanto alla comprensione più approfondita di cosa bolle nella pentola del Nord Africa , occorre anche capire qual'è la strategia degli USA e degli altri paesi coinvolti nell'attacco alla Libia che sono paesi europei e di cui fa parte anche l'Italia. Una delle questioni  poste nella relazione è appunto se l'area del Mediterraneo è ai primi posti nella strategia USA o se invece viene dopo la situazione in Arabia Saudita e questo fa parte del dibattito.

    Le masse fanno la storia , dice la relazione , e questo è uno di quei casi in cui  le masse fanno la storia nel senso che la loro spinta ha modificato la situazione politica in quei paesi con evidenti riflessi nella situazione internazionale. Ma  riusciranno questi movimenti  a darsi una direzione politica organizzata e capace di sotterrare i vecchi regimi ? La risposta che d&agrav
e; la relazione  a questa domanda , che manca una direzione politica organizzata  ma i semi produrranno grandi cambiamenti , può suonare ottimistica ma,diciamocelo , una volta tanto che c'è una forte protesta popolare e per di più alle porte di casa nostra , un po' di entusiasmo non guasta .

La Grassa , ponendo giustamente il problema della direzione politica , ha una visione   pessimistica quando scrive che “Nessun elemento sussiste per pensare un siffatto sbocco  dei movimenti in corso “  in riferimento all'appoggio a  “ forze autenticamente nazionali che….giochino apertamente e nettamente contro l'egemonia americana e occidentale “. La Grassa parla anche di “ una concezione di stampo populistico generica come quella che parla di popoli o di masse, ecc.”

  Se non vogliamo più chiamarli popoli , masse, classe operaia o classe lavoratrice , termini di uso comune e probabilmente non sempre usati con precisione scientifica come chiamarli ? Se da una parte c'è la borghesia , nelle sue varie gradazioni, c'è l'imperialismo, cosa c'è ,dialetticamente, dall'altra parte  e come chiamare quest'altra parte ?

  Se si vuole porre un problema di ridefinizione dei termini di classe e di analisi delle classi allora si apra  una discussione, si faccia un bilancio storico, si definiscano gli obiettivi di questo dibattito . Altrimenti si rischia di dare come in questo caso , un giudizio sbrigativo che non risolve per niente la questione .E del resto , anche il termine populismo, che ha un contenuto storico legato alla struttura agricola della Russia precedente la rivoluzione del 1917 ma anche un contenuto di più largo consumo ad indicare una qualsiasi posizione acritica verso le masse popolari , non è anch'esso un termine da rivedere?

. Come si svilupperanno questi movimenti ? E come dobbiamo  affrontare, in un mondo globalizzato e con i rapporti commerciali che l'Italia e l'Europa ha con quei paesi ,sul piano politico , il nostro rapporto con quei movimenti ?

  Le cose sono in movimento , il modo migliore per comprenderle è approfondire le questioni.  Sappiamo che questi movimenti potranno anche non riuscire a raggiungere  i loro obiettivi ma a loro deve essere dato appoggio .

 Quello che posso dire in conclusione è che  quanto sta avvenendo in quella parte del mondo investe la politica del nostro paese così come dell'Europa  e investe anche la nostra capacità di analizzare le cose . Investe la nostra capacità di indicare una linea politica che sia positiva nel senso di sconfiggere le manovre dell'imperialismo e di migliorare le condizioni materiali e politiche delle masse che anche nel nostro paese sono in effetti prive di una direzione politica  che le rappresenti. Per questo è utile uno sforzo comune che metta confronto le idee e le esperienze.

 

Iglis Restani  della redazione di pennabiro