INDIA, POTENZA MONDIALE? II ed ultima parte
Général (CR) Alain Lamballe (fonte diploweb.com, trad. di G.P.)
5. Interessi reciproci tra l’India ed i paesi occidentali ma anche forti rivalità
Gli Stati Uniti prendono l’evoluzione delle relazioni sino-indiane seriamente. Un’intesa stretta tra l’India e
Le autorità americane giostrano la possibilità di utilizzare il paese più debole per sottoporre il più forte e se necessario portarlo alla resipiscenza. L’India costituisce un elemento essenziale nella politica americana di accerchiamento o almeno di neutralizzazione della Cina sul suo lato sud, politica che conosce delusioni serie in altre zone, nell’Asia centrale ex-sovietica ed anche in Afganistan. In mancanza di essere un vero alleato, l’India può a lungo termine servire gli interessi americani. La sua competenza nelle operazioni di mantenimento della pace, nell’assistenza umanitaria e nella ricostruzione di paesi devastati da catastrofi o conflitti e la sua capacità di sorvegliare zone marittime interessa Washington. Navi da guerra indiane accompagnano già i bastimenti dalla marina mercantile americana verso il distretto di Malacca, pieno zeppo di pirati. Tali compiti, eseguiti dall’India, liberano l’America e gli permettono di occuparsi di missioni più importanti, che richiedono ulteriori mezzi, in Asia ed altrove. In altre parole, l’India potrebbe assumere operazioni di sicurezza a bassa intensità e gli Stati Uniti riservarsi le azioni di più grande portata. Così, l’India avrebbe la sensazione, pienamente giustificata, non di fare parte di un’alleanza militare e preservare la sua autonomia decisionale, pur portando un contributo apprezzabile all’America. Per ragioni tanto politiche che economiche, gli Stati Uniti hanno creato un partenariato strategico con l’India che non osservano più con condiscendenza. L’India diventa un soggetto economico rilevante. Il mercato mondiale del petrolio dovrà tenere conto delle sue necessità crescenti per alimentare un’industria in pieno aumento. Gli Stati Uniti hanno proposto nell’accordo del 18 luglio 2005 un aiuto nel settore nucleare civile con riserva di una separazione chiara e netta dei programmi civili e militari e di un impegno di non proliferazione. L’India, fino ad oggi, figura come nazione non-proliferante, all’opposto del vicino Pakistan. Nonostante le costrizioni imposte, gli indiani saranno vincenti poiché avranno accesso a tecnologie nucleari d’avanguardia. In definitiva, gli stessi vantaggi sono offerti tanto all’India che agli stati firmatari del Trattato di non proliferazione. Gli americani prevedono, nel quadro dell’accordo di difesa valida 10 anni firmato il 27 giugno 2005, la vendita di armamenti moderni, che includono apparecchi F 16 e F 18 che avranno concorrenti europei, in particolare francesi. Propongono anche una collaborazione nel settore della difesa anti-missile. Inoltre, è stato firmato un accordo di cooperazione spaziale. Gli indiani non sono abbindolati da quest’inversione spettacolare, dell’abbandono di tutte le sanzioni imposte dopo le prove nucleari del maggio 1998. Fini diplomatici, negoziatori abili ed intransigenti, ne tireranno tutti i vantaggi possibili, senza disconoscere le loro convinzioni e facendo il minimo di concessioni, salvaguardando in particolare il loro approvvigionamento energetico ed il loro programma nucleare militare e proseguendo una politica di ravvicinamento con
Valutano che, infine, con gli emendamenti imposti da Washington al testo iniziale, Nuova Delhi perderà la sua indipendenza di giudizio e la possibilità di modernizzare il suo arsenale. Votando contro l’Iran nel corso di una consultazione nell’ambito dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, l’India ha ceduto alle pressioni americane, in quanto vogliono a tutti i costi ottenere un aiuto per modernizzare le sue centrali nucleari e generalmente il suo programma nucleare civile. Così facendo, ha complicato ma certamente non ha compromesso la realizzazione del gasdotto dall’Iran e transitante dal Pakistan, di cui ha un così gran bisogno. Con il suo voto, l’India vuole anche mostrare che dopo avere raggiunto il club delle nazioni nucleari dichiarate, intende chiudere la porta dietro di lei, costretta ad ammettere tuttavia che il Pakistan si è infilato ultimo momento. L’India ha bisogno delle tecnologie americane ed europee, giudicate superiori a quelle della Russia, in modo prioritario nei settori nucleari e spaziali, considerate di un’importanza strategica.
Un decentramento in India piuttosto che in Cina di alcune attività industriali, come complemento di quelle che esistono già nel settore dei servizi, può sembrare preferibile alla Casa Bianca e alle capitali europee. Ed è, forse, per i governi occidentali un male minore. General Motors e Motorola prevedono di costruire fabbriche nelle zone occidentali e meridionali dell’India. Posco un produttore d’acciaio sud coreano e Mittal Steel, il conglomerato con sede nei Paesi Bassi, hanno piani per impiantare fabbriche enormi sulla costa orientale. La società americana di grande distribuzione Wal-Mart ha concluso nel novembre 2006 un accordo con la società indiana Bharti Enterprises per impiantare depositi.
Nel marzo 2006, DR Reddy’s Laboratories, uno dei fiori all’occhiello dell’industria farmaceutica indiana per le medicine generiche, ha acquisito la più grande impresa tedesca produttrice di generici, Betapharma. Suzlon il produttore indiano di mulini a vento, ha acquisito nel maggio 2006 la società belga Hansen. In un settore più inatteso, United Breweries di Bangalore, famoso per la sua birra Kingfisher, ha acquisito un produttore di vino della Loira, Bouvet-Ladubay dopo aver fallito il suo tentativo di acquisizione dello Champagne Taittinger. Tata Tea si è appropriata del gruppo inglese Tetley ed ha acquisito un terzo della società sud-africana Joekels e della società americana Energy Brands. A volte, società indiane si associano a istituzioni americani per acquisire imprese straniere. Così, nel settembre 2006, Videocon si è associata al fondo americano Ripplewood per prendere possesso della società sud coreana Daewoo Electronics. Con le sue iniziative multiple che derivano da un dinamismo vincente, l’India è diventata un attore fondamentale del capitalismo mondiale. L’influenza delle sue società private è meglio accettata rispetto a quella cinese le cui imprese appartengono spesso allo Stato o si trovano sotto il suo controllo. La diaspora indiana, nettamente meno numerosa di quella cinese ma lo stesso valutata in più di 25 milioni di persone, dà a New-Delhi un’apertura sul mondo, in particolare verso il Medio Oriente, l’Europa e gli Stati Uniti ma anche attorno all’oceano indiano e nell’oceano pacifico. Contribuisce a sviluppare i rapporti commerciali ed effettua pagamenti di denaro significativi verso il paese d’origine. Così 6 milioni di indiani del golfo arabo-persico hanno rimpatriato 20 miliardi di dollari in India nel 2006. È stato creato un ministero per gli indiani che risiedono all’estero la cui importanza ormai è riconosciuta da New-Delhi. Quadri indiani lavorano in molte società americane ed europee. Alcuni ne prendono anche i comandi, come è stato il caso nel 2006 di PepsiCo negli Stati Uniti. È un americano d’origine indiana il co-fondatore di Hotmail (web-based email system), un’indiana di nascita, emigrata negli Stati Uniti, è il vice presidente e la direttrice mondiale della ricerca del gruppo americano Motorola, che dirige 26.000 ingegneri e ricercatori sparsi nel mondo. Il direttore della ricerca di Yahoo è anche d’origine indiana. Molti dirigenti delle società di alta tecnologia della Silicon Valley sono indiani. Gli indiani sono presenti nell’agenzia spaziale europea. In Europa, il Regno Unito, l’ex potenza coloniale ma anche
6. Una forza militare significativa
Come complemento al suo ruolo accresciuto nel settore internazionale, politico ed economico e della sua dichiarazione quale potenza nucleare, l’India si dota di una quantità completa di mezzi di difesa, secondo le sue disponibilità finanziarie e tecnologiche. Dedicando circa il 3% del suo prodotto interno lordo alla difesa, percentuale molto ragionevole, dispone di forze armate fra le più potenti del mondo, per i suoi effettivi, il buon livello dei suoi ufficiali, la bravura dei suoi quadri subalterni e soldati ma anche la quantità e la qualità dei suoi equipaggiamenti ed armamenti. L’industria di difesa si basa su un insieme di imprese pubbliche e di arsenali che fabbricano materiali per i tre eserciti. Alcuni programmi di fabbricazione si sono conclusi con fallimenti o con notevoli ritardi. I principali cantieri navali si trovano a Mumbai e Kolkata. 35 navi di guerra sono attualmente in costruzione. Benché la sua industria di difesa si sviluppi, facendo in particolare appello al settore privato, l’India deve ancora importare molti suoi equipaggiamenti ed armamenti.
e basi americane in Asia centrale dovrebbero chiudere. In questo contesto, il ripristino della base aerea di Farkhor, in Tagikistan da parte di personale dell’esercito di terra e dell’aviazione indiane acquista maggiore rilievo dimostrando la volontà dell’India di garantire una certa presenza militare, almeno temporanea e marginale, in Asia centrale, cosa che ha suscitato alcune emozioni a Islamabad. L’India resta debole sull’uso delle armi nucleari, ammettendo che ne non farà uso per prima, cosa che può comprendersi di fronte al Pakistan ma meno di fronte alla Cina. Modernizza i suoi concetti d’impiego delle forze terrestri, aeree e marittime. Organizza dei gruppi tattici destinati ad agire rapidamente nella profondità del campo di battaglia, con appoggio aereo. La loro azione mirerebbe a distruggere forze nemiche ben situate e non ad occupare un territorio. L’India ha acquisito, d’altra parte, una certa capacità di proiezione di forze grazie alla sua aviazione che possiede bombardieri a lungo raggio d’azione ed aerei di rifornimento in volo e grazie alla sua marina con portaerei. Sono anche previsti aerei d’avvistamento. Inoltre, il porto iraniano di Chabahar potrebbe essere messo a disposizione delle sue navi da guerra in caso di necessità, secondo un accordo che sarebbe stato firmato tra i due paesi ma che non è stato confermato. L’India sarà dunque in grado di intervenire militarmente nell’Oceano Indiano ed anche sulle frange dell’Oceano pacifico, in particolare nel Sud-est asiatico. Esercizi comuni che implicano unità dei tre eserciti si svolgono, secondo una frequenza sempre più grande, sul territorio indiano ed all’estero, con americani, britannici, francesi, Russi, Sud-Africani e iraniani. Altri sono progettati con Singapore, Mongolia e Uzbekistan. Le forze speciali sono a volte destinatarie di queste esercitazioni. Sul piano militare, l’India allarga dunque la sua visione. Potrebbe, così facendo, depauperare finanziariamente il Pakistan in una corsa al riarmo, sul modello di quella che avevano condotto con successo gli Stati Uniti in relazione all’Unione sovietica. Non sarebbe insoddisfatta di arrivare a questo risultato pur perseguendo il suo obiettivo principale di acquisire una capacità militare significativa di cui una parte potrebbe essere proiettata anche oltre l’Asia del Sud.
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L’India dispone dunque di alcuni attributi della potenza, una popolazione importante, giovane, dinamica e parzialmente ben informata, una ricchezza agricola e mineraria, una tecnologia sviluppata in alcuni settori, anche quelli del nucleare e dello spazio, una capacità di aprirsi sul mondo, che si traduce in scambi commerciali in aumento e, per garantire la sua sicurezza, forze militari numerose, dotate dell’arma nucleare e di unità paramilitari significative. Ma esistono debolezze strutturali. La sua dipendenza energetica rimane. L’India dovrà importare petrolio e gas in quantità sempre più grande. La concorrenza mondiale sarà viva ed i costi, certamente in aumento costante, peseranno nella sua bilancia commerciale. Il suo aumento demografico dovrà essere controllato, se non sarà trovato un equilibrio tra risorse il deterioramento dell’ambiente continuerà. La salute della popolazione è messa in pericolo da un inquinamento che aumenta. L’acqua costituirà un problema ancor più grave che l’India cerca di risolvere sul piano qualitativo e quantitativo. Per quanto riguarda la qualità, cerca di ridurre gli inquinamenti dei corsi d’acqua e delle falde freatiche, dovute ai concimi utilizzati dall’agricoltura ed ai rifiuti industriali, dovute anche all’insufficienza di fabbriche di trattamento delle acque di scarico dei grandi agglomerati urbani. Per quanto riguarda la quantità, mira a ridurre le perdite, enormi, delle reti di distribuzione ed a garantire una migliore ripartizione collegando i principali corsi d’acqua del paese ma la fonte dei ghiacciai Himalaiani che alimentano i grandi fiumi costituisce la preoccupazione principale. La debolezza delle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali ed aeroportuali continua ad essere penalizzante. L’India dovrà infine trovare soluzioni per porre fine alle insurrezioni che la lacerano e la indeboliscono, in Cashemire dove musulmani estremisti rivendicano il ricongiungimento al Pakistan o l’indipendenza, negli stati del Nord-est in preda a militanti indipendentisti o autonomisti e nelle province centro-orientali in cui la ribellione maoista si estende. Queste sfide che si allargano all’insieme del territorio sono considerevoli. Sulla classificazione degli indici di sviluppo umano, stabilito dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUD), l’India resta mal messa: al 127° posto su 174 paesi, il Pakistan si trova al 14° posto. Nella classificazione dei paesi corrotti, occupa l’88° posto su 159, con il Pakistan ancora peggio piazzato[5). Inoltre, la corruzione imperversa. Sull’indice stabilito da Transparency International, l’India si classifica all’ 88° posto, su 163.
Fa meno bene in Asia del Sud che lo Sri Lanka, classificato 78° ma meglio del Nepal, situato al 117° posto, il Pakistan, 144° posto ed il Bangladesh, 158° posto. Queste classificazioni poco invidiabili nuocono agli investimenti interni ed ancora più agli investimenti esteri. L’India compie sforzi per rimediare a queste mancanze. Così, dopo avere firmato e ratificato la convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione del
Général (CR) Alain Lamballe
Une publication du www.diploweb.com en synergie avec International Focus et l’IPSE.
Notes de l’études
[4] Voir « Armée et politique en Inde », Alain Lamballe dans « Défense nationale »,
[5] Chiffres donnés dans l’article How India has forged ahead, Kunwar Idris, Dawn, Karachi, 18 septembre 2005 et dans l’éditorial du Hindu, Chennai, 24 octobre 2005.
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