INTERVISTA AD UN SOLDATO ITALIANO DEL DONBASS
Abbiamo intervistato un altro italiano, Gabriele Carugati, che ha fatto la scelta di andare a combattere in Ucraina, tra i separatisti della Nuovarussia. Qualche settimana fa Il Fatto Quotidiano aveva scritto di lui rivolgendo domande a sua madre ed impastando illazioni con ipotizzate contraddizioni ideologiche, al fine di rendere poco credibili le posizioni dei cosiddetti filo-russi che quando non sono terroristi sono “sicuramente” confusi. E’ un vecchio trucco del mestiere che torna buono se non si hanno informazioni di prima mano o s’intendono imbastire teoremi per screditare qualcuno.
Come potrete capire dalle risposte di Gabriele, un bel po’ di confusione la fanno, soprattutto, i giornalisti, i quali, anziché rivolgersi ai diretti interessati, vanno a disturbare le loro famiglie. La penna del giornale fondato da Padellaro, artefice del pezzo su Carugati, è stata pizzicata da noi in una foto, con posa sorridente, insieme agli estremisti di Pravy Sektor. Il che ci racconta molto della sua obbiettività. Nessuno sostiene che un giornalista deve essere imparziale, non siamo così sciocchi da credere a queste panzane da corso di deontologia professionale. Come avrebbe detto un grande columnist come Ambrose Bierce, l’aggettivo abominevole si adatta sempre alle opinioni altrui. E’ meglio evitare di incamminarsi sui terreni etici dove pianti un seme di verità e spuntano innumerevoli frutti d’ipocrisia. Tipo che la preoccupazione principale di un giornalista è la ricerca della verità o della giustizia. Viene prima l’interesse dell’editore o quello di chi spinge la tua carriera (scommettendo sulle tue capacità, perchè bisogna averne per attirare l’attenzione). Dunque, onestà intellettuale vorrebbe che le proprie simpatie, ancorché pericolose o imbarazzanti, non venissero mai spacciate per fatti inconfutabili. Basta dichiararsi prima. Speriamo che il messaggio arrivi a chi di dovere.
Ma ecco le risposte che ci ha dato il soldato.
1) Gabriele, quando sei arrivato nel Donbass?
Il 5 novembre circa sono arrivato a Donetsk
2) Cosa ti ha spinto a fare questa pericolosa scelta?
La voglia di cambiare vita facendo qualcosa per cui posso andare fiero ed unirmi alla Resistenza europea con il popolo del Donbass è una di queste.
3) Qualche giorno fa Il Fatto Quotidiano si è occupato di te. E’ vero che simpatizzi per la Lega?
Simpatizzo per molte persone ma sono un orgoglioso italiano, fiero delle mie origini padane, e di Roma capitale.
4) Dicono di te che sei un filo-russo. Ti piace la definizione?
No, ma alla propaganda coloniale posso andare anche incontro, se essere filo-russo vuol dire difendere l’Europa dei popoli, faro mai spento della nostra grande civiltà, allora sì, sono un filo-russo.
5) Alcuni giornalisti, si sa, giocano sporco. Nel pezzo in questione si parla della tua posizione antieuropea e contro il capitalismo americano ma poi si evidenza che anche la Russia è un sistema capitalistico simile a quello statunitense. Questa sarebbe una imperdonabile contraddizione, almeno nella testa chi è incapace di cogliere le differenze tra Occidente e mondo russo e tra capitalismi che solo in parte risultano assimilabili. Tu che ne pensi?
Guardiamo alla PRC, la chiamano “turbo-capitalista” ma in Cina non si muove una foglia se non lo vuole lo stato, negli USA non si muove una foglia se non lo vuole il capitale. Libera impresa non vuol dire capitalismo.
6) C’è un altro italiano che combatte nella Repubblica di Lugansk, Andrea Palmeri, intervistato da noi qualche settimana fa. La giornalista del Fatto ci tiene a sottolineare che si tratta di un latitante, poi si domanda se non siete in contatto. E’ un trucco per screditare entrambi. Che cosa rispondi?
In Italia c’è al potere un governo coloniale composto da traditori, non mi stupirebbe sapere che un patriota come Palmieri possa essere latitante
7) Com’è la situazione sul campo in questo momento? La guerra continua?
Qui da noi a Donetsk c’è la tregua ma non saprei dire per quanto
8) Che tipo di compiti svolgi nelle milizie?
Sono nella compagnia “Essenza del Tempo” che combatte all’aeroporto [Donetsk, ndr], non ho ancora compiti specifici non parlando il russo ma ho avuto una panoramica del fronte.
9) Tornerai a casa in Italia o ti fermerai lì ancora a lungo?
Proprio non saprei dipende dagli eventi.
10) E per l’Italia che cosa speri?
Che si ritorni ai valori del Risorgimento, il vuoto individualismo anglosassone non ci appartiene proprio per nulla.