IPSE DIXIT

 

"… l’orgia laudativa dei nostri circoli politici e culturali è fastidiosa. Insomma, il troppo storpia. È vero che l’America è il paese in cui tutto può accadere. È il Paese in cui si elegge un uomo giovane e di colore alla Casa Bianca, ma è anche il Paese in cui sono stati ammazzati un presidente in carica (J.F. Kennedy) e un candidato forte alla presidenza (Robert Kennedy). È il Paese delle opportunità ma è anche il Paese in cui 50 milioni di cittadini sono privi di assistenza sanitaria. È il Paese dell’innovazione e della ricerca ma è anche il Paese di Wall Street, in cui si sono consumati scandali a ripetizione per collusioni criminali tra manager, agenzie di rating e banche d’affari e commerciali. È il Paese simbolo della ricchezza ma in cui ci sono anche 40 milioni di poveri veri. È il Paese della meritocrazia ma è anche il Paese in cui decine di milioni di lavoratori hanno perso in pochi mesi il proprio futuro previdenziale grazie a un capitalismo di rapina. È il Paese che aiuta a sviluppare la democrazia nel mondo ma è anche il Paese che di volta in volta ha sostenuto Gheddafi, Saddam Hussein e perfino Bin Laden. È stato giustamente detto che l’America è il Paese delle libertà e delle opportunità ma è ancora priva di quel termine di solidarietà che è l’elemento pregnante della cultura politica europea. Anche noi siamo felici per l’elezione di Obama perché riteniamo che possa essere un grande presidente senza commettere gli errori di Kennedy (la guerra del Vietnam) superando, così, le contraddizioni del suo grande Paese in un mondo che sta cambiando tumultuosamente e che mai come ora chiede una «governance» saggia e condivisa. La felicità per la sua elezione è fatta per gli amici e per gli alleati. L’orgia laudativa è per le colonie e qualche volta per i camerieri.”

 

Chi ha pronunciato queste parole sensate, certo moderate, ma fondate sul buon senso? Forse un riformista di sinistra scampato all’epidemia conformista-cinematografica-hollywoodiana veltroniana? Siamo seri, dagli ominidi di sinistra possiamo attenderci ormai solo banalità e servilismo senza confini (salvo rare eccezioni che si contano sulle dita di una mano), mentre è ancora possibile raccogliere, da un ex democristiano come Pomicino, qualche sussulto di dignità. Allora, fate voi e ditemi se è meglio un destro, il quale vorrebbe evitare che l’Italia facesse la fine del più succube dei protettorati coloniali oppure un sinistro che, mentre il nemico s’avanza, decide preventivamente di abbassare il ponte levatoio per permettere la razzia dei suoi beni e della sua libertà? Ennesima conferma che la dicotomia destra-sinistra non spiega più un granché di questo mondo eteroclito.