ITALIA E USA: DA YALTA AL MULTIPOLARISMO di M. Pistilli

Sabato 22 gennaio 2011, presso il Polo Didattico (Piazza Oderico da Pordenone) a Roma, si è svolto il seminario di Eurasia “Italia e Usa: da Jalta al Multipolarismo” organizzato dall’Istituto di Alti Studi di Geopolitica Isag (1) e dall’Istituto Ipalmo (2).

Sono intervenuti Tiberio Graziani Direttore della rivista Eurasia e Presidente dell’Isag, Gianni de Michelis Presidente Ipalmo nonché ex Ministro degli Esteri e Stefano Vernole redattore della rivista Eurasia.

Prendendo le mosse dal numero di Eurasia dedicato all’Italia “piccola grande potenza” (3), Tiberio Graziani ha richiamato l’importanza della lettura geopolitica nel delineare il futuro anche del nostro Paese. Quest’ultimo sebbene dal 1945 sia organico di un sistema “occidentale” -ma in un’accezione eminentemente politico/militare e rappresentato dalla NATO (la quale secondo Z. Brzezinski dovrebbe includere addirittura la propaggine più orientale del continente eurasiatico, ossia il Giappone)- deve per forza di cose evolvere la propria visione e smarcarsi da prassi troppo succubi,  preparandosi al nuovo scenario aperto che contraddistingue le potenze emergenti capaci di cambiare l’ormai passato equilibrio unipolare a guida Usa. Anche l’esempio della vicinissima Turchia, sempre più interessata ad una politica di buon vicinato in contrasto con i desideri di Washington e Tel Aviv, evidenzia come i nuovi equilibri stiano modificando i rapporti di forza.

 

Stessa attenzione all’importanza del ri-orientamento della visione geopolitica, esprime l’Onorevole Gianni De Michelis che forte delle proposte avanzate negli anni (per esempio l’esagonale) e di un’attenzione particolare al dopo Jalta (“All’ombra di Jalta” titola un suo libro), segnala come dal 1945 ad oggi l’Italia sia stata interessata da decisioni prese da altri e sia stata costretta a svilupparsi solo nella direzione “atlantica” nord-occidentale, abbandonando le altre due naturali direzioni ossia quella nord-orientale e quella mediterranea; coloro che provarono a guardare al vicino-oriente come per esempio Mattei, Andreotti, Craxi, afferma De Michels, hanno dovuto subirne le conseguenze.

Tale mancanza di sovranità è propria della “logica di Jalta”, la quale l’Onorevole muovendosi da un punto di vista che definisce realista, considera positivamente; questo in quanto un’Italia collocata dalla “parte giusta” e nel “modo giusto” (ossia diversamente dalla Germania e forte di un ingresso immediato nelle istituzioni europee e per ciò avvantaggiata rispetto a Portogallo, Spagna e Grecia), poté, grazie all’accorta gestione della classe dirigente filo-americana della prima Repubblica, svilupparsi in maniera positiva per quelle condizioni.

La differenza con l’odierna situazione risiede proprio nella mancanza di capacità di lettura e di movimento che ha reso impossibile (dopo mani pulite) ri-orientare la visione strategica la quale dopo il crollo del bipolarismo, dopo l’11 settembre 2001 e la crisi economica scoppiata nel settembre 2008, deve fare i conti con un nuovo ordine mondiale (dopo quello coloniale); sarebbe stato necessario capire per tempo che gli interessi statunitensi ed europei sono molto diversi e sebbene con Maastricht si provò ad aggiustare la mira, afferma ancora De Michelis, sia i dirigenti europei che quelli americani (Bush, Clinton) non seppero cogliere la questione e ora fanno i conti con un mondo “troppo pesante” per loro.

La nuova situazione è quella rappresentata da nuove Potenze Emergenti (G20) di cui la Turchia è un ottimo esempio, specialmente per la vicinanza con noi e per l’importanza geografica che ricopre come ponte eurasiatico. Le possibili strade da intraprendere saranno due: scaricare i deboli e fare un’Europa ristretta, oppure in maniera più lungimirante, allargarsi verso est (Asia centrale) e sud (Mediterraneo e anche l’Iran) abbracciando quindi anche Ankara.

 

Ultimo intervento è stato quello di Stefano Vernole, che pur concordando sulle valutazioni e sui suggerimenti per il futuro espressi dall’Onorevole De Michelis, giudica in maniera meno positiva la situazione post 1945 che ha impedito all’Italia l’elaborazione di una dottrina geopolitica; questo ha comportato mancanza di identità nazionale (se non retorica) e mancanza di sviluppo geopolitico nei Balcani e nel Mediterraneo. Il minore Pil italiano rispetto a quello di Francia e Inghilterra durante la “guerra fredda” suggerisce che la situazione non sia stata così positiva per l’Italia ( e lo sviluppo avuto negli anni probabilmente bisogna attribuirlo alla presenza proprio di quella che dovrebbe essere la “parte sbagliata”, ossia l’Urss) soprattutto sommata alla mancanza di sovranità dovuta principalmente alla presenza delle basi militari Usa (più di 100, contenenti anche armi atomiche) regolate da norme segrete (in spregio al rispetto costituzionale);  la non indipendenza pesa anche su altri campi, come l’economia, la ricerca scientifica con conseguente fuga di cervelli in direzione Usa, oppure un interessante esempio può essere il cinema neorealista italiano scomparso per non fare ombra ad Hollywood.

La posizione e situazione italiana, comportano la necessità di ottimi rapporti con Russia, Turchia, tutto il Mediterraneo , Iran, così come ci sono stati negli ultimi anni (con gli accordi Eni-Gazprom, gli annunci di vicinanza alla Russia di Berlusconi), ma che oggi vengono messi alle corde da una poco lungimirante e poco sovrana classe dirigente internazionale.

 

In definitiva i relatori del seminario concordano sull’importanza di un ri-orientamento geopolitico dell’Italia e dell’Europa con quest’ultima che, grazie alla possibilità di dialogare con Usa e Cina (afruttando anche una comunanza culturale eurasiatica con la seconda), grazie al know how dell’integrazione regionale messa in atto (che sarà il futuro, basti guardare l’America Indiolatina e l’Asia orientale) ed alla moneta unica, può riuscire a migliorare le prospettive del proprio futuro, proprio partendo da una cooperazione mediterranea messa alle strette dai progetti sponsorizzati negli ultimi anni da Washington e alleati poco lungimiranti.

 

Matteo Pistilli

 

1)      http://www.eurasia-rivista.org/listituto

2)      http://www.ipalmo.com/

3)      http://www.eurasia-rivista.org/5638/italia-150-anni-di-una-piccola-grande-potenza