Kossovo l’indipendenza si avvicina di g.rèpaci
A Pristina è ormai questione di poco tempo per una dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla vicina Serbia, e in quel momento si dovrà decidere il da farsi. Sul tavolo delle trattative è rimasto solo il piano di risoluzione dell’inviato speciale Onu, l’ex presidente della Finlandia Martti Ahtisaari, che vorrebbe un Kosovo indipendente sotto supervisione internazionale, ma ciò scontenta
I serbi comunque non indietreggiano: nessun uomo politico è in grado di far accettare alla popolazione serba l’indipendenza del Kosovo. Anche il contesto politico del Kossoko, con la recente elezione alla presidenza di un ex guerrigliero dell’Uck, Hashim Thaci, dovrebbe suggerire molta prudenza, anziché fomentare un facile e pericoloso entusiasmo che potrebbe risvegliare nazionalismo e odio etnico. Ma nessuno sulle due sponde dell’Atlantico, se non per ragioni domestiche – Romania, Slovacchia, ma anche
Secondo l’analista statunitense si tratterebbe solo di una questione di tempo, a meno che a Washington cambi rotta. Un grido d’allarme, anche coraggioso se si pensa all’omogeneità dei pareri degli esperti sul Kosovo, lo ha lanciato questa estate dalle colonne del Wall Street Journal, ma anche di recente da quelle di The American Interest, un’influente rivista di politica estera americana vicina all’aerea dell’Old Right, a disagio con i realisti neo-con che hanno ispirato la politica estera americana negli ultimi anni. «Subito dopo l’indipendenza, secondo i parametri in cui viene pensata, ci dovrà essere una polizia kosovara, che i serbi difficilmente riconosceranno, considerandola una violazione del territorio. E quando ci saranno due polizie con diverse uniformi, una che risponde a Belgrado e una a Pristina, cosa potrà succedere nel nord del Kosovo, a maggioranza serba? Se dovessero attaccare per guadagnare militarmente l’indipendenza, i kosovari non lo faranno di certo nella provincia del nord, ma piuttosto nel sud e in altre aree sparse dove ci sono comunità serbe difficilmente difendibili. I militari della Nato sono più di sedicimila e le dichiarazioni di garanzia per la sicurezza valgono ai soli fini politici, ma qualcuno ha pensato come faranno a proteggere le minoranze serbe se dovessero essere attaccate? Non si può permettere che il Kosovo indipendente inizi una nuova guerra per conquistare anche il nord del Kosovo. I politici a Pristina hanno bisogno del supporto della comunità internazionale, che diventerebbe complice, per raggiungere l’obiettivo. Questo è quello che gli scienziati politici chiamano azzardo morale: chi riuscirà a fermare altre spinte indipendentistiche fuori dai parametri del diritto internazionale, una volta che è stato stabilito questo pericoloso precedente?» Kuperman poi, facendo affidamento alla conoscenza che ha dei conflitti nei Balcani, cita